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Passati i fatidici 100 giorni dall’inizio del conflitto israelo-palestinese, siamo arrivati a 101, 102, 103 e così di seguito. Fino a quando proseguirà la conta non si sa, manca infatti qualsiasi intenzione di porre fine a questa guerra. Intanto il numero di palestinesi morti nella striscia di Gaza aumenta di giorno in giorno e siamo a oltre 24 mila.
Dei 136 ostaggi israeliani in mano ad Hamas dal 7 ottobre, quando ne furono uccisi 1.200, il premier Netanyhau non sembra interessarsi, e lo dimostra l’inefficacia delle strategie militari messe in campo rispetto all’obiettivo della loro liberazione caratterizzate invece dalla volontà di annientare il nemico palestinese. “Nessuno potrà fermarci”, ha dichiarato il primo ministro israeliano, mostrando i muscoli per non mostrare le debolezze interne: interne al suo governo ormai spaccato e interne al suo popolo, con le fila dei dissenzienti che si allargano.
Solo macerie
Le riprese realizzate dall’agenzia di stampa Reuters con un drone non lasciano dubbi sull’entità della distruzione di Gaza. Nel mirino dei raid israeliani sono finiti anche medici, strutture ospedaliere, la Mezza luna rossa e i giornalisti, le cui morti sono arrivate a oltre 80.
Oggetto degli attacchi israeliani anche la Cisgiordania, dove l’esercito ha deciso di spostare un’unità speciale da Gaza. Sull’altro versante Hamas procede a colpi di attentati, l’ultimo in ordine di tempo quello in una città a nord di Tel Aviv, provocando la massima allerta della polizia e dell’esercito israeliano.
La pace è lontana e il conflitto si allarga.
Persino l’alleato di ferro di Israele, gli Stati Uniti, sembra non avere più voce in capitolo e il segretario di Stato, Antony Blinken, suggerisce a Netanyahu che le vittime civili sono un po’ troppe . Proprio gli Usa, insieme con il Regno unito, continuano rispondere con raid aerei sullo Yemen agli attacchi nel mar Rosso degli Houthi, i ribelli yemeniti che vogliono impedire alle navi legate a Israele, ma non solo, di passare dal canale di Suez, costringendole a una lunghissima circumnavigazione dell’Africa con danni ingenti per i mercati dell’occidente. Non manca poi il coinvolgimento del Libano con i bombardamenti israeliani nel sud del Paese per colpire Hezbollah, legato all’Iran.
A poco sembra giovare il fatto che alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja siano iniziate le udienze seguite alla denuncia di genocidio contro Israele. Senza contare che a denunciare è stato il Sudafrica, Paese che ha una storica alleanza con la Russia, e ora in particolare con Putin, e che ha ospitato nei suoi mari le esercitazioni delle navi della marina di Mosca nel corso dell’attuale guerra in Ucraina.
Desideri di guerra che negano la pace
E sempre in tema di burattinai, la Bbc ha pubblicato un’inchiesta secondo la quale alti ufficiali dei servizi segreti israeliani avrebbero sottovalutato i report delle vedette sul confine tra Israele e Gaza mentre Hamas si preparava a colpire.
Ipotesi che vanno a rafforzare la tesi secondo la quale a Netanyahu il 7 ottobre avrebbe offerto la giusta occasione per scatenare l’offensiva contro i palestinesi e tentare anche di disinnescare così le mine interne. Qualunque ipotesi sulle cause pare però perdere di interesse, in questo momento, davanti all’estrema crudeltà di questa guerra che vede il cessate il fuoco come una chimera.