Il Nuovo fronte popolare delle sinistre ha sconfitto a sorpresa la destra di Le Pen conquistando la maggioranza relativa alle elezioni francesi, seguito dalla coalizione di Emmanuel Macron Ensemble pour la République. Solamente terzo il Rassemblement National, che secondo i risultati del primo turno elettorale si rischiava venisse confermato come primo partito al ballottaggio confermando la deriva verso l’estrema destra

Si delinea un panorama di instabilità, non avendo alcun partito raggiunto la maggioranza assoluta ed essendo il Nuovo fronte popolare composto da molte anime. Salvatore Marra, responsabile delle Politiche internazionali della Cgil, analizza l’esito del voto dagli aspetti positivi: “La prima buona notizia è che l'estrema destra è sconfitta, anche a prescindere da qualsiasi altra analisi, soprattutto dopo il risultato delle elezioni europee. L’altra buona notizia è un’affluenza del 68% circa. Questo clima di polarizzazione ha spinto le persone ad andare a votare, a mobilitarsi”.

Qui Marra legge “anche un ottimo risultato delle organizzazioni sindacali francesi che negli ultimi mesi, ben prima delle elezioni europee, si sono mobilitate per chiedere di andare a votare e di farlo per lo schieramento che protegge i valori fondanti della Francia e non mette in discussione libertà, democrazia e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Un’iniziativa alla quale hanno partecipato anche i sindacati tedeschi e anche la Cgil con la presenza del segretario generale Maurizio Landini”.

È però innegabile il concreto rischio di un futuro governo instabile, viste anche le prime dichiarazioni del leader di France Insoumise Melenchonche ha puntato il dito contro il presidente Macron, e del leader della sinistra moderata, Raphaël Glucksmannper, che ha sottolineato le divisioni. Qui il responsabile delle Politiche internazionali della Cgil constata che “a oggi non è possibile definire che governo ci sarà e che maggioranza si formerà” aggiungendo che “per ora il Parlamento, l'Assemblea nazionale, assume un ruolo guida e, non essendo previsto in Francia un voto di fiducia per il primo ministro, si andrà a vedere subito se il primo ministro incaricato da Macron avrà la possibilità di formare una maggioranza”.

“L'altro aspetto molto interessante è l'impatto sull'Europa – prosegue –, perché a questo punto sarà comunque ancora Macron a indicare un commissario di peso per l'Unione europea e, presumibilmente, non sarà del Rassamblement national, ma rispecchierà questa maggioranza e non quella uscita alle elezioni europee”.

Per Marra ora “c'è da rimboccarsi le maniche perché ci sono altre due considerazioni da fare. La prima è che l’estrema destra non è affatto definitivamente sconfitta né in Italia, né in Francia, né in Inghilterra, dove bisogna analizzare bene i dati per capire che in realtà la situazione nel Regno unito non è così rosea come viene descritta. Lì c'è stata una crescita di Farage e dei partiti di estrema destra che hanno strappato voti agli altri partiti.

C'è poi una fetta di popolazione in questi Paesi, inclusa l’Italia, che è profondamente toccata dalle riforme liberiste e anche sociali degli ultimi 20 anni e che sta pagandone il prezzo. Un prezzo che invece non stanno pagando le grandi multinazionali che da Macron hanno avuto un grande sostegno”.

In Francia la riforma delle pensioni, infatti, ha costretto molti a posticipare l’età del ritiro, continuando a svolgere lavori usuranti, mentre altre riforme hanno ridotto una parte di popolazione sotto la soglia della povertà. “Questo è il risultato degli ultimi vent'anni di politica –spiega Marra – e l'estrema destra utilizza temi come l'immigrazione e i diritti delle donne come spauracchio, quando invece i problemi sono altri, sono quelli sociali, più difficili da risolvere”.

Quindi torna sul tema delle divisioni, ricordando che si tratta di “una delle malattie del fronte socialdemocratico, di sinistra, progressista, chiamiamolo come ci pare, in Italia e in Europa. Lo stiamo vedendo in Francia, dove la sinistra dovrà fare i conti con il che fare oggi e trovare una soluzione per un governo non soltanto transitorio, ma che nel contempo affronti e risolva i mali della sinistra. L’antifascismo non può essere il solo collante, ci vogliono programmi condivisi”.

Infine le ripercussioni sul piano della politica internazionale francese. “In particolare –  dice Marra – bisognerà vedere se verranno messe in discussione le posizione assunte circa la guerra in Ucraina. Le politiche guerrafondaie e liberiste di Macron non hanno pagato e lui e il suo partito hanno perso voti anche per le sue posizioni belliciste e per le sue riforme che hanno messo in discussione lo stato sociale francese”.

Quindi conclude mettendo in guardia: “Guardiamoci bene dal pensare che la questione dell’estrema destra sia risolta, perché non lo è proprio per niente. Noi dobbiamo continuare a lavorare anche come sindacato. Penso a quello che ha fatto la Cgil con le 60 mila assemblee dell'anno scorso, le raccolte firme dei referendum per fare sentire che un'alternativa è possibile, che comunque queste politiche sono dannose per chi rappresentiamo. Ci vuole un'azione internazionale per sconfiggere questa nuova ondata di autoritarismi di varia forma che stanno si riproducendo, in Italia e nel mondo”.