Dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, il 19 gennaio scorso, migliaia di camion carichi di aiuti umanitari hanno finalmente cominciato a entrare nella Striscia di Gaza martoriata dalla guerra. Solo nella prima settimana, circa 5.000 autocarri sono entrati sia a nord che a sud, mentre altri 95 camion di carburante e altri 36 di gas da cucina hanno attraversato il confine.

In seguito alla risoluzione del Consiglio di sicurezza 2720, adottata nel dicembre 2023 per facilitare, coordinare e monitorare invii e arrivi, le Nazioni Unite avevano già nominato l'ex vicepremier olandese Sigrid Kaag come coordinatrice senior per gli aiuti umanitari e la ricostruzione a Gaza. Negli ultimi mesi, la sua squadra di lavoro ha svolto diverse missioni nella Striscia. Per cogliere la portata della crisi umanitaria in corso, e comprendere quali siano le reali necessità della popolazione civile, abbiamo contattato Giordano Segneri, consigliere per la ricostruzione e la ripresa, presso l'Ufficio Onu guidato da Kaag, recentemente rientrato da una di queste missioni.

Alla luce di quest'ultima visita, qual è la situazione della popolazione gazawa? E cosa è rimasto del tessuto e della stabilità sociale della Striscia?

Giordano Segneri

A seguito degli orribili atti di terrore compiuti da Hamas e altri gruppi armati palestinesi in Israele il 7 ottobre 2023, le ostilità e le operazioni militari israeliane hanno causato un numero tragico di vittime, tra cui un significativo numero di donne e bambini, lo sfollamento massiccio della popolazione civile e la devastazione generalizzata, compresa quella di infrastrutture civili. Durante il conflitto, Hamas e altri gruppi armati hanno attaccato le forze israeliane, lanciando razzi e altri proiettili in modo indiscriminato, mentre Israele ha dichiarato che Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno posizionato combattenti ed equipaggiamenti militari tra i civili e le infrastrutture civili, nonché sotto aree densamente popolate.

A oggi, circa 1,9 milioni di persone, ovvero il 90% della popolazione di Gaza, sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni. Con la maggior parte degli edifici residenziali danneggiati o distrutti, oltre un milione di persone vive in rifugi di fortuna o tende, che non offrono una protezione adeguata. Il ministero della Salute di Gaza ha anche riportato la morte di otto bambini per ipotermia tra dicembre 2024 e i primi giorni di gennaio 2025. E poi, migliaia di minori sono diventati orfani o hanno perso l'intera famiglia, diventando ancor più vulnerabili. Le donne e le ragazze affrontano rischi crescenti, come la violenza di genere in contesti di sfollamento sovraffollati e insicuri, con una disponibilità estremamente limitata di privacy, sicurezza, servizi igienici di base, prodotti per la gestione del ciclo mestruale e cure mediche. L'assistenza sanitaria è inoltre gravemente insufficiente per le circa 4.000 donne in gravidanza che partoriscono ogni mese. Mentre le famiglie monoparentali, molte delle quali guidate da donne vedove, sono esposte a emarginazione economica e sociale.

La distruzione o il danneggiamento di quasi tutte le scuole di Gaza ha poi interrotto l’istruzione per centinaia di migliaia di studenti, potenzialmente per anni, alimentando il timore di una “generazione perduta” priva di opportunità educative. Il disagio psicologico diffuso, soprattutto tra i bambini esposti a violenze continue, lutti, insicurezza estrema e mancanza dei beni essenziali per la sopravvivenza, ha portato a un aumento dei casi di trauma, ansia e disturbo post-traumatico da stress, aggravati ulteriormente dal collasso dei servizi di salute mentale.

Dall'inizio del cessate il fuoco, gli aiuti umanitari hanno cominciato a entrare nella Striscia con regolarità. Quali sono oggi le necessità più urgenti?

Nell’ambito dell'Humanitarian flash appeal (appello umanitario urgente ndr) emesso nel dicembre 2024, l'Onu ha richiesto 3,6 miliardi di dollari per affrontare i bisogni più critici dell’intera popolazione della Striscia. Queste necessità di breve termine si concentrano sulla risposta alle urgenze umanitarie attraverso la fornitura di aiuti di emergenza e risorse essenziali.

Dopo la revoca delle severe restrizioni all'accesso, le Nazioni Unite e i loro partner umanitari sono pienamente impegnati a supportare l'attuazione dell'accordo e a intensificare la distribuzione di aiuti umanitari ai civili, che includono forniture di cibo, acqua, medicine e altri aiuti essenziali come servizi igienico-sanitari, kit per l'igiene e supporto finanziario. Per prevenire ulteriori sofferenze e perdite di vite umane, è ora cruciale che tutte le parti continuino a garantire un accesso sicuro e senza ostacoli.

La risoluzione 2720 del Consiglio di sicurezza ha istituito il ruolo di coordinatore umanitario e della ricostruzione di Gaza. In cosa consiste il vostro lavoro?
La risoluzione 2720 ha permesso la creazione di un sistema, chiamato dagli addetti ai lavori “meccanismo 2720”, volto a semplificare la fornitura di aiuti umanitari attraverso il coinvolgimento delle autorità principali, dei partner internazionali e di altri attori interessati. Attraverso continue negoziazioni, le Nazioni Unite hanno rafforzato le linee di approvvigionamento e stabilito rotte aggiuntive attraverso Egitto, Giordania, Cipro, Cisgiordania e Israele, affrontando le complessità logistiche e normative. Briefing regolari al Consiglio di sicurezza garantiscono trasparenza e la distribuzione delle responsabilità, mentre una stretta collaborazione con gli attori umanitari ottimizza l’efficacia nella distribuzione degli aiuti.

È un approccio che offre vantaggi significativi, tra cui un sistema unificato di gestione degli aiuti per le agenzie Onu, le organizzazioni non governative e i donatori, riducendo i ritardi, migliorando la trasparenza delle operazioni e dando priorità alle forniture essenziali. Tuttavia, il suo successo dipende da una volontà politica costante, poiché ispezioni imprevedibili e ostacoli logistici rimangono sfide fondamentali. Superare tempestivamente queste difficoltà è essenziale affinché il meccanismo possa garantire un’erogazione più rapida, efficiente e affidabile degli aiuti umanitari ai civili di Gaza.

Se il cessate il fuoco dovesse davvero reggere, quanto durerà questa prima fase di aiuti?
Nel medio termine, i bisogni umanitari su larga scala persisteranno. Tuttavia, se si verificheranno condizioni favorevoli - in particolare un cessate il fuoco duraturo, un significativo allentamento delle restrizioni all’accesso e alla mobilità dentro Gaza, ma anche il sostegno dei finanziatori e il miglioramento delle condizioni di sicurezza, parallelamente alla risposta umanitaria - le attività di ripresa socio-economica a breve e medio termine potrebbero essere potenziate, affiancando gli sforzi per una ricostruzione a lungo termine.

Ciò implica, ad esempio, un supporto sostenuto al ripristino e alla funzionalità delle infrastrutture e dei servizi di base, e il rafforzamento delle opportunità di lavoro e sostentamento, incluso il sostegno al settore privato. Questa traiettoria, conosciuta come "Early recovery", contribuirebbe ad accelerare la transizione dalla fase umanitaria agli sforzi di ricostruzione a lungo termine.

Quanto ci vorrà per ricostruire davvero la Striscia di Gaza?
Il team delle Nazioni Unite e il team umanitario nel Paese hanno collaborato per pianificare le attività di ripresa a breve e medio termine. Questo processo di pianificazione ha incluso una stretta collaborazione con la Banca mondiale e l’Unione europea, oltre a un coinvolgimento continuo con l’Autorità palestinese, gli Stati membri, la società civile e altri attori. Sebbene nell’attuale contesto non sia stato possibile valutare nella sua interezza l’insieme dei bisogni, la valutazione preliminare fornisce una prima indicazione dell’enorme portata delle esigenze della Striscia. Il rapporto (Interim Rapid damage needs assessment) rilasciato la settimana scorsa, stima che i bisogni di recupero e ricostruzione a breve, medio e lungo termine in tutta la Striscia ammontino a 53 miliardi di dollari, di cui circa 21 miliardi sono necessari nei primi tre anni.

Il settore abitativo necessita circa 15,2 miliardi di dollari, pari a circa il 30% del totale. Seguono il commercio e l’industria (6,9 miliardi), la sanità ( altri 6,9 miliardi), l'agricoltura con 4,2 miliardi, e l’istruzione con un fabbisogno stimato di 2,6 miliardi. Altri settori con grande necessità includono il welfare (4,2 miliardi di dollari), i trasporti (2,9 miliardi), l’acqua e i servizi igienico-sanitari (2,7 miliardi di dollari). Ci sono altri ambiti che richiedono attenzione, come i servizi per la salute mentale e il supporto psicosociale, l’assistenza alle persone con disabilità e il sostegno alle vittime e alle donne e ragazze sopravvissute alla violenza di genere. Questi avranno un costo relativamente inferiore, ma saranno un elemento fondamentale di qualsiasi processo di ripresa complessivo. In collaborazione con le Nazioni Unite, anche l’Autorità palestinese ha avviato una pianificazione per la ripresa e la ricostruzione, focalizzandosi su misure salvavita e sulla risposta ai bisogni di base, ponendo al contempo le basi per una ripresa a lungo termine in quattro settori principali: sociale, infrastrutturale, economico e della governance.

Qualsiasi sforzo di ripresa e ricostruzione sostenibile, però, dev'essere fermamente radicato in un quadro politico e di sicurezza più ampio, capace di affrontare le conseguenze della guerra e della crisi umanitaria, e di gettare le basi per ricostruire Gaza come parte integrante di uno Stato palestinese indipendente, democratico, contiguo, realizzabile e sovrano, nel rispetto delle legittime preoccupazioni di sicurezza di Israele.

La posizione dell'Onu sul mandato dell'Unrwa, in particolare a Gaza, è sempre stata molto chiara. Alla luce della vostra recente visita, questa posizione è confermata?
L'Unrwa rimane il principale fornitore e la spina dorsale dell'assistenza d'emergenza a Gaza, sostenendo oltre la metà della risposta umanitaria complessiva. L'agenzia ha distribuito cibo a 1,9 milioni di persone che affrontano una grave insicurezza alimentare. Il suo personale medico effettua circa 16.000 consultazioni giornaliere di assistenza sanitaria primaria, superando i 6,8 milioni di visite dall'inizio del conflitto. L'Unrwa continua a offrire rifugio a circa 400.000 sfollati e fornisce oltre la metà dell'assistenza mensile in termini di alloggi e beni non alimentari a Gaza.

Le operazioni di approvvigionamento idrico erogano oltre 80 milioni di litri d'acqua al mese, beneficiando circa 600.000 persone, mentre i servizi di raccolta dei rifiuti solidi trattano circa 4.000 tonnellate di rifiuti ogni mese. Prima del conflitto, l'Unrwa gestiva quasi 300 scuole, servendo 300.000 studenti. Dall'inizio delle ostilità, il supporto psicosociale ha raggiunto circa 730.000 sfollati, tra cui circa 520.000 bambini.

L'iniziativa "back-to-learning", avviata nell'agosto 2024, offre attività di alfabetizzazione, matematica e ricreazione a più di 18.000 bambini in 86 spazi temporanei di apprendimento. Nel dicembre 2024, l'Unrwa ha anche introdotto un programma di istruzione formale per circa 660.000 bambini in età scolare a Gaza, utilizzando opzioni didattiche online a bassa connettività e su cartaceo, con circa 100.000 bambini iscritti nella prima settimana.

L'Autorità nazionale palestinese ha tenuto un profilo molto basso fin dall'inizio del conflitto. Quale potrà essere il suo ruolo nel futuro di Gaza?
L'Autorità palestinese deve essere al centro della pianificazione e dell'implementazione delle attività di ripresa e ricostruzione a Gaza. È necessario un quadro politico e di sicurezza che affronti la catastrofe umanitaria, che permetta di avviare rapidamente la ripresa e la ricostruzione, e getti le basi per un processo politico che ponga fine all'occupazione nel più breve tempo possibile, favorendo una soluzione a due Stati sostenibile. Il quadro deve anche riflettere il principio che Gaza è, e deve rimanere, parte integrale dello Stato palestinese, senza riduzioni del suo territorio, e che Gaza e la Cisgiordania occupata devono essere unificate sotto il profilo politico, economico e amministrativo.

Al centro di questi obiettivi c'è il rafforzamento delle istituzioni dell'Autorità, contrastando qualsiasi azione che ne comprometta la sostenibilità. È urgente un sostegno internazionale per potenziare le capacità del governo palestinese e prepararlo a riassumere pienamente le sue responsabilità a Gaza. Saranno necessarie riforme politiche, istituzionali ed economiche, ma devono essere realistiche e adeguatamente finanziate. Il segretario generale delle Nazioni unite ha chiesto un processo politico rinvigorito per porre fine all'occupazione e stabilire una soluzione a due Stati, in linea con le risoluzioni dell'Onu, il diritto internazionale e gli accordi precedenti.