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Pochi giorni fa era stata tradotta e diffusa in Italia una delle ultime lettere di Ibrahim in cui spiegava perché il suo gruppo musicale, nato trentacinque anni fa per iniziativa di quattro ragazzi, fosse stato classificato come terroristico dalle autorità turche. "Il motivo per cui siamo stati inseriti in questo 'elenco terroristico' è il seguente: nelle nostre canzoni parliamo di minatori costretti a lavorare sotto terra, di lavoratori assassinati da incidenti sul lavoro, di rivoluzionari uccisi sotto tortura, di abitanti dei villaggi il cui ambiente naturale viene distrutto, di intellettuali bruciati, di case distrutte nei quartieri popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di quelli che resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato 'terrorismo' . Coloro da trent'anni pensano che non è più tempo di socialismo internazionalista e che un’arte come la nostra non abbia pubblico si sbagliano".
Nella lettera rilanciata dal sito comune.info Gokcek spiegava il successo musicale e politico della sua band e la durissima repressione che l'aveva colpita in particolare negli ultimi quattro anni. Ricordando l'amica Helin Bolek scriveva parole che oggi suonano come un testamento: "Helin riposa in un cimitero di Istanbul, coperta da un lenzuolo bianco. Ora la stanza accanto alla mia è vuota, quanto a me, che da qualche tempo vivo dentro un letto, non so come finirà il mio viaggio. La battaglia che si sta impegnando nel mio corpo si concluderà con la morte? Oppure con la vittoria della vita? Quel che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche in questo cammino verso la morte”.