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L’Unicef conferma quello che gli operatori umanitari denunciano da tempo: “L’impatto dei conflitti armati sui bambini di tutto il mondo ha raggiunto livelli devastanti e probabilmente record nel 2024”, anno tra i peggiori: oltre 473 milioni di bambini, più di 1 su 6 a livello globale, vivono in aree di guerra interna o tra Stati, mentre nel mondo si verifica il più alto numero di conflitti dalla seconda Guerra mondiale. Le scuole e le case vengono distrutte da sparatorie e bombardamenti e con esse va distrutta l’infanzia di intere popolazioni.
Bambini sotto attacco
Nella revisione degli ultimi dati disponibili del Fondo delle nazioni unite per l’infanzia si rilevano numerosissime violazioni di diritti dei minori con la previsione di un aumento nei tempi a venire: vengono uccisi e feriti, non vanno a scuola, non vengono sottoposti a vaccinazioni salvavita e sono malnutriti cronicamente. Perché “sono le guerre a determinare circa l'80% di tutti i bisogni umanitari nel mondo, interrompendo l'accesso ai beni di prima necessità”
I bambini rappresentano il 30% della popolazione globale, ma “in media rappresentano circa il 40% delle popolazioni rifugiate e il 49% degli sfollati interni. Nei Paesi colpiti da conflitti, in media più di un terzo della popolazione è povero (34,8%), rispetto a poco più del 10% nei Paesi non colpiti da conflitti. Tra i luoghi che più destano preoccupazione in prospettiva ci sono Haiti, Libano, Myanmar, Stato di Palestina e Sudan. Valutando anche le migliaia di bambini uccisi e feriti a Gaza e in Ucraina, le Nazioni Unite hanno verificato un numero maggiore di vittime tra i bambini nei primi 9 mesi del 2024 rispetto all’intero 2023.
Senza istruzione, cibo e cure sanitarie
Più di 52 milioni di bambini nei Paesi colpiti da conflitto si stima non frequentino le scuole. I bambini nella Striscia di Gaza e una significativa parte dei bambini in Sudan hanno perso più di un anno di scuola, mentre in paesi come Ucraina, Repubblica Democratica del Congo e Siria le scuole sono state danneggiate, distrutti o utilizzate per altri scopi, lasciando milioni di bambini senza accesso all’apprendimento. I conflitti hanno aggravato una situazione già difficile per l’istruzione dei bambini in queste regioni.
L’Unicef calcola oltre 42 milioni di persone in tutto il mondo sull’orlo della carestia a causa di conflitti, ma anche di cambiamenti climatici e instabilità economica globale. Tra le zone più duramente colpite ci sono Gaza, Ciad, Sud Sudan e Haiti e il Sudan sta diventando la più grande crisi umanitaria del mondo. “Circa il 40% dei bambini non vaccinati o sotto vaccinati vive in Paesi colpiti da conflitto – afferma il rapporto -. Questi bambini sono spesso i più vulnerabili a epidemia di malattie come morbillo e polio”. Senza contare le profonde conseguenze sulla loro salute mentale, con “depressione, incubi, difficoltà a dormire, comportamenti aggressivi o di isolamento, tristezza e paura”.
Le decisioni di oggi sulle spalle dei bambini di domani
In un altro rapporto l’Unicef considera le prospettive al 2050 intravedendo un futuro difficile per i bambini, principalmente a causa di “cambiamenti demografici, crisi climatiche e ambientali e tecnologie di frontiera”. Benché I tassi di sopravvivenza dei neonati a livello globale aumenteranno di quattro punti percentuali rispetto agli anni 2000, nel 2050 si prevede che i bambini esposti alle ondate di calore saranno circa 8 volte di più, 3,1 volte più bambini esposti alle inondazioni, 1,7 volte più bambini esposti agli incendi. 1,3 volte più bambini esposti alla siccità e 1,2 volte più bambini esposti ai cicloni tropicali. Non solamente, nell'Africa orientale e meridionale il numero di bambini esposti ai conflitti aumenterà da 71 milioni negli anni 2000 a 97,8 milioni nel 2050, e da 5,1 milioni a 69 milioni nell'Africa occidentale e centrale.
Infine ci si chiede: “Come possiamo garantire un futuro in cui i diritti di ogni bambino, bambina e adolescente siano realizzati, un mondo in cui tutti i bambini sopravvivano, crescano e raggiungano il loro pieno potenziale?”. "I bambini stanno vivendo una miriade di crisi – dice Catherine Russell -. Le proiezioni contenute in questo rapporto dimostrano che le decisioni che i leader mondiali prendono oggi (o non prendono) definiscono il mondo che i bambini erediteranno. Creare un futuro migliore nel 2050 non richiede solo immaginazione, ma anche azione. Decenni di progressi, in particolare per le bambine, sono in pericolo".