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Il 19 e 20 ottobre si è tenuta a Niamey, in Niger, la Conferenza regionale per i diritti dei e delle migranti nello spazio della Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale (Cedeao) prevista nell’ambito del progetto Organising Solidarity co-finanziato da Ue/Solidar.
I partner principali che hanno curato la definizione degli obiettivi e l’organizzazione sono stati Cgil, l’Unione sindacale dei lavoratori nigerini – Ustn e Nexus ER. Per la buona riuscita dell’attività, la partecipazione e il contributo di Rsmms – Rete sindacale per le migrazioni mediterranee e subsahariane, Unstb - Unione sindacale dei lavoratori del Benin, Carisms – Centro di riflessione ed azione sindacale sulla migrazione e Asnam – Alleanza sindacale nazionale per la migrazione e la Csi Africa, oltre che di tutte le centrali sindacali nigerine sono stati essenziali.
La migrazione intra-regionale in Africa Occidentale
Se l'Africa è oggettivamente un continente in movimento, ciò non significa che tutti i migranti africani si rechino in Europa. Un aspetto, di cui non si parla quasi mai, è che anche in Africa prevalgono le migrazioni interne allo stesso continente, e all’interno delle sub-regioni. Infatti secondo le stime internazionali è soltanto il 10% dello stock migratorio a tentare di arrivare sul suolo europeo, mentre il resto dà vita a una migrazione circolare interna all’Africa.
La migrazione intraregionale domina per diverse ragioni, tra cui l'esenzione dal visto all'interno dei membri della Cedeao, le dimensioni relativamente ridotte di molti Paesi della subregione e le forti reti tra i numerosi gruppi etnici che ne fanno parte. Si tratta di un tipo di migrazione caratterizzata da mobilità lavorativa, con lavoratori stagionali, temporanei e permanenti.
La maggioranza dei migranti in Africa occidentale è impiegata nell'economia informale, sia a causa della tratta e alla presenza di forme di schiavitù moderna e lavoro forzato, sia per ragioni legate alla situazione generale del mercato del lavoro nei Paesi subsahariani, per una sorta di invisibilità che li riguarda, vittime di molte violazioni dei diritti. Il sostegno al lavoro dignitoso diventa quindi essenziale per lo sviluppo dei Paesi di origine, transito e destinazione della migrazione. I settori di riferimento per l’economia informale sono il lavoro domestico, la pesca, il commercio e l'agricoltura. In alcune zone dell'Africa occidentale, i lavoratori agricoli si spostano spesso durante il periodo del raccolto (da luglio a settembre), e durante la bassa stagione, che dura fino a marzo. Alcuni dei lavoratori migranti sono bambini come nel caso della Costa d'Avorio e del Burkina Faso.
L’impatto delle politiche Ue sui diritti dei migranti
Sebbene varie norme della Cedeao garantiscano la libertà di movimento, al contrario, la politica di esternalizzazione dei confini dell'Ue porta a situazioni reali di sfruttamento dei migranti, che vengono criminalizzati soprattutto a seguito dell’Accordo della Valletta che ha finanziato misure di contenimento dei flussi.
In Niger, per esempio, la legge 36 del 2015, che regola il traffico illecito di migranti e approvata a seguito delle pressioni dell’Ue, nella sua formulazione all’attuazione, ha gravemente compromesso il diritto alla libera circolazione all’interno dell’area Cedeao e ha determinato la sistematica violazione dei diritti umani delle persone migranti nel Paese. La norma, creando un forte aumento dei controlli sui cittadini comunitari lungo le frontiere del Paese, e lungo i principali assi di mobilità interni, ha di fatto impedito la libera circolazione nella regione di Agadez, sottraendo all’esercizio del diritto alla libera circolazione un’intera porzione di territorio.
Una strategia sindacale
La conferenza ha preso le mosse da una prima conferenza tenuta sempre a Niamey nel 2020 e dallo studio SINDACATI E MIGRAZIONE IN AFRICA OCCIDENTALE del 2021 per stimolare la presa di coscienza di questa situazione e rafforzare il dialogo sociale interno ai paesi di studio – Niger, Senegal, Mali – ma anche soprattutto a livello comunitario regionale Cedeao, mettendo in evidenza il ruolo dei sindacati e delle organizzazioni della società civile per una governance partecipativa dei processi sociali e politici.
Tutti i sindacati presenti ritengono che nei Paesi di destinazione e di transito, l’immigrazione contribuisca all'aumento del Pil, all'innovazione apportando nuove competenze e migliorando le prestazioni di sicurezza sociale, mentre i lavoratori migranti devono integrarsi nella vita sindacale e sociale. Nei Paesi d'origine, l'emigrazione allevia la pressione della disoccupazione e ha un'influenza positiva in quanto i migranti tornano in patria con nuove competenze, valori e idee.
La conferenza ha prodotto una dichiarazione finale che ha l’obiettivo di identificare delle azioni comuni da svolgere a livello regionale Cedeao e a livello nazionale nei rispettivi paesi attraverso il dialogo sociale, la negoziazione collettiva. La dichiarazione finale, ricordando gli Obiettivi di sviluppo sostenibili dell’Agenda 2030 8, 10, 17 ha chiesto che le 11 Convenzioni fondamentali dell'Oil, le Convenzioni C97, C143, C181, C189 e la Convenzione delle Nazioni Unite del 1990 siano ratificate da tutti i Paesi membri della Cedeao e che si metta più attenzione al coinvolgimento dei sindacati nello sviluppo e nell'attuazione delle politiche di migrazione per motivi di lavoro, coinvolgendo le organizzazioni dei migranti nella definizione e attuazione delle stesse.
La dichiarazione continua chiedendo che i migranti siano protetti in ogni momento, dalla partenza all'insediamento nei Paesi ospitanti, come definito dai testi internazionali, e rifiutando tutte le politiche di criminalizzazione del complesso fenomeno migratorio. Questo obiettivo comprende il possesso di documenti di viaggio per tutti i migranti che siano riconosciuti da tutti gli Stati in cui transitano e dai Paesi di destinazione.
In modo più specifico le organizzazioni che hanno sottoscritto la dichiarazione si impegnano, nel quadro della libera circolazione dei migranti all'interno della Cedeao, a raggiungere vari output specifici.
La Csi Africa, attraverso le reti Atumnet e Rsmms, si impegna a coinvolgere i sindacati nella revisione del Patto mondiale sulle Migrazioni, nel Forum internazionale sulla migrazione e nell'Osservatorio regionale dell'Ecowas per le migrazioni e il Midwa (organismo governativo per il dialogo sulle migrazioni nello spazio Cedeao) oltre che a organizzare uno scambio regionale su base regolare per discutere le pratiche delle diverse piattaforme nazionali multi-stakeholder di sostegno ai migranti.
I sindacati di Niger, Mali, Burkina Faso e Senegal si impegnano a sviluppare programmi per la sindacalizzazione dei lavoratori migranti, condurre campagne per la ratifica e il recepimento delle Convenzioni OIL 143, 97 e 189 e del Protocollo 29 negli spazi del dialogo sociale.
Sono inoltre prioritarie azioni per estendere la protezione sociale ai lavoratori dell'economia informale e a tutti i migranti, a sostegno della portabilità dei diritti, per il riconoscimento delle competenze dei lavoratori migranti e infine per armonizzare i documenti di identità in modo da poter effettivamente godere dei diritti di residenza e soggiorno in tutta la Cedeao.
Tra le azioni più operative si trovano lo sviluppo di osservatori nazionali sulle violazioni dei diritti umani e del lavoro e la creazione centri nazionali di informazione e orientamento per i migranti.