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Guerra che vai, armi - italiane - che trovi. E così anche nel conflitto tra Israele e Palestina l'Italia gioca la sua parte. "Negli ultimi anni - denuncia la campagna Banche armate - i contratti per sistemi militari tra Italia e Israele hanno segnato un’impennata nonostante l’escalation delle violazioni da parte delle forze militari israeliane. Nell’ultimo quinquennio (2016-2020) l’Italia ha autorizzato esportazioni militari a Israele per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro che comprendono armi semiautomatiche, bombe e missili, strumenti per la direzione del tiro e apparecchi per l’addestramento militare."
Un'escalation commerciale e armata iniziata con il governo Monti, nel 2012, quando dando seguito agli accordi presi dal precedente esecutivo Berlusconi, venne definito "il contratto per la vendita allo Stato d’Israele di 30 velivoli da addestramento avanzato M-346 della Alenia Aermacchi, azienda del gruppo Finmeccanica (oggi Leonardo S.p.A.): velivoli già predisposti nella versione da combattimento multi-ruolo 'fighter attack'. Negli anni successivi - spiega ancora la Campagna che mette in evidenza anche il ruolo svolto dagli istituti di credito - le forniture di sistemi militari dall’Italia a Israele sono aumentate, ma non hanno segnato valori rilevanti fino al febbraio 2019 quando i ministeri della Difesa italiano e israeliano hanno firmato un accordo per l’acquisto di sette elicotteri AW119Kx d’addestramento avanzato per le forze aeree israeliane, del valore di 350 milioni di dollari, in cambio dell’acquisto da parte dell’Italia di un valore equivalente di tecnologia militare israeliana: nel settembre del 2020 sono stati aggiunti altri cinque elicotteri AW119Kx, per un totale di dodici."
Ed ecco che l'Italia, quella che all'articolo 11 della Costituzione, "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" entra in questo ennesimo conflitto fatto di respressione, missili, rappresaglie, raid, morti e violenze.
La richiesta al governo italiano è di sospendere immediatamente tutte le forniture di armamenti a Israele e revocare le licenze in corso. Allo stesso tempo, la campagna sostenuta tra gli altri da Padre Alex Zanotelli e don Renato Sacco, ribadisce che per mettere fine alle violenze "c’è solo un modo: riconoscere al popolo palestinese il suo Stato e, di conseguenza, tutelarne il territorio e il diritto all’autodeterminazione eleggendo i propri rappresentanti politici. Il governo israeliano continua, invece, ad utilizzare ogni mezzo, compreso l’intervento militare, per la repressione nei confronti del popolo palestinese di cui da anni lo Stato di Israele sta occupando i territori in violazione del diritto internazionale e nei cui confronti sta attuando politiche di apartheid che rasentano la 'pulizia etnica'".