PHOTO
Il nuovo governo guidato dal socialista Pedro Sánchez, formato e annunciato lo scorso 20 novembre dopo mesi di crisi politica ed elezioni anticipate, ha tutte le carte in regola per lasciare una traccia profonda non solo in Spagna ma in tutta l’Europa. Sotto il segno di una continuità solo brevemente interrotta riprenderanno le importanti politiche del lavoro ed economiche avviate negli scorsi anni. Provvedimenti come la riforma del lavoro, l’aumento dei salari minimi, le misure a protezione dei rider, le norme a tutela delle donne (sul lavoro e fuori dal lavoro). Solo per citare i più importanti.
Sotto il segno della continuità
La continuità è anche in un nome e in un ruolo, quello di Yolanda Díaz, che è stata confermata vicepresidente del governo ma ha voluto mantenere il ministero del Lavoro, nonostante la leadership di Sumar renda più complessi i suoi molti compiti. È un’importante garanzia. In questa legislatura la ministra potrà completare le riforme avviate e realizzare un programma elettorale che ha tra i suoi “titoli” maggiori la riduzione della giornata lavorativa a 37,5 ore settimanali nel 2025, l’ulteriore aumento del salario minimo e il varo (atteso da anni) di un nuovo Statuto del Lavoro del XXI secolo.
Quello che sta facendo la sinistra spagnola è il frutto di un ripensamento collettivo che dura da anni, sia nel campo socialista sia più a sinistra del Psoe (dall’esperienza di Podemos a Sumar). Frutto di gruppi di lavoro e “pensatoi” che hanno coinvolto le università e i sindacati, e sono sfociati nell’attuale processo riformatore. Collettivo: un vocabolo chiave, perché non si cambia il mondo se non si è in molti.
L’esempio di Yolanda Díaz
Ma la personalità e il carisma di Yolanda Díaz meritano un commento a parte. È davvero una dirigente che può mostrare la strada ben al di là dei confini spagnoli. Forte, determinata, preparata, coinvolgente. Erede di una tradizione operaia, comunista e antifranchista, quella galiziana dei cantieri navali Ferrol. Figlia di Suso Díaz, operaio metalmeccanico perseguitato dal franchismo, protagonista degli scioperi del 1972, e che avrebbe poi guidato le Comisiones Obreras in Galizia. Yolanda Díaz riassume in sé il meglio della Spagna passata, presente e futura. E propone all’intera sinistra europea un modello di leadership femminile che merita di essere studiato ed emulato.
Le misure
Quali sono le misure principali che il nuovo governo Sánchez vuole realizzare? Le riassume un articolo pubblicato da Cinco Días. Partiamo dal lavoro: il congedo di maternità e paternità sarà portato a 20 settimane (ora sono 16). Il salario minimo interprofessionale (SMI) continuerà ad aumentare per tutta la legislatura per garantire il potere d'acquisto dei lavoratori.
La settimana lavorativa – come scrivevamo sopra – scenderà gradualmente da 40 a 38,5 ore nel 2024, fino a 37,5 ore nel 2025. Inoltre, saranno introdotti incentivi per le aziende che consentiranno orari di lavoro più flessibili e promuoveranno il telelavoro.
Il governo ha inoltre prorogato la riduzione dell'Iva dal 4% allo 0% su alimenti di base (latte, pane, frutta e verdura, uova) e dal 10% al 5% per altri prodotti.
A partire da gennaio 2024, i trasporti pubblici saranno gratuiti per giovani, anziani e disoccupati. La soglia di reddito medio per le famiglie che possono accedere a sgravi nei mutui salirà da 30mila a 38mila euro. Circa 180mila unità abitative pubbliche saranno rese disponibili per l'affitto a prezzi accessibili. Saranno concessi maggiori incentivi fiscali a chi decide di affittare il proprio appartamento. Il Voucher di affitto per giovani, che al momento garantisce un sussidio di 250 euro agli under 35, sarà inoltre aumentato.
Sarà infine estesa la progressività dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, con l’obiettivo di raggiungere maggiore equilibrio ed equità tra i redditi da capitale e quelli da lavoro.
Non è poco. È un programma che riempie di contenuti lo slogan ripetuto dalla ministra Díaz: modernizzare la Spagna, ridurre le disuguaglianze.