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Fermare la repressione del popolo che sta protestando contro le politiche di austerità del governo, rimuovere i militari dalle strade e aprire un vero dialogo con i sindacati, i gruppi studenteschi e le altre organizzazioni della società civile: sono le richieste che il sindacato mondiale Csi-Ituc rivolge al governo cileno mentre il Paese è ancora attraversato da una vera e propria rivolta, partita dalla protesta contro l'aumento del prezzo dei trasporti, ma poi sfociata in una ribellione contro il carovita e le disuguaglianze sociali ed economiche del Paese latinoamericano. Drammatico il bilancio che al momento è di 15 morti e 2.643 feriti, con oltre 1500 arresti.
“È inconcepibile che mentre continua il coprifuoco e ci sono i soldati nelle strade, con un governo che impone difficoltà enormi al suo stesso popolo, Santiago si prepari ad ospitare importantissimi summit internazionali come quello dell'Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) e quello sul clima dell'Onu – commenta Sharan Burrow, segretaria generale della Csi-Ituc – Il governo deve urgentemente cambiare rotta- continua Burrow – per prima cosa nell'interesse del popolo cileno e anche per risollevare la reputazione internazionale del paese, necessaria ad ospitare eventi così importanti”.
“Il malcontento popolare – sostiene ancora la segretaria della Csi-Ituc – è un risultato diretto delle politiche regressive del governo di destra, che ha allargato le disuguaglianze e colpito duramente servizi vitali pubblici come sanità e istruzione. Non c'è futuro per un governo che segue i diktat della finanza internazionale e costringe le persone normali a sostenere il peso”. (Fab.Ri)