La crisi economica che sta devastato il Venezuela è uno dei più tragici disastri umanitari contemporanei, con effetti che superano i suoi confini e determinano una “crisi sudamericana”.
Un Paese prospero grazie alle enormi riserve di petrolio, oggi si trova in ginocchio, schiacciato da una recessione senza precedenti. Negli ultimi 11 anni, il Pil del Venezuela è crollato a livelli drammatici, mentre milioni di persone sono state spinte in condizioni di povertà estrema e costrette a fuggire all'estero. Più di sette milioni di venezuelani hanno cercato rifugio in altri paesi, mentre circa l'80% della popolazione sopravvive al di sotto della soglia di povertà.
La dipendenza dal petrolio
Il Venezuela possiede alcune delle riserve petrolifere più grandi al mondo e per decenni ha basato quasi interamente la propria economia sull’esportazione dell'oro nero. Questa enorme risorsa si è però rivelata una trappola per l’intero sistema economico. Il crollo dei prezzi nel 2014 ha colpito duramente, perché il Venezuela non aveva minimamente diversificato le sue fonti di reddito. Il Pil è crollato di oltre il 60% tra il 2014 e il 2020, secondo il Fondo monetario internazionale, una contrazione che ha pochi precedenti nella storia economica recente. L’iperinflazione ha raggiunto livelli incontrollabili: nel 2018 ha toccato il picco di oltre il 130.000%. Di conseguenza, prodotti essenziali come cibo e medicine sono scomparsi dagli scaffali.
Corruzione e malgoverno
Un altro elemento che ha contribuito al collasso economico è stata la corruzione sistemica che pervade tutte le sfere del potere. Il Paese figura costantemente ai primi posti nelle classifiche internazionali di corruzione, un problema che ha minato non solo la fiducia nelle istituzioni, ma anche la possibilità di attirare investimenti esteri e sviluppare settori alternativi a quello petrolifero.
Nelle elezioni dello scorso luglio Nicolás Maduro, presidente in carica è stato dichiarato vincitore dal Consiglio elettorale nazionale con il 51,9% dei voti. Ma l’opposizione denuncia irregolarità nello spoglio e nel voto, definito poco trasparente anche dal team degli osservatori dell’Onu inviato nel Paese e dal Carter Center. Nessuno ha mai visto schede elettorali, gli Stati Uniti riconoscono come reale vincitore il candidato dell’opposizione, Edmundo González. L’Unione europea non si spinge fino a questo punto, ma si limita ad affermare: "Secondo le copie pubblicamente disponibili delle schede elettorali, Edmundo González sembrerebbe il vincitore delle elezioni presidenziali con una maggioranza significativa".
Sanzioni internazionali
Il quadro già critico del Venezuela, in effetti, è stato ulteriormente aggravato dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali. Queste misure, inasprite soprattutto durante le amministrazioni Obama e Trump, hanno limitato l’accesso del Paese ai mercati internazionali, colpendo duramente l’industria petrolifera. Le aziende statali, dipendenti dalle esportazioni di greggio, hanno visto le loro entrate ridursi drasticamente, provocando un aumento vertiginoso dell'inflazione e una contrazione devastante della produzione.
Le conseguenze umanitarie
Gli effetti di questa crisi economica hanno avuto ripercussioni devastanti sulla vita quotidiana della popolazione venezuelana. Le condizioni sanitarie sono crollate: il 90% degli ospedali denuncia la mancanza di medicinali essenziali, e malattie un tempo sotto controllo, come il diabete e l'ipertensione, mietono vittime a causa dell'assenza di trattamenti adeguati.
Il sistema alimentare è al collasso, con circa 9,3 milioni di venezuelani che soffrono di insicurezza alimentare. La malnutrizione colpisce in particolare i bambini: secondo l’Unicef, circa 3 milioni di minori sono malnutriti, una condizione che avrà conseguenze irreversibili sul loro sviluppo fisico e cognitivo. Le famiglie, costrette a vivere con pochissimi mezzi, sono spesso obbligate a saltare i pasti o a fare scelte alimentari che compromettono ulteriormente la loro salute.
Un esodo senza precedenti
L’assenza di prospettive e il peggioramento delle condizioni di vita hanno provocato una fuga di massa dal paese. Oltre sette milioni di venezuelani hanno lasciato la loro terra, dando vita a una delle più grandi crisi migratorie della storia recente. I paesi vicini, come la Colombia e il Perù, hanno visto affluire milioni di rifugiati, mettendo a dura prova le proprie risorse e infrastrutture.