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Da cinque anni è in vigore il Memorandum Italia-Libia: cinque anni di "illegalità e crimini contro l'umanità". Per questo 40 associazioni vanno in piazza, contro il rinnovo degli accordi, mercoledì 26 ottobre a Roma. Tra queste la Cgil in prima linea. Appuntamento per la manifestazione alle 17.30 in piazza Esquilino. Prima, alle 14.30, la conferenza stampa all'Hotel Nazionale (piazza Montecitorio, 131) per spiegarne le ragioni.
I motivi della protesta
Ragioni che vengono da lontano, e che il movimento ribadisce con forza. Tecnicamente, il Memorandum è l’accordo con cui i Paesi sulle due sponde del Mediterraneo si impegnano ufficialmente in “processi di cooperazione, contrasto all'immigrazione illegale e rafforzamento della sicurezza delle frontiere”. Questa la definizione ufficiale.
Tuttavia, spiegano gli organizzatori, la realtà è molto diversa. "Le ricadute sulla vita di uomini, donne, bambine e bambini migranti sono infatti tra le conseguenze più drammatiche di un patto che è evidentemente illegittimo - affermano -. Dal 2017 all’11 ottobre 2022 quasi centomila bambini, donne e uomini sono stati intercettati in mare dai guardia coste libici, e riportate in un Paese che non può essere considerato sicuro". I migranti in Libia, infatti, corrono il rischio costante di essere arrestati, detenuti, abusati, picchiati e sfruttati.
L'intesa, tra l'altro, non si limita a prospettare cooperazione e progettualità generiche, ma prevede anche il sostegno alla Guardia Costiera libica attraverso fondi, mezzi e addestramento. In altri termini, ciò significa non solo contribuire direttamente e materialmente al respingimento di uomini, donne e bambini ma anche sostenere i centri di detenzione - ufficialmente definiti "di accoglienza" - dove le persone vengono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, vengono abusate e uccise.
Una spirale di violenza
Va detto che in Libia la violenza contro la popolazione cresce di anno in anno. Le testimonianze e i rapporti di organismi internazionali confermano la commistione delle autorità libiche con le milizie, e il loro coinvolgimento nel sistema di detenzione arbitraria e sfruttamento di migranti e richiedenti asilo.
"In questo scenario - scrivono le organizzazioni - è sempre più difficile tracciare i fondi e i mezzi inviati grazie al Memorandum, cosa che aumenta il rischio che gli stessi vengano utilizzati nel conflitto interno. È inoltre pressoché impossibile fornire una protezione significativa alle persone vulnerabili (...). Molti provano ad attraversare il Mediterraneo pagando somme messe da parte con lavori svolti spesso in condizioni disumane, e affrontando viaggi pericolosi, in cui la probabilità di annegare è alta quanto quella di essere intercettati e respinti dai guardia coste libici".
Non rinnovare gli accordi
È abbastanza per scendere in piazza. Le organizzazioni chiedono all’Italia e all’Europa di riconoscere le proprie responsabilità e non rinnovare gli accordi con la Libia. La mobilitazione di piazza Esquilino servirà a ricordare la situazione, a partire dalle 100.000 persone respinte in Libia in cinque anni, con la parola d'ordine #nonsonodaccordo. Anche le date incalzano: se entro il 2 novembre il governo italiano non deciderà per la revoca, il Memorandum Italia–Libia verrà automaticamente rinnovato per altri tre anni.
Molto numerose le associazioni che partecipano all'iniziativa, insieme alla Cgil: A Buon Diritto, Acat Italia, Acli, ActionAid, Agenzia Habeshia, Alarm Phone, Amnesty International Italia, Aoi, Arci, Asgi Centro Astalli, Cies, Cini, Cnca Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, Comunità Papa Giovanni XXIII, CoNNGI, Fcei, Focus Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Emergency, EuroMed Rights, Europasilo, Intersos, Mani Rosse Antirazziste, Medici del Mondo Italia, Mediterranea, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Open Arms, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, ResQ – People Saving People, Save the Children, Sea Watch, Senza Confine, Simm, Uil, Unire.