L’hanno chiamato “Il Boom” e fa scuola tra i Paesi europei. È il piano tedesco da 130 miliardi di euro per affrontare la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19 e fa sì che la Germania, ancora una volta, punti ad accreditarsi come faro tra i membri dell’Unione. Anche il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, al termine degli Stati generali ha annunciato un possibile taglio dell’Iva proprio sul modello dei provvedimenti decisi da Berlino (proposta che però non ha incrociato l’entusiasmo dei due principali partiti della maggioranza). Certo è che la Germania è chiara nelle cifre e nel puntare tutto su tre pilastri: il rilancio dei consumi, gli aiuti a lavoratori e imprese e la modernizzazione del Paese anche attraverso l’economia verde.
Il taglio tedesco dell’Iva dal 19 al 16 per cento e dell’imposta ridotta dal 7 al 5 per cento una tantum, per un costo di 20miliardi, ha lo scopo di rimettere in moto le vendite, ma mostra alcune incognite, vale a dire la reale possibilità che i cittadini aumentino i propri consumi e quella che le imprese usino davvero il taglio delle tasse per ridurre i prezzi. Incognite che, per altro, graverebbero anche sull’eventuale misura nostrana. In materia di aiuti alle famiglie tedesche, la principale novità consiste nel bonus figli che passerà da 204 euro a 300 per ogni minore. Sul fronte delle imprese il piano prevede un’iniezione d liquidità per quelle piccole e medie attraverso prestiti agevolati aggiuntivi e la defiscalizzazione degli investimenti. Alla promozione di tecnologie digitali e pulite (produzione di idrogeno e mobilità elettrica) saranno destinati circa 50 miliardi, ma secondo i Verdi tedeschi le misure non sono ancora sufficienti perché dovrebbero guardare più a lungo termine ed essere supportate da interventi che abbiano come obiettivo la giustizia sociale.
Il piano viene quindi giudicato positivamente da più parti, dentro e fuori i confini tedeschi, ma non mancano le voci critiche dal mondo degli economisti, come spiega nella nostra intervista Volker Telljohann, ricercatore dell’Ires dell’Emilia Romagna. Le obiezioni sollevate sono inerenti la sottovalutazione del carattere di questa crisi, l’insufficienza della qualità e della quantità del piano e la mancata considerazione della portata del crollo di domanda estera da cui dipende il mercato tedesco. Difetti di valutazione che, in mancanza di correzioni, saranno pagati dai lavoratori già fortemente penalizzati dalla cassa integrazione e dal concreto rischio dei licenziamenti.