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Un appello agli elettori italiani “affinché partecipino, votino, scelgano consapevolmente i propri rappresentanti al prossimo Parlamento europeo”. Lo lancia la Cgil in occasione delle prossime elezioni dell’8-9 giugno. La confederazione ricorda che il Parlamento europeo è “l’unica istituzione di governo dell’Unione europea eletta democraticamente dai cittadini. Dalla sua formazione deriverà quale indirizzo politico generale si darà l’intero continente nei prossimi cinque anni: davanti alle grandi sfide globali, si determinerà quale modello economico, sociale e culturale il ‘Vecchio Continente’ deciderà di far prevalere per indirizzare il proprio governo interno e le relazioni con il resto del mondo”.
La Cgil rivolge “lo stesso appello alle forze politiche che si candidano a rappresentare gli elettori: è proprio nella rappresentanza la forza della democrazia. La crescente disaffezione al voto rende tutti più deboli: cittadini, forze politiche e istituzioni. Che si affrontino i temi concreti che riguardano la vita di milioni e milioni di persone, che si contrappongano proposte concrete e realizzabili, che si coinvolgano i cittadini nel determinare le scelte di cambiamento necessarie al benessere collettivo”.
Il sindacato italiano rilancia il Manifesto della Confederazione europea dei sindacati, e chiede “ai partiti, ai movimenti e alle lavoratrici e ai lavoratori di respingere la minaccia dell’estrema destra (...). Occorre rifiutare la collaborazione con le forze di estrema destra nel Parlamento europeo e nelle altre istituzioni europee”.
Altro punto cruciale, le politiche economiche. Negli ultimi anni – osserva la Cgil – “le istituzioni europee hanno saputo reagire con intelligenza e lungimiranza” alle crisi causate dal Covid-19. Con la sospensione dei vincoli imposti dal Patto di stabilità, col varo di piani quali NextGenerationEU e Sure, “si erano finalmente interrotte le politiche cosiddette di ‘austerità’ che per anni avevano imperversato sulle scelte economiche e sociali di ogni singolo Stato. Austerità – si legge nell’appello - che ha causato l’aumento delle disuguaglianze, la restrizione dei diritti sociali e del lavoro, l’atrofia degli investimenti pubblici per lo sviluppo economico e per lo stato sociale, la sconsiderata deregolamentazione nel mondo finanziario e nel mercato del lavoro”.
"Sembrava una ricetta fallimentare” del passato, ma “la più recente revisione della governance economica” dimostra che “la scelta fatta ora è quella di tornare a quelle stesse misure”. Infatti – spiega sempre la Cgil – “vengono reintrodotti i vincoli di bilancio più stringenti, quelli che impediscono investimenti per lo sviluppo economico, per la creazione di posti di lavoro, per il rafforzamento della sanità e dell’istruzione pubbliche, per la creazione di misure sociali a sostegno dei cittadini in condizioni di povertà e disagio”.
L’appello della Cgil invita, invece, a votare per un’Europa diversa. Un’Europa che “torni a considerare il proprio modello sociale – esempio unico e storicamente ispiratore delle conquiste più avanzate in tutto il mondo - come perno centrale delle proprie azioni e dei cambiamenti necessari. Serve un’Europa che realizzi un nuovo modello di sviluppo, armonico e inclusivo tra le proprie differenti regioni. Serve un’Europa che redistribuisca benessere e ricchezze, garantendo opportunità e dignità a chi studia, a chi lavora, a chi è in pensione”.
La Cgil auspica anche un continente che “trovi un ruolo autonomo e definito nelle vicende internazionali, riaffermando la propria capacità di azione diplomatica per ristabilire salde relazioni multilaterali e promuovere la pace come massima realizzazione”. Sono sette, i punti o titoli, che la Cgil individua nella “Europa che vogliamo”: lavoro, giustizia, sviluppo, uguaglianza, progresso, democrazia e pace
L’Europa del lavoro
Il lavoro deve tornare ad essere il cuore dell’agenda europea: proteggendo i posti di lavoro e creando nuova occupazione nei settori strategici; aumentando i salari e le pensioni; combattendo la precarietà; garantendo norme e controlli per la sicurezza sui luoghi di lavoro; programmando formazione permanente per le lavoratrici e i lavoratori; rafforzando la contrattazione collettiva e il dialogo sociale.
L’Europa della giustizia
L’economia deve mettere al centro la persona e non l’accumulo di ricchezza in mano a pochi: armonizzando i sistemi fiscali affinché non si creino “paradisi” dentro lo stesso continente; tassando le grandi ricchezze e gli extra-profitti accumulati speculando sulle crisi; istituendo una tassazione sulle grandi fortune che venga gestita dall’Europa stessa per interventi di sviluppo e sostegno sociale; realizzando in ogni Paese gli obiettivi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.
L’Europa dello sviluppo
L’austerità deve essere archiviata: stabilendo politiche industriali e produttive comuni, permettendo agli Stati di investire in crescita economica, sociale e occupazionale; prevedendo una golden rule che tenga fuori dal pareggio di bilancio gli investimenti rivolti all’occupazione, alla sanità e alla scuola pubbliche; favorendo un’inversione di tendenza sulla situazione demografica e promuovendo politiche a favore del cosiddetto “invecchiamento attivo” della popolazione.
L’Europa dell’uguaglianza
I diritti devono essere uguali per tutti: superando il gender pay gap; combattendo ogni forma di discriminazione nella società e nei luoghi di lavoro; costruendo una società sempre più inclusiva che riconosca in ogni Paese le libertà e i diritti civili di tutte e tutti; gestendo il fenomeno migratorio non con egoismi e paure, ma come opportunità di crescita.
L’Europa del progresso
Le trasformazioni ecologica e digitale devono diventare opportunità: prevedendo una politica industriale che sostenga il lavoro durante le fasi di riorganizzazione e che favorisca l’utilizzo delle energie rinnovabili; promuovendo la formazione continua; investendo su università e ricerca; rafforzando il ruolo del servizio pubblico come fattore di indirizzo e accompagnamento.
L’Europa della democrazia
I cittadini europei devono essere maggiormente coinvolti nei processi di partecipazione democratica: rafforzando il potere del Parlamento Europeo; riformando le Istituzioni comunitarie e i trattati in modo che la democrazia si realizzi come strumento di governo efficace e solidale.
L’Europa della pace
Le tensioni e i conflitti globali richiedono un ruolo attivo dell’Europa: promuovendo un percorso diplomatico che coinvolga le grandi realtà mondiali; evitando la corsa dissennata al riarmo; prevedendo come centrale la funzione civile e sociale del proprio sistema di difesa comune da strutturare; ripudiando la guerra come strumento di risoluzione delle controversie tra realtà diverse; affermando un proprio ruolo autonomo nella ricostruzione di relazioni multilaterali.