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“C’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave. Il Signore è con i migranti, non con quelli che li respingono”. Sono le parole di papa Francesco, pronunciate non molto tempo prima della sua morte avvenuta nel lunedì dell’Angelo. Jorge Bergoglio ha dato più volte voce ai migranti, come nelle sue visite a Lesbo e a Lampedusa, isole di sbarco di chi, disperato, intraprende i viaggi della speranza, troppo frequentemente divenuti viaggi di morte.
Ce lo conferma don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea saving humans, la ong che opera per monitorare e salvare i migranti in mare, e che ha avuto un rapporto personale con papa Francesco. “Quello che lui ha fatto è stato soprattutto un grande magistero, non solo con le parole ma anche soprattutto con i gesti. Ha fatto esattamente quello che dice Gesù, ha amato tutti, e in modo speciale i poveri, gli emarginati, gli oppressi, i migranti. Quindi fondamentalmente la sua è stata un'opera di amore”, dice a Collettiva.


Don Mattia ricorda la relazione di Francesco con Mediterranea e non solamente: "Abbiamo partecipato a diversi incontri, ma lui ha anche incontrato il sindacato donando tutto il suo insegnamento fortissimo sul tema del lavoro, dei diritti dei lavoratori. La cosa positiva è questa: come ha fatto con Mediterranea ha incontrato altre organizzazioni, tra cui la Cgil. E ha messo in luce la necessità che la Chiesa debba prendersi per mano con tutte le persone di buona volontà, indipendentemente dalla loro fede religiosa, dalle culture e dalle idee diverse per la difesa degli ultimi, della dignità di tutti e nella costruzione di un'autentica fraternità. Si cammina e si lotta insieme”.
Se guardiamo al futuro, al prossimo conclave e quindi a quello che sarà il successore di Francesco, don Mattia si dice convinto che il cammino proseguirà, “perché la Chiesa è diversa dalle istituzioni civili, che hanno altri compiti. Il cammino non torna indietro, ogni pontificato pone l'accento su questioni particolari e i successori semmai anche su altre, ma non smentiscono quanto fatto dai predecessori.
Quando c'è un'acquisizione importante come quanto Papa Francesco ha fatto per i poveri e i migranti, questa rimane e viene portata avanti, proseguita e ampliata. Potranno essere posti anche ulteriori nuovi accenti, ma di sicuro quello che lui ha fatto continuerà a essere fatto, dai papi come da tutto il popolo cristiano”.
Il cappellano di Mediterranea conclude citando uno degli atti concreti del pontefice: "Ricordiamo quando Bergoglio ha voluto incontrare tante persone sopravvissute ai lager libici e al mare. I modi in cui ha voluto incontrarli, in cui ha voluto amarli è stato un insegnamento fortissimo, umano, pastorale, politico. Un insegnamento a tutti i livelli. La sua è stata una voce profetica, solamente l'estate scorsa ha fatto una catechesi su mare e deserto, in cui ha sempre tenuto alta la luce del Vangelo e attraverso la sua voce ha fatto risuonare il grido dei poveri”.