“Mario non si è suicidato, Mario è stato ucciso e la sua morte non si archivia”. Sono passati 4 anni dal 15 luglio 2020 quando il corpo senza vita di Mario Paciolla, il cooperante Onu viene ritrovato nella sua abitazione a San Vicente del Caguan, in Colombia, dove il 33enne napoletano era dal 2018 prima con le Brigate per la Pace e poi per le Nazioni Unite per vigilare sugli accordi di pace tra il governo colombiano e la Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane.

Da quattro anni i suoi genitori, Pino e Anna, insieme ad Amnesty International, Fnsi, Articolo 21, il collettivo per Mario Paciolla e tante altre realtà, tra cui la Cgil Napoli e Campania, si stanno battendo per chiedere verità e giustizia sulla sua morte. Il 14 giugno scorso, per la seconda volta, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del caso come suicidio. Ma la famiglia, supportate dalle evidenze scientifiche dell’autopsia, da testimonianze e dagli stessi racconti di Mario, prima della morte, non crede a questa tesi.

Il presidio a Napoli (foto di Ivana Marrone)

Due giorni fa, nell’anniversario della morte, in piazza Municipio a Napoli si è tenuto un momento di ricordo e di solidarietà al quale hanno partecipato tantissime persone. Tutte unite da un unico obiettivo: battersi per evitare l’archiviazione del caso affinché si vada fino in fondo sulla strada della verità. (testo di Mattia Carpinelli)