Mentre dal 7 ottobre gli occhi del mondo sono rivolti verso Gaza, la situazione nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est, diventa giorno dopo giorno più allarmante e urgente. Si moltiplicano, infatti, le testimonianze su violazioni dei diritti umani nei confronti dei palestinesi. Abbiamo intervistato Issam Aruri, avvocato e direttore del Jerusalem legal aid center, una Ong di base a Ramallah e Gerusalemme che promuome i diritti umani in Palestina.
Secondo quando riporta l’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu dal 7 ottobre al 2 novembre, i palestinesi uccisi in Cisgiordania sono già 132, di cui 41 bambini. Anche la violenza dei coloni, che era già a livelli record, è aumentata drammaticamente con una media di sette attacchi al giorno. In più di un terzo dei casi sono state utilizzate armi da fuoco.
Sempre stando a quanto riportano le Nazioni Unite, intere comunità vengono costrette ad abbandonare le loro terre a causa di questa violenza. Al 2 novembre, quasi 1.000 palestinesi provenienti da almeno 15 comunità di pastori sono stati costretti a lasciare le loro case. “In queste circostanze, la violenza dei coloni può equivalere al trasferimento forzato di una popolazione – una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. Israele, in quanto potenza occupante, ha l’obbligo di garantire la sicurezza e la protezione della popolazione occupata ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani e del diritto internazionale umanitario”, ha commentato la portavoce dell’Alto commissariato per i diritti umani Liz Throssell.
Sempre Liz Throssell ha dato notizia di “ripetuti incidenti, in cui coloni armati hanno dato alle comunità palestinesi ultimatum di lasciare le loro case o di essere uccisi. Dal 7 ottobre, le forze israeliane hanno arrestato quasi 2.000 palestinesi. Abbiamo ricevuto rapporti credibili e coerenti che indicano un ulteriore aumento dei maltrattamenti nei confronti dei detenuti, che in molti casi potrebbero equivalere a tortura.”