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Dall'inizio di giugno in Gran Bretagna si sta svolgendo il più grande esperimento globale di riduzione dell'orario di lavoro a trentadue ore e quattro giorni a settimana, mantenendo invariato il salario dei lavoratori. Le aziende interessate sono 73, per un totale di circa 3.300 dipendenti coinvolti. L'esperimento è monitorato da un gruppo di ricercatori indipendenti facenti capo a istituti di ricerca sociale ed economica delle università di Oxford e Cambridge, oltre che del Boston College negli Usa. L'esperimento avrà termine nel mese di novembre, con un momento intermedio di valutazione i cui risultati sono stati resi noti proprio in questi giorni.
Alla luce dei risultati della valutazione di metà percorso, nei giorni scorsi i principali giornali e organi di informazione in Gran Bretagna hanno dato grande risalto a quanto emerge dallo studio. Ebbene, in estrema sintesi, possiamo affermare che la settimana lavorativa di quattro giorni non è più un “sogno del futuro”, dato che 9 imprese partecipanti all'esperimento su 10 hanno dichiarato di voler mantenere il nuovo orario anche dopo la fine del periodo di prova. In metà delle imprese la produttività si è mantenuta più o meno allo stesso livello con quattro giorni lavorativi invece che cinque, mentre nel 34 per cento del campione la produttività è “leggermente aumentata” e nel 15 per cento è “significativamente aumentata”.
Il sito di Bloomberg, società multimediale internazionale, ha scritto che la settimana di quattro giorni funziona e, oltre a riportare i dati riguardanti gli effetti della riduzione dell'orario di lavoro sulla produttività, ha evidenziato come per il 78 per cento dei dirigenti delle aziende coinvolte la transizione al nuovo orario è stata buona o comunque senza conseguenze, mentre per l'88 per cento la settimana più corta va bene.
Il più austero The Times si è limitato a sottolineare come la settimana lavorativa di quattro giorni sia supportata dall'86 per cento delle imprese coinvolte nella sperimentazione, con una sobrietà di toni analoga a quella adoperata dalla rivista di business Fortune, espressione di interessi e punti di vista riferibili al mondo dell'impresa e della finanza, che ha commentato: “Sapevamo già che ai lavoratori la settimana di quattro giorni piace. Ora sappiamo che piace anche ai loro datori di lavoro”.
Sul sito internet di The Guardian si legge un commento che allarga l'analisi degli effetti della riduzione dell'orario di lavoro alla condizione economica delle famiglie e dei lavoratori britannici. Secondo il giornale, notoriamente su posizioni progressiste, il think tank all'opera per valutare a metà periodo l'esperimento di riduzione dell'orario di lavoro in Gran Bretagna conferma che la settimana lavorativa di quattro giorni potrebbe alleviare i disagi creati dall'aumento del costo della vita. “I benefici della settimana a trentadue ore sulla produttività sono già noti, ma ora emerge come i lavoratori con figli potrebbero risparmiare migliaia di sterline sui costi per baby sitter e mezzi di trasporto per andare al lavoro. Nel momento in cui il prezzo dell'energia elettrica è ai massimi livelli, questi risparmi appaiono decisivi per permettere ai lavoratori di far quadrare i conti ogni mese. Una settimana lavorativa di quattro giorni senza riduzione di salario potrebbe giocare un ruolo cruciale per alleviare i costi causati dalla crisi energetica”.
L'articolo di commento apparso sul sito internet Metro.uk contiene un interessante riferimento alle conseguenze positive per l'ambiente che la riduzione dell'orario di lavoro potrebbe determinare, insieme agli effetti benefici sui bilanci familiari. L'articolo riporta il dato secondo cui dalla valutazione di metà percorso emergerebbe come la settimana lavorativa di quattro giorni potrebbe ridurre di 127 milioni di tonnellate le emissioni annue di gas serra e, in generale, di sostanze climalteranti in Gran Bretagna. Il giornale conferma poi che lo studio condotto a metà dell'esperimento indica anche che la settimana lavorativa più corta potrebbe alleggerire la pressione indotta dalla crisi energetica sul costo della vita e rendere più agevole conciliare lavoro e vita privata, specie per chi all'attività lavorativa deve affiancare la cura di bambini, anziani o persone non autosufficienti. La ricerca ha evidenziato come ogni anno un lavoratore o una lavoratrice con un bambino sotto i due anni potrebbe risparmiare circa 1.440 sterline sui costi per l'accudimento del figlio e circa 340 sterline sui costi per il pendolarismo, avendo la possibilità di lavorare un giorno in meno alla settimana.
A chiudere questa parziale rassegna di commenti della stampa britannica, il commento apparso sul sito internet della BBC, l'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo del Regno Unito. “Le imprese impegnate nell'esperimento sull'orario di lavoro ridotto in gran parte renderanno la settimana di quattro giorni permanente anche nel futuro. Gli impatti sulla produttività sono buoni, i lavoratori sono più felici e soddisfatti, le imprese hanno benefici e i dipendenti realizzano risparmi”.
Come si può notare, le valutazioni positive dell'esperimento trovano eco nei diversi organi di informazione britannici, quale che sia il loro orientamento culturale e politico o la linea editoriale. A conferma di un messaggio chiaro quanto semplice. La riduzione dell'orario di lavoro non è tema da affrontare con paraocchi o pregiudizi di natura ideologica. L'esperienza inglese e gli altri esperimenti in corso in Spagna, in Australia e Nuova Zelanda, in tante situazioni e contesti aziendali in ogni parte del mondo, confermano che in genere ridurre l'orario di lavoro è vantaggioso per l'insieme delle parti interessate, in termini economici, sociali, occupazionali.
Credo fermamente che – di fronte alle sfide poste dalla pandemia, dalla necessità di rivedere modelli e stili di vita, dalla transizione digitale e ambientale, dalla crescente diffusione nel mondo del lavoro di robot e intelligenza artificiale, dagli inarrestabili processi di automazione – sia arrivato il momento per riaprire anche nel nostro Paese la discussione sulla riduzione dell'orario di lavoro, con l'obiettivo delle trentadue ore e dei quattro giorni a settimana. Il tempo è adesso.
Fausto Durante, coordinatore della Consulta industriale Cgil