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Le segreterie generali di Fim, Femca, Fiom, Filctem, Uilm e Uiltec hanno inviato una lettera congiunta al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, e alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Oggetto della missiva è il Clean Industrial Deal, che verrà presentato il 26 febbraio dalla Commissione europea. La lettera segue la mobilitazione europea del 5 febbraio scorso, durante la quale migliaia di lavoratori del settore industriale e i loro sindacati, riuniti sotto l’egida di IndustriAll Europe, hanno manifestato a Bruxelles per chiedere maggiori investimenti a tutela dell’occupazione e dell’industria europea.
Desertificazione industriale europea
I dati sono allarmanti: dal 2008 il settore manifatturiero europeo ha perso 2,5 milioni di posti di lavoro, con quasi 100.000 licenziamenti solo nell’industria siderurgica. Nel solo comparto automobilistico, da giugno sono stati annunciati oltre 90.000 esuberi. Il rischio, denunciano i sindacati, è un’accelerazione della desertificazione industriale, che minaccia la coesione sociale e la stabilità economica del continente.
Nel documento, le organizzazioni sindacali chiedono con urgenza un quadro normativo e finanziario in grado di contrastare la deindustrializzazione e garantire la sicurezza occupazionale. Tra le richieste principali figura un programma europeo simile al fondo Sure, istituito durante la pandemia, per sostenere l’occupazione e introdurre una moratoria sui licenziamenti. Inoltre, si sollecita la fine dell’austerità con l’introduzione di una "regola d’oro" negli investimenti sociali e nella transizione ecologica.
Le risorse pubbliche, sottolineano i sindacati, devono essere impiegate con criteri rigorosi: ogni euro destinato alle imprese dovrà essere vincolato a condizionalità sociali, garantendo la creazione di posti di lavoro di qualità. Tra le proposte avanzate, vi è anche l’utilizzo strategico degli appalti pubblici per incentivare la domanda e sostenere l’occupazione europea.
I sindacati chiedono inoltre misure concrete per contrastare la concorrenza sleale, il dumping industriale e le sovraccapacità produttive, elementi che mettono a rischio la resilienza industriale europea nei mercati globali.
I cinque pilastri del Clean Industrial Deal
Il Clean Industrial Deal, affermano i firmatari della lettera, dovrà essere un vero e proprio accordo tra lavoratori, industria e governi, e basarsi su cinque pilastri fondamentali:
– Una transizione giusta, con diritti garantiti per tutti i lavoratori in termini di sicurezza del lavoro e formazione
– Un piano di investimenti su scala europea, con condizionalità sociali per gli aiuti pubblici all’industria
– L’accesso a energia pulita e accessibile per tutti, sia a livello domestico che industriale
– Un rafforzamento della democrazia nei luoghi di lavoro, attraverso una contrattazione collettiva più forte e una maggiore partecipazione dei lavoratori
– Garanzie sulla catena di approvvigionamento globale, per assicurare il rispetto dei diritti umani e pratiche commerciali eque.
La lettera si conclude con un appello alla Commissione europea affinché il Clean Industrial Deal sia uno strumento concreto per rilanciare l’industria europea, mettendo al centro i lavoratori e il loro futuro. "Il progetto europeo è stato costruito dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’industria. Ora è il momento di rimettere i lavoratori al centro di questo progetto" – si legge nel documento.
L’appuntamento è fissato per il 26 febbraio, quando la Commissione presenterà il suo piano. I sindacati attendono risposte concrete, nella speranza che l’Europa scelga di investire nel lavoro e nella sua capacità industriale, invece di assistere passivamente alla sua erosione.