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L’antifascismo non è mai stato, né mai sarà, una questione nazionale. L’antifascismo è una forza internazionale, un sentimento che attraversa le barriere tra i Paesi, una posizione politica, ed esistenziale, che parla mille lingue e un solo linguaggio, quello della solidarietà e dell’unione.
La Cgil, all’indomani dell’attacco a Corso d’Italia, un atto di puro squadrismo neofascista, ne ha avuto la prova. Sono innumerevoli, letteralmente, i messaggi di solidarietà, le lettere, le parole, gli attestati di vicinanza che la confederazione sta ricevendo da tutto il mondo.
E sono tutti qui, in questo documento destinato inevitabilmente a crescere nei prossimi giorni, ad essere aggiornato. Un elenco che aumenterà, fitto di indirizzi, di firme di donne e uomini che si sono sentiti vicini al sindacato italiano e hanno scritto non solo per dovere di carica e ruolo, viene da pensare, ma perché quando il fascismo colpisce un tuo compagno, da qualche parte nel mondo, colpisce anche te, e quando il tuo compagno reagisce, tu reagisci con lui.
Si va dai messaggi delle organizzazioni sovranazionali e internazionali, dalle parole dei loro dirigenti, alle note di solidarietà di tanti sindacati nazionali, dalla Germania al Cile, dalla Croazia alla Svezia, dalla Somalia al Portogallo, dalla Spagna a Cuba e alla Palestina.
I vocaboli che ricorrono più spesso, una pagina dopo l’altra, sono “compagne”, “compagni”, “amicizia”, “solidarietà”. Sono parole che riscaldano e danno fiducia, in questo autunno improvvisamente freddo e malato. Ma esiste un antidoto alla più grave delle malattie politiche, contro il fascismo esiste un vaccino. E sta, anche, in queste parole.