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Dopo oltre 30 mila morti e 5 mesi di guerra il Consiglio di sicurezza dell’Onu adotta una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza. Il segnale politico è di grande rilievo: per la prima volta gli Usa non hanno posto il veto e dunque la richiesta è stata approvata dai 14 paesi con l’astensione, appunto degli Usa. A presentarla, dopo giorni di trattative i membri non permanenti del Consiglio: Algeria, Ecuador, Guyana, Giappone, Malta, Mozambico, Sierra Leone, Slovenia, Corea del Sud e Svizzera.
Un segnale importante, ma l’orrore va avanti: è di almeno 18 palestinesi uccisi, di cui nove bambini, il bilancio di un nuovo raid israeliano su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha riferito il giornale palestinese "Filastin", legato ad Hamas, secondo cui nel bombardamento è stata colpita l'abitazione della famiglia Abu Nuquira, dove vivevano diversi bambini: le vittime sono nove, di età compresa tra i due e i nove anni.
Per gli analisti a pesare sull’esito della risoluzione sono state le prossime elezioni Usa, con Biden preoccupato per il dissenso interno e una certa insofferenza per la politica di Israele, manifestata sempre più spesso nelle ultime settimane ma che non era mai arrivata fino a questo punto (gli Usa avevano bloccato già tre mozioni), accolto infatti molto male da Netanyahu che ha annullato il viaggio della delegazione israeliana a Washington composta dal ministro degli Affari strategici Ron Dermer e dal consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi.
Un segnale forte che ha anche l’obiettivo di fermare l’attacco minacciato a Rafah dove la presenza di un milione di rifugiati palestinesi rischia di aggravare ancora di più una catastrofe umanitaria già di terribili proporzioni.
La risoluzione chiede “un cessate il fuoco immediato per il mese di Ramadan" per arrivare “a un cessate il fuoco duraturo”. Sul piatto, ovviamente, c’è anche la richiesta della “liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi”.
A essere condannati sono, inoltre, “tutti gli atti terroristici”, mentre si chiede la “rimozione di tutti gli ostacoli” agli aiuti umanitari. Aspetto questo cruciale e ancora irrisolto: portare aiuti a Gaza resta molto difficile e a pagare, come sempre, è la popolazione civile, allo stremo e priva di tutto.