“Se immaginiamo la guerra con una metafora, la guerra è come una medicina, ma è una medicina che uccide tutti i pazienti e quindi è un veleno”. Si chiude così la testimonianza di Giorgio Monti, coordinatore medico di Emergency a Gaza, che abbiamo raggiunto telefonicamente nella Striscia per sapere direttamente da chi si trova in quel territorio devastato da un anno e mezzo quale è la situazione umanitaria.


Le ultime notizie di questi giorni parlano di una Gaza senza elettricità, perché, dopo la tregua iniziata il 19 gennaio, l’attuale fase di stallo nello scambio di prigionieri tra il governo israeliano e Hamas ha visto Tel Aviv bloccare l’ingresso di aiuti umanitari e ora l’erogazione dell’elettricità come strumento di pressione. Monti fa notare che il vero danno, per un territorio dove l’elettricità è prodotta da pannelli solari e da generatori, è quello della mancanza di corrente per gli impianti che forniscono l’acqua: questa è la vera emergenza, perché per famiglie e bambini l’acqua è ancor più vitale del cibo.


Il medico di Emergency sottolinea non solamente lo stato di salute dei palestinesi di Gaza, ma anche il loro stato d’animo, stremato dai bombardamenti e dalla fame e sospeso nella totale incertezza del futuro. Una sospensione alimentata anche da quanto sta accadendo nelle ultime ore, con la ripresa dei raid israeliani che hanno fatto morti e feriti nonostante la tregua e le trattative riprese a Doha dove i mediatori parlano di “ultima chance per impedire la guerra”.