BASAURI – “Despidorik ez” (No ai licenziamenti) e “No sobra nadie” (Nessuno è di troppo) sono stati gli slogan più cantati dai lavoratori e le lavoratrici della Bridgestone di Basauri (Paesi Baschi), le loro famiglie e un’intera città che si è riversata nelle strade durante le prime due giornate di sciopero contro il provvedimento di licenziamento collettivo annunciato dall’azienda il 31 marzo.

Il provvedimento riguarda 335 lavoratori su un totale di 831. Una mazzata per la cittadina basca di poco più di 40 mila abitanti, soprattutto perché arriva dopo un Erte (una specie di cassa integrazione) di oltre un anno. “Siamo stati in Erte dal dicembre 2023”, spiega Igor Mena, delegato di Comisiones Obreras (CcOo) nello stabilimento di Basauri: “La fabbrica è rimasta chiusa per 100 giorni. Stiamo attraversando il periodo peggiore nella storia dello stabilimento, con un processo di delocalizzazione già in atto che ha visto lo spostamento della maggior parte della produzione in Polonia".

La sindacalista di Lab Tamara Martin Bernal aggiunge che l’annuncio dei vertici Bridgestone rivela “ancora una volta l’inesistenza di un progetto di piano industriale alternativo in una situazione di incertezza globale come quella attuale, ma anche l’arroganza di molte imprese che cercano di approfittare di questa situazione”.

Bridgestone (multinazionale di proprietà giapponese) ha annunciato anche il licenziamento di 211 lavoratori (su 418) nello stabilimento di Puente San Miguel, in Cantabria. Non a caso, alle manifestazioni per le vie di Basauri hanno partecipato anche numerosi lavoratori provenienti dallo stabilimento cantabrico, perché “solo uniti possiamo far pressione sull’azienda”, come hanno detto nel loro intervento.

Durante il primo incontro con i vertici aziendali e i rappresentanti delle istituzioni pubbliche (governo basco e comune di Basauri), le Rsu hanno chiesto “il ritiro immediato del provvedimento di licenziamento. Un atto brutale - continua Igor Mena - che ha dimostrato la totale assenza di empatia da parte dell’azienda”.

Il sindacalista aggiunge che “i dati e il rapporto fornito dalla stessa azienda ci dimostrano che questo provvedimento è ingiustificato. Durante il periodo di Erte, inoltre, non abbiamo registrato da parte dell’azienda alcun cambio di strategia. Non c’è stato alcun interesse a dialogare con i lavoratori”.

Quanto alla posizione delle istituzioni pubbliche locali, Tamara Martin Bernal dice che “sono due anni che si permette a questa multinazionale di tagliare posti di lavoro. La politica del governo basco ha la sua dose di responsabilità in questa situazione: ha regalato soldi pubblici a queste aziende senza chiedere alcun impegno in cambio”.

La zona di Basauri negli ultimi anni è stata colpita da licenziamenti e chiusure di stabilimenti, e per questo l’annuncio dei tagli alla Bridgestone preoccupa tutti. “L’azienda – riprende Mena – non ci ha detto, nonostante siano dati che abbiamo richiesto più volte, quanti sono gli appalti e i subappalti che Bridgestone ha. Perché una diminuzione di produzione riguarda migliaia di altri lavoratori oltre a noi”.

Martedì 15 aprile ci sarà un terzo sciopero con manifestazione a Basauri, preceduto oggi (lunedì 14) da un nuovo incontro tra Rsu e azienda. “Non sono molto ottimista – dice Mena – sull’incontro. Se la trattativa non avanza, l’assemblea dei lavoratori dovrà decidere come continuare la mobilitazione. Stiamo già discutendo alcune idee per mobilitazioni più contundenti, sempre cercando di mantenere l’unità che è il nostro maggior punto di forza”.

Firestone - Bridgestone

La compagnia americana Firestone aprì lo stabilimento di Basauri nel 1933. Nel 1988 la fabbrica venne acquistata dalla compagnia giapponese Bridgestone che qui continua a produrre pneumatici radiali per autocarro e autobus (mentre in Cantabria produce pneumatici radiali per mezzi agricoli).