PHOTO
L’autorità di regolamentazione tedesca ha concesso l’autorizzazione al trading e alla custodia di criptovalute a Coinbase Germany GmbH, controllata da Coinbase, società globale con sede negli Stati Uniti e quotata in borsa. Si tratta della prima società europea ad aver ottenuto una licenza di questa natura.
La Germania aveva già in precedenza autorizzato le sue banche a vendere Bitcoin, ma non c’era ancora una società autorizzata come custode dei fondi con licenza di BaFin, l’Autorità federale che vigila sui mercati finanziari fondata in Germania nel maggio 2002 con funzioni omologhe alla nostra Consob. L’assenza di una società autorizzata rendeva di fatto impossibile operare a norma di legge mentre ora, in virtù di questa autorizzazione, le banche potrebbero utilizzare collaborazioni per cambio e custodia con Coinbase, fornendo ai propri clienti servizi di compravendita di criptovalute.
E mentre la Svizzera è in procinto di varare una nuova legge che adegui il diritto federale agli “sviluppi della tecnologia dei registri distribuiti”, cioè alla tecnologia blockchain che è alla base dello scambio di criptovalute, l’Europa mette in campo una iniziativa finalizzata alla costituzione di una nuova agenzia dedicata, Amla (Anti-Money Laundering Authority), in primo luogo per arginare le transazioni illecite in campo europeo, ma avendo in realtà anche l’obbiettivo di creare un pacchetto normativo rivolto ai provider e alle piattaforme del settore per obbligarli ad una maggiore trasparenza e, qualora necessario a fini legali, obbligarli a rendere noti i dettagli relativi alle identità di chi esegue e di chi riceve i pagamenti.
La stessa Consob nel nostro paese ha recentemente evidenziato la seria necessitá di regolazioni europee e nazionali per evitare operazioni opache che possano favorire attività criminali come il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale o la violazione della privacy.
Nell'Unione Europea dunque la Bce ha proposto la creazione di una Cbdc, Central Bank Digital Currency (o cryptoeuro, una stablecoin comunque legata al valore dell’euro ma gestibile da un portafoglio elettronico), mentre la Commissione europea ha avanzato una Strategia per la finanza digitale, sottoponendola all'esame del Parlamento e aprendo un'ampia consultazione tra operatori. Stiamo assistendo di fatto ad un'accelerazione verso l'approvazione del programma Mica (Market In Crypto-Asset), secondo la proposta di Regolamento presentata a settembre 2020 sulla base della necessità, evidenziata da Ursula Von der Leyen, di "un approccio comune con gli Stati membri in materia di criptovalute per far comprendere come sfruttare al meglio le opportunità che esse creano e affrontare i nuovi rischi che possono comportare”.
Obbiettivi della proposta di Regolamento sono la certezza del diritto e il sostegno all’innovazione, garantendo però livelli adeguati di tutela dei consumatori e degli investitori e di integrità del mercato oltre che la stabilità del mercato finanziario.
La definizione di risorsa crittografica prevista nella proposta di Regolamento come rappresentazione digitale di valore o diritti, che può essere trasferita e archiviata elettronicamente utilizzando la blockchain o tecnologia analoga, potrebbe render qualsiasi asset gestito tramite blockchain potenzialmente ricompreso tra i requisiti normativi Mica, indipendentemente dalla sua natura e funzione economica.
La proposta europea sembra dunque prendere atto dei rischi possibili legati alla diffusione delle cripto valute. Del resto, già diversi Stati membri stanno mettendo in atto misure volte al governo del fenomeno: la Banca di Francia, ad esempio, ha sperimentato la creazione a livello nazionale di cryptoeuro simulandone l’utilizzo negli scambi tra titoli quotati per valutare le interazioni tra infrastrutture distribuite e convenzionali, testandone anche l’impatto nel processo di collocamento di obbligazioni Bei virtuali (o tokenizzate) per un ammontare di 100.000.000 di euro. È stato poi emesso un comunicato nel quale le Banche hanno spiegato che l’esperimento è consistito, dal punto di vista tecnico, nella predisposizione di appositi smart contracts, che potessero assicurare alla Banca centrale francese non solo l’emissione, ma anche il controllo della circolazione dei Cbdc tokens, cioè di token rappresentativi dell’obbligazione.
La Bce ha recentemente dichiarato che le criptovalute non sono ancora molto utilizzate per i pagamenti e dunque le istituzioni dell’Eurozona, avendo una esposizione limitata agli strumenti finanziari cripto, non corrono ad ora forti rischi sistemici. Nel frattempo, come abbiamo detto, la stessa Bce sta valutando la possibilità di lanciare la sua valuta digitale della banca centrale (Cbdc), un euro digitale in senso stretto.
Dunque, un panorama complesso, in cui persino la Cina è intervenuta in maniera decisa per impedire le transazioni in Bitcoin invitando, tramite la banca centrale, le maggiori banche e le piattaforme di pagamento online del Paese (in particolare il gigante Alipay) ad applicare il divieto di transazioni in Bitcoin e altre valute virtuali. È stato inoltre bloccato il mining che, ricordiamo, vede la Cina come maggior “estrattore” mondiale. Questa mossa, che ha determinato una rilevante caduta del valore di gran parte delle cripto valute, se da un lato è determinata dalla volontà di ridurre il mastodontico utilizzo di energia necessario a questa attività, è anche e soprattutto determinato dalla volontà di ridurre la concorrenza nei confronti di quello yuan digitale ormai in dirittura d’arrivo che People’s Bank of China vorrebbe si affermasse come stablecoin internazionale. Terminati con esito positivo i test effettuati in alcune aree del paese, si sta puntando infatti a provarne la stabilità e la diffusione anche fuori dai confini nazionali.
Se il quadro è questo non sfugge a nessuno che anche sul tema della innovazione digitale applicata alla moneta si giocano battaglie che coinvolgono stati e Big tech, e che hanno ricadute sui rapporti tra istituzioni e cittadini, sulla stabilità finanziaria, sul diritto alla privacy e sulla cybersicurezza.
Sembrano delinearsi le due strategie principali con cui i diversi player provano ad affrontare questa nuova partita geopolitica: da una parte l’accordo e la collaborazione con giganti privati non sempre controllabili ma già affermati, dall’altra parte lo scontro frontale a colpi di divieti ed alternative credibili e stabili. È evidente la necessità di leggere queste evoluzioni in un quadro di regolamentazione più ampia, di trasparenza, di democrazia, di riduzione delle diseguaglianze.
Cinzia Maiolini è la responsabile Ufficio lavoro 4.0 Cgil nazionale
Cristian Perniciano è il responsabile Politiche fiscali Cgil nazionale