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Nel 2013 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 30 luglio Giornata mondiale contro la tratta di persone, con l’intento di sensibilizzare e impegnare la comunità internazionale a debellare uno dei crimini più odiosi contro l’umanità. Le vittime nel mondo sarebbero 40 milioni secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), ma probabilmente e purtroppo questa stima va rivista più realisticamente. Oggi, nel contesto della pandemia di coronavirus, il numero di persone vittime di traffico aumenta in maniera preoccupante. Sono i soggetti più deboli - migranti, lavoratori informali, rifugiati e richiedenti asilo - quelli più esposti a sfruttamento e bisognosi di reti di protezione e supporto di ogni tipo, da quello materiale a quello giuridico e sanitario. Tra questi, i bambini i più colpiti.
La Caritas internazionale segnala un aumento esponenziale del numero di minori maltrattati e mendicanti solo nelle ultime settimane in India. E non è che un esempio. La situazione è gravissima anche in Medioriente per tanti lavoratori asiatici che hanno perso l'impiego e non possono tornare nei loro Paesi di origine, alcuni non hanno neanche uno status giuridico riconosciuto e non godono di alcuna tutela. La violenza sulle donne è in aumento dappertutto. In tanti ripetono il refrain fuorviante secondo cui l’aggravamento della tratta sarebbe dovuto al Covid-19, un’affermazione insulsa che di fatto avalla le responsabilità di chi decide e sceglie di condannare chi è già svantaggiato a maggiori vulnerabilità ed esclusione, con politiche di immigrazione restrittive e lesive dei diritti umani fondamentali, proprio quelli che per definizione devono essere uguali per tutti.
La pandemia ha mostrato ancora una volta come gli immigrati contribuiscano alla vita e alla prosperità dei paesi dove lavorano, l’Italia ne è solo un esempio. Continuare ad additarli come minaccia è umanamente riprovevole e politicamente sbagliato. L’esperta Maria Grazia Giammarinaro, presentando il suo ultimo rapporto al Consiglio Diritti umani, ha chiesto agli Stati di intensificare i propri sforzi per prevenire e combattere il traffico di esseri umani, passando da un approccio fondato sulle operazioni di polizia a un approccio che garantisca che le vittime effettive e potenziali siano considerate e trattate come titolari di diritti. La ratifica delle convenzioni Ilo n. 97 e n.143 va promossa proprio con l’obiettivo di rafforzare il quadro di legalità, diritti e giustizia.
Silvana Cappuccio, area politiche europee e internazionali della Cgil