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Serve un vero piano industriale europeo. Questa la richiesta che mercoledì 5 febbraio porteranno in piazza a Bruxelles migliaia di lavoratrici e di lavoratori dell’industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti, della chimica-farmaceutica, dell’energia, della moda, della plastica, di vetro e ceramica.
“L’Unione Europea e i governi devono agire ora per l’industria e il lavoro, sono necessarie risposte concrete e urgenti per governare e non subire la transizione ecologica”, dicono Fiom e Filctem Cgil, Fim e Femca Cisl, Uilm e Uiltec Uil, partecipando alla manifestazione organizzata da IndustriAll Europe, il sindacato europeo dell’industria. L’appuntamento è alle 10.30 sotto la sede del Consiglio europeo (in place Jean Rey).
Si alterneranno sul palco le delegate e i delegati delle diverse realtà industriali più rappresentative e saranno presenti alla manifestazione i segretari generali di Fiom (Michele De Palma), Fim (Ferdinando Uliano), Uilm (Rocco Palombella) e di Filctem (Marco Falcinelli), Femca (Nora Garofalo) e Uiltec (Daniela Piras).
Sindacati: “Investire nella giusta transizione”
“A causa della mancanza di una chiara strategia e di un piano industriale europeo, di decisioni aziendali sbagliate e di ritardi negli investimenti nell’industria, la deindustrializzazione non è più una minaccia, ma una realtà”, scrivono i sindacati italiani.
I sindacati italiani chiedono, anzitutto, di “investire nella formazione delle lavoratrici e dei lavoratori per garantire una giusta transizione ed evitare licenziamenti”, nonché di “prevedere una politica industriale con forti investimenti pubblici per una crescita inclusiva a condizionalità sociali integrate in tutti gli investimenti pubblici”.
Per Fiom, Fim, Uilm, Filctem, Femca e Uiltec occorre inoltre “investire in reti e infrastrutture moderne per un’energia stabile, conveniente, affidabile e a basse emissioni di carbonio”. Necessario, infine, è “rafforzare la contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale e garantire pratiche di acquisto eque e la due diligence sui diritti umani lungo le catene di fornitura”.