“Siamo qui perché bisogna affermare la cultura della pace e non quella della guerra. Come abbiamo detto in modo molto chiaro, noi pensiamo che sia un errore grave quello di investire oggi sul riarmo e pensiamo che sia importante discutere insieme per costruire quell’Europa che ancora non c’è, un’Europa fondata sul lavoro”. Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, da piazza del Popolo, a margine dell’affollata manifestazione apartitica, promossa da numerosi sindaci su appello del giornalista Michele Serra, per riaffermare i valori fondanti dell’Unione Europea.

“C’è bisogno di dare anche continuità a questa piazza – ha continuato Landini – per mettere assieme i valori fondamentali della pace, della democrazia e della libertà. E del lavoro, che è l’elemento che oggi manca. Gli investimenti bisogna farli per creare quell’Europa che ancora non c’è, non per il riarmo e gli eserciti di ogni singola nazione”.

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L’Unione (europea) fa la forza

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Per Landini, “la cultura della pace ha come condizione quella di confrontarsi, di dialogare, di ragionare. Anche quando ci sono idee diverse. La cultura della guerra è invece quella che impedisce il confronto e la libertà delle persone. Quindi è necessario che si continui una discussione tra tutti i soggetti in campo per costruire l’Europa. Noi lanciamo la proposta di convocare per il 29 marzo una grande assemblea per discutere di pace, di disarmo, ma anche di lavoro, di politiche industriali, di investimenti. È un modo per cogliere il senso della giornata di oggi”.

“La pace – ha detto ancora Landini – non è un pranzo di gala. La pace la si costruisce confrontandosi, discutendo, avendo anche idee diverse. Si parla di pace perché oggi siamo nel pieno di una guerra e si decide l’aumento delle spese militari. Siamo di fronte a uno scontro senza precedenti. Quando dico che sono contro le spese per il riarmo, non sto dicendo che sono contro l’esercito europeo. Questa discussione va fatta in un modo totalmente diverso. Perché i soldi per il riarmo non servono a costruire né un’Europa comune, né un sistema di difesa comune. L’Europa non si costruisce così”.

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“In Europa c’è un problema enorme che si chiama lavoro – ha concluso –. Perché senza il lavoro, e senza i diritti nel lavoro la democrazia non regge. Per questo oggi è il momento di confrontarsi, di discutere. Nessuno deve rinunciare alle proprie idee, ma si deve avere la consapevolezza che solo insieme si può costruire quell’Europa che oggi non c’è. E l’Europa o è fondata sul lavoro e sulle persone, o altrimenti non esiste”.