Michel Barnier è stato nominato dal presidente Emmanuel Macron come nuovo premier della Francia. Lo ha annunciato per mezzo di un asettico comunicato, il 5 settembre. "Il presidente incaricato Barnier di costituire un governo di unità al servizio del Paese e dei francesi", c'è scritto. Dopo mesi di crisi istituzionale e politica, quindi, Macron ha tirato fuori dal cappello un coniglio che nessuno s'aspettava. La strategia del’Eliseo, in realtà, è stata piuttosto lineare: prima ha rifiutato di affidare il governo alla sinistra del Nuovo fronte popolare, che è uscita dalle urne con quasi 200 parlamentari su 577, poi ha affidato l’incarico a un 73enne neogollista che fa parte di un gruppo di destra con appena 39 eletti. “Un colpo di stato, che perpetua il Macronismo della V Repubblica francese”, lo definisce senza mezzi termini, Moulay El Akkioui, coordinatore nazionale dell'Inca Francia.

Dopo il sollievo del risultato delle elezioni che rischiavano di consegnare Parigi all'estrema destra, e dopo mesi di consultazioni, arriva questa nomina a sorpresa. Cosa è successo?

È successo che è stata organizzata una rapina ai danni del popolo francese. Una rapina in due fasi, organizzata da Macron all’Eliseo. Il presidente prima si è rifiutato di nominare primo ministro il candidato del Nuovo fronte popolare Lucie Castets, anche se la coalizione della sinistra è arrivata prima alle elezioni legislative. Poi ha trovato il modo di garantire la continuità della politica di austerità e di distruzione dei diritti delle lavoratrici e lavoratori. Una politica che ha già perseguito negli ultimi 7 anni. Lo ha fatto scegliendo, senza nessun criterio politico sostenibile e democratico, Barnier, un ex commissario europeo ultraliberale, reazionario e anti-immigrazione. E il cui partito, Les Républicains, è arrivato 4° alle elezioni di giugno scorso e conta solo pochi deputati all’Assemblea nazionale.

Quindi, secondo te, il voto popolare è stato tradito

Certo che è stato tradito. E anche in questo caso si tratta di un doppio tradimento. Gli elettori francesi, lo scorso 9 giugno, non solo hanno espresso in maniera netta e precisa il loro rifiuto dell’era dell’austerità macronista, ma si sono anche ampiamente mobilitati per sbarrare il cammino alla destra estrema del Rassemblement di National Marine di Le Pen e Jordan Bardella. Tutto questo è stato cancellato di colpo da Macron con la nomina di Michel Barnier.

Secondo l’ex presidente socialista Hollande dietro questa nomina ci sarebbe un patto di desistenza tra Macron e i lepenisti. La nomina di Barnier sarebbe potuta arrivare perché avrebbero promesso di non sfiduciarlo in sede di Assemblea. Qual è la situazione attuale?

La situazione oggi è che le sorti del prossimo governo sono tutte nelle mani dell'estrema destra e dei fascisti. Alla faccia della democrazia… Ovviamente Le Pen e Bardella esultano, e non potrebbero fare altrimenti, perché sono stati messi dal capo dello Stato al centro del gioco politico. E soprattutto perché molte delle posizioni del nuovo primo ministro sono vicine alle loro. Specialmente per quanto riguarda un tema importante come l'immigrazione.

Il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon ha invece chiamato alla “mobilitazione più massiccia possibile”. C'è ancora la possibilità di fermare il progetto di Macron?

La sinistra si è mossa subito, ed è pronta alla battaglia democratica. Non è ancora detta l’ultima parola. Per il prossimo fine settimana sono state organizzate mobilitazioni contro quello che tutti da sinistra definiscono un golpe. Le iniziative proseguiranno alla Fête de l'Humanité, l'evento organizzato ogni anno dal quotidiano L'Humanité, che è il più grande raduno popolare in Francia ed è previsto per la prossima settimana. Poi i sindacati hanno invitato la popolazione a manifestazioni e presidi di massa in tutto il Paese a partire dal 1° ottobre. L'obiettivo è diffondere e ribadire il messaggio che è uscito dalle urne: riunitevi tutte e tutti, scendete in strada, difendiamo insieme il risultato delle elezioni, cos’ come il presente e il futuro della democrazia francese.