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La richiesta del procuratore capo della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa e tre leader di Hamas tiene banco sui media e tra l’opinione pubblica. Un’eventualità, quella dell’arresto, che pare ben lungi dall’essere realizzata, mentre invece rimane drammaticamente concreta l’emergenza sanitaria e umanitaria nella Striscia di Gaza, passata ora in secondo piano.
Sono 31 ospedali su 36 quelli danneggiati o distrutti, fanno sapere dell’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il commissario europeo per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic. L’Oms ha registrato un totale di 890 attacchi a strutture sanitarie, di cui 443 a Gaza e 447 in Cisgiordania: “Tra quelli distrutti c’è l’ospedale Al-Shifa, il più grande complesso medico della Striscia, che rimane oggi completamente fuori servizio”,
Un operatore sul campo come Medici senza frontiere fa sapere che dall’inizio del conflitto a Gaza ha dovuto lasciare 12 diverse strutture sanitarie, dopo avere subìto “26 incidenti violenti, tra cui attacchi aerei che hanno danneggiato gli ospedali, carri armati che hanno sparato contro i rifugi di Msf le cui posizioni erano condivise con le parti in conflitto, offensive di terra contro i centri medici e convogli colpiti”.
Anche a Rafah hanno dovuto evacuare l’ospedale da campo indonesiano a causa delle operazioni militari in corso: pazienti e medici “non sono più al sicuro, nonostante sia una struttura sanitaria che dovrebbe essere protetta dal diritto umanitario internazionale”. Sono testimonianze che danno la misura della catastrofe in corso dopo sette mesi e mezzo di guerra, quando “a Gaza non ci sono più regole e la popolazione si trova di nuovo sotto attacco tra bombardamenti, missili, sparatorie e violenze”.
Borrel e Lenarcic, in una lettera congiunta, affermano che gli ospedali di Gaza che sono rimasti in piedi “sono parzialmente funzionanti e operano con gravi limitazioni. A causa della situazione disastrosa, molti di essi sono sull’orlo del collasso o hanno dovuto essere chiusi. L’accesso alle cure mediche di emergenza è ancora più cruciale in un momento in cui i palestinesi di Gaza vivono sotto un costante bombardamento e più di 9.000 feriti gravi rischiano di morire a causa della mancanza di un’adeguata assistenza sanitaria”.
Gli alti funzionari europei chiedono alle parti in causa, Israele e Hamas, di rispettare il diritto umanitario internazionale, vista la situazione “disperata più che mai” degli innocenti a Gaza come quella degli ostaggi ancora trattenuti da Hamas. Da canto suo medici senza frontiera è perentoria: “Cessate il fuoco immediatamente”.