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Le piazze del Cile esplodono di gioia. L’incubo del fantasma di Pinochet evocato ripetutamente dal candidato ultra-conservatore José Antonio Kast durante la sua campagna elettorale ha spaventato anche il ceto medio, quella borghesia urbana e rurale spiazzata dall’assenza di un candidato moderato di centro che ha deciso, dopo trent’anni, di voltare pagina ed accettare la sfida lanciata dalla generazione della ribellione al sistema.
La chiamata al voto ha fatto la differenza, oltre il 55% dei cileni sono andati alle urne, record di partecipazione da quando il voto è volontario. Boric ha avuto più di 4 milioni di voti, mai avuti prima in una elezione con ballottaggio da nessun altro presidente. Gabriel Boric è il più giovane presidente della storia del Cile moderno. Quando si insedierà alla Moneda, l’11 marzo prossimo, avrà compiuto 36 anni.
E per la prima volta il popolo cileno si affida ad un rappresentante che non appartiene ai blocchi storici della politica cilena, ma che proviene dal movimento studentesco che dalle lotte per l’educazione gratuita, alle proteste per l’aumento del costo del trasporto urbano ha portato tutto il Cile in piazza, dando vita al estallido social, l’esplosione sociale, che dal 2019 ha unito le lotte delle donne contro le violenze e l’esclusione, le popolazioni indigene discriminate contro il razzismo, i sindacati, i lavoratori e le lavoratrici sfruttate e senza diritti, i pobladores delle periferie urbane degradate.
E come non collegare questo incredibile risultato di oggi con il processo della costituente che ridisegnerà le regole della convivenza e del futuro del Cile. Un processo che finalmente vede insieme tutte le rappresentanze sociali, politiche, etniche della nazione. Da un lato un Presidente, Gabriel Boric, che ha al centro del suo programma la difesa dei diritti umani, l’equità, i diritti civili, la giustizia sociale e dall’altro lato l’Assemblea Costituente che ha come Presidente Elisa Loncon, donna, mapuche, docente universitaria che ha il compito di portare a termine il progetto di nuova costituzione che dovrà essere approvata con il referendum popolare nel 2022.
Finalmente, Chile despertó, il Cile si è svegliato. Che Viva Cile!
Sergio Bassoli, Area internazionale Cgil