“Il tempo della pace è ora”. Questo hanno gridato le migliaia e migliaia di manifestanti che oggi (sabato 26 ottobre) hanno sfilato per sette città d’Italia (Bari, Cagliari, Firenze, Milano, Palermo, Roma e Torino) per la giornata di mobilitazione nazionale per la pace, promossa da Giornata Europe for peace, Rete italiana pace e disarmo, Fondazione Perugia Assisi per la cultura della pace, Assisi pace giusta, Sbilanciamoci, e altre 400 associazioni, movimenti e organizzazioni, tra cui la Cgil.
I manifestanti hanno chiesto il cessate il fuoco a Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina e in tutti i conflitti armati nel mondo. Hanno sollecitato la convocazione di una conferenza di pace Onu per il rispetto e l’attuazione del diritto internazionale, dei diritti umani, del diritto dei popoli all’autodeterminazione e per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Forte anche l’appello per lo stop al riarmo e all’aumento delle spese militari, alla produzione e diffusione delle armi nucleari e all’invio di armi ai Paesi in guerra. Al governo del nostro Paese, infine, è stata anche rivolta la richiesta di ritirare il recente ddl 1660, che contiene norme che tendono a limitare il diritto a manifestare.
BARI
È partito da piazza Massari, per arrivare in piazza Prefettura, il corteo per la giornata di mobilitazione nazionale per la pace. In piazza la Cgil, l’Anpi e molte altre associazioni, anche studentesche. Durante la manifestazione ci sono stati cori contro l'esecutivo (“governo attento, ancora fischia il vento”, frase ripresa da una famosa canzone partigiana) e a sostegno della causa palestinese (“siamo tutti antisionisti”).
“Non basta dire che siamo contrari alle guerre, bisogna costruire la pace con la politica e con le scelte economiche e finanziarie”, spiega la segretaria generale Cgil Puglia Gigia Bucci: “La pace si costruisce con la politica, con le scelte economiche, con le scelte finanziarie. Oggi siamo circondati da un clima di guerra. Siamo dentro un'economia di guerra in cui si attaccano i diritti e i diritti fondamentali delle persone”.
Bucci ha così concluso: “La pace per noi significa giustizia sociale e uguaglianza. Credo che le piazze di oggi, non solo quelle della Puglia e di Bari, stanno colorando le strade delle città. Siano un grido di dolore, ma anche un grande grido di speranza”.
Alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione della Cgil Basilicata. “Siamo scesi in piazza per dire basta con l’impunità, la complicità e l'inazione”, ha detto il segretario generale Fernando Mega: “Lo scenario internazionale rappresenta sempre più la legittimazione della guerra come strumento della politica, a questo si unisce una torsione autoritaria della democrazia in Italia e in Europa”.
CAGLIARI
Bandiere arcobaleno e della Sardegna con i quattro mori stamani nella zona del porto per dire “no alla guerra”. Movimenti, associazioni e sindacati si sono radunati in piazza Vittime Moby Prince, partecipando con slogan e interventi. Dal sit-in alla darsena del porto è partito un invito a cessare il fuoco a Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina e in tutti i conflitti armati nel mondo.
Per la Sardegna la manifestazione riveste un significato particolare: è infatti la regione con la più alta percentuale di basi militari in Italia e dove ha sede una fabbrica che esporta armi nelle zone di guerra, da sempre oggetto di proteste da parte degli antimilitaristi. In piazza, dunque, anche contro le esercitazioni militari, la produzione e la sperimentazione di nuove armi utilizzate nelle guerre contro le popolazioni civili.
“Vogliamo esprimere in modo chiaro l’opposizione alla guerra e al linguaggio della forza, rispondendo all'appello nazionale delle reti pacifiste”, afferma il segretario generale Cgil Sardegna Fausto Durante: “Il nostro è un appello per la riconversione dell'economia di guerra in economia civile e di pace”.
FIRENZE
Sono 30mila i manifestanti che hanno sfilato nel per le vie del centro cittadino, chiedendo lo stop dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Partito da piazza Santa Maria Novella, il corteo aperto dalla sindaca Sara Funaro con accanto padre Bernardo Gianni (abate dell'abbazia di San Miniato al Monte) e l'imam del capoluogo toscano Izzedin Elzir, ha percorso i lungarni su tutte due le sponde, attraversando i ponti, proprio a segnare l'idea dei “ponti di pace”, come hanno sottolineato gli organizzatori della manifestazione.
Tante le bandiere arcobaleno della pace, numerose quelle della Palestina e anche del Libano, oltre che della Cgil, tra le sigle che hanno promosso il corteo. Presenti anche gonfaloni di diversi comuni della Toscana e dell'Anpi. La manifestazione si è conclusa in piazza Santa Croce, dove si sono succeduti interventi delle associazioni pacifiste e momenti artistico-musicali.
MILANO
“Siamo tutti ebrei e palestinesi, russi e ucraini. L'umanità non ha confini”. Questo lo striscione che ha aperto la manifestazione nel capoluogo lombardo, cui hanno partecipato oltre 5 mila le persone. Il corteo, partito dall’Arco della Pace, si è poi concluso in piazza della Scala. Nonostante la pioggia, il corteo è cresciuto durante il tragitto: centinaia di sigle pacifiste hanno sfilato tra le vie della città. Canti, slogan e bandiere della pace, ma anche bandiere del Libano e della Palestina.
“Siamo davanti ad una escalation militare, il nostro governo sceglie di spendere in armi quello che dovrebbe in servizi e salari – sottolinea Alessandro Pagano, segretario generale Cgil Lombardia – Nel frattempo il governo israeliano si muove senza sanzioni a Gaza contro il popolo palestinese e in Libano. Noi ribadiamo l'urgenza della pace e l'importanza della diplomazia”.
PALERMO
Sono 5 mila i manifestanti che hanno gridato “no alle guerre, sì alla pace”: il corteo, partito da piazza Croci, ha infine raggiunto piazza Verdi (davanti al Teatro Massimo). Tanti gli striscioni contro la guerra, nutrita la partecipazione di esponenti politici e sindacali, uomini e donne delle associazioni pacifiste, studenti e giovani. I manifestanti hanno chiesto “una risoluzione nonviolenta delle guerre e una politica estera italiana ed europea di pace, di cooperazione e di sicurezza comune”.
“Scendiamo in piazza per chiedere alla politica e agli Stati di creare le condizioni per il ritorno alla via diplomatica, allo scopo di contrastare la spirale di guerra che insiste in questa parte del Mediterraneo”, dice il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo: “Partecipiamo a questa iniziativa, assieme a tutte le altre associazioni, con grande spirito di solidarietà. Scendiamo in piazza non solo per noi stessi, ma anche per tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo nei vari teatri di guerra”.
TORINO
Oltre 5mila persone sono sfilate questo pomeriggio per la pace, sotto una fitta pioggia, a Torino, per chiedere l'immediato cessate il fuoco a Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina e in tutti i conflitti armati nel mondo. Il corteo, partito da piazza Arbarello, si è snodato lungo via Cernaia e via Pietro Micca, per concludersi in piazza Castello, cuore del capoluogo sabaudo. In testa lo striscione con i colori dell'arcobaleno e la scritta “Fermiamo le guerre, il tempo della pace è ora”.
Tra gli striscioni, oltre a quelli della Cgil, Cisl e Donne contro la Guerra, anche quelli di organizzazioni arrivate da fuori città. A chiudere il corteo, lo spezzone di Torino per Gaza, composto da studenti, rappresentanti dei centri sociali e dei partiti della sinistra più radicale. Durante gli interventi è stato ribadito la necessità di dire no al riarmo e all'aumento di spese militari. In chiusura, quando tutti i manifestanti hanno raggiunto piazza Castello, ha parlato Rachele, un'attivista ambientalista che ha sottolineato l'importanza della “risoluzione non violenta di tutti i conflitti” e del “riconoscimento dello Stato della Palestina”.
Video di Antonella Romano, Daniela Pistis, Ivana Marrone, Tommaso Galgani, Lello Saraceno, Laura Messina, Davide Pecorelli.
Montaggio di Daniele Diez