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50 milioni le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna nel mondo, un quarto di loro sono minorenni. Circa 12 milioni di bambini e adolescenti costretti a lavorare nei campi, nelle fabbriche, nelle case dei ricchi, a prostituirsi, a matrimoni forzati. Traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni.
A fornire i numeri di un fenomeno in crescita è il rapporto “Piccoli schiavi invisibili” XIV edizione, elaborato da Save the Children, organizzazione che lotta da oltre 100 anni per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, e diffuso in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani istituita dall’Onu, che si celebra il 30 luglio.
3,3 milioni nei lavori forzati
“Tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni) - spiega Antonella Inverno, responsabile politiche dell’infanzia e dell’adolescenza di Save the Children -: lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio fino ad attività illecite come i furti. Ci sono anche 320 mila bambini e ragazzi sottoposti ai lavori forzati da parte degli Stati perché dissidenti politici o appartenenti a minoranze etniche o religiose. Quello dello sfruttamento lavorativo sembra essere un settore fortemente in aumento per le crisi che hanno investito tutto il mondo, ambito nel quale fare particolare attenzione anche in Italia, dove sono cresciute le vittime di sesso maschile”.
Spose bambine
Anche i matrimoni forzati continuano a essere un fenomeno molto grave, le minorenni vittime nel mondo sono 9 milioni: Asia Orientale, Africa, Europa e Asia Centrale sono le aree dove un’estate piaga è maggiormente diffusa. “La maggior parte dei matrimoni forzati - si legge nel dossier - è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73 per cento dei casi) o da parenti stretti (16 per cento) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale”.
Schiavitù moderna anche in Italia
La piaga della schiavitù moderna non risparmia neppure l’Italia, dove i più esposti sono i minori non accompagnati. Tra le 1.150 segnalazioni arrivate quest’anno al numero verde anti-tratta ci sono anche i minori: già 62 nei primi cinque mesi del 2024.
“Parliamo di piccoli numeri, ma è la punta di un iceberg - prosegue Inverno -, una minima parte di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso che è difficile da misurare. I contorni della tratta sono cambiati dal Covid in poi, molto si sviluppa all’interno delle case, ancora più spesso online, in Italia e non solo, e questa è una questione che andrebbe indagata meglio. Ma quando parliamo di minori e minori non accompagnati, che sono i più a rischio, non ci sono servizi specializzati che identificano le vulnerabilità specifiche di questi ragazzi. Vengono inseriti nei circuiti di protezione senza che vengano attivati i servizi dedicati alle vittime di tratta, che hanno alle spalle altre storie, altre violenze, altre vicende familiari. Ci sarebbe bisogno di misure più cucite sulle loro caratteristiche”.
Un anno fa la precedente edizione del rapporto di Save the Children aveva denunciato la condizione dei figli dei braccianti che lavorano nei terreni agricoli di Latina e Ragusa, evidenziando la situazione aberrante nella quale vivono gli immigrati, portata poi alla ribalta dalla morte disumana di Satnam Singh, paragonabile allo schiavismo più che all’uso di manodopera a buon mercato.
Canali regolari di ingresso
“Non soltanto noi, ma anche le agenzie dell’Onu per prime rilevano la presenza di un nesso molto forte tra la chiusura dei confini e il rischio di tratta e di traffico di esseri umani - dice ancora Antonella Inverno -. Poiché mancano canali regolari di ingresso, le persone che scappano da persecuzioni ma anche da storie di violenza familiare, sono costrette a mettersi nelle mani dei trafficanti: più si è ricattabili e più si è assoggettabili a forme di sfruttamento. Le azioni messe in campo sono troppo poche, e c’è la necessità di un maggior coordinamento delle reti di protezione anche perché le reti criminali sono piuttosto coordinate”.
Save the Children chiede inoltre che siano attuate le azioni previste dal Piano nazionale contro la tratta 2022-2025 , che sia rafforzato l’impegnò per approfondire i fenomeni emergenti e che e che vengano attuate le procedure di “referral” per l’identificazione dei minori vittime di tratta all’arrivo, nei luoghi di frontiera, nei casi di rintraccio sul territorio e in fase di accoglienza. Commozione e sdegno non bastano: ci vogliono interventi continuativi e capillari di contrasto del traffico e dello sfruttamento degli esseri umani.