Quasi nove paesi su 10 in tutto il mondo hanno violato il diritto di sciopero, mentre circa otto paesi su 10 hanno negato ai lavoratori il diritto di contrattare collettivamente termini e condizioni migliori. Quest’anno, con uno sviluppo profondamente preoccupante, il 49% dei paesi ha arrestato o detenuto arbitrariamente membri dei sindacati, rispetto al 46% del 2023, mentre più di quattro paesi su 10 hanno negato o limitato la libertà di parola o di riunione.

È quanto emerge dal Global Rights Index, il rapporto annuale curato dalla Csi-Ituc, la confederazione mondiale dei sindacati, giunto quest’anno alla sua undicesima edizione.

Il rapporto offre un importante lettura sullo stato della lotta mondiale per difendere ed esercitare i diritti fondamentali e le libertà dei lavoratori e dei sindacati. Come attesta, ci sono chiari segnali che i governi e le aziende stanno accelerando i loro sforzi per calpestare questi diritti fondamentali che sono alla base della natura stessa della democrazia e dello stato di diritto.

Queste cifre e tendenze rafforzano un quadro globale in cui i diritti democratici e le libertà civili, conquistati con fatica, sono sotto attacco grave e incessante. Ecco perché, quest’anno, l’Ituc ha lanciato la campagna Per la democrazia a sostegno dei diritti e delle libertà di cui tutti gli individui dovrebbero godere senza timore di persecuzioni o oppressione.

“Da 11 anni ormai l'Indice registra un rapido declino dei diritti dei lavoratori in ogni regione del mondo – dichiara il segretario generale dell'Ituc Luc Triangle -. I lavoratori sono il cuore pulsante della democrazia e il loro diritto a essere ascoltati è fondamentale per la salute e la sostenibilità dei sistemi democratici. Quando i loro diritti vengono violati, la democrazia stessa viene attaccata. Democrazia, sindacati e diritti dei lavoratori vanno insieme; semplicemente non puoi avere l’uno senza l’altro”.

Il Global Rights Index è un’analisi completa dei diritti dei lavoratori secondo la legge che classifica 151 paesi rispetto a un elenco di 97 indicatori derivati ​​dalle convenzioni e dalla giurisprudenza dell'Ilo, e come tale è l'unico database nel suo genere. Valuta i paesi su una scala da 1 a 5+ in base al grado di rispetto dei diritti dei lavoratori. Le violazioni vengono registrate ogni anno da aprile a marzo.

I principali risultati

I 10 paesi peggiori per i lavoratori sono: Bangladesh, Bielorussia, Ecuador, Egitto, Swaziland, Guatemala, Myanmar, Filippine, Tunisia e Turchia.

Ventidue sindacalisti sono stati uccisi in sei paesi: Bangladesh, Colombia, Guatemala, Honduras, Filippine e Repubblica di Corea.

Solo due paesi hanno visto il loro rating migliorare nel 2024: la Romania è passata da 4 a 3 e il Brasile è ora classificato 4, in miglioramento rispetto al 5 dell’anno scorso.

Tredici paesi hanno valutazioni peggiori: Costa Rica, Finlandia, Israele, Kirghizistan, Madagascar, Messico, Nigeria, Qatar, Federazione Russa, Arabia Saudita, Sudan, Svizzera e Venezuela.

L’87% dei paesi ha violato il diritto di sciopero.

Il 79% dei paesi ha violato il diritto alla contrattazione collettiva.

Il 75% dei paesi ha escluso i lavoratori dal diritto di fondare o aderire a un sindacato.

Il 74% dei paesi ha impedito la registrazione dei sindacati.

Nel 65% dei paesi, i lavoratori non hanno avuto o hanno avuto un accesso limitato alla giustizia.

Il 43% dei paesi ha limitato la libertà di parola e di riunione.

I lavoratori sono stati arrestati e detenuti in 74 paesi.

I lavoratori hanno subito violenze in 44 paesi.

L’Europa ha una valutazione media di 2,73, in calo rispetto a 2,56 nel 2023, continuando un rapido peggioramento rispetto a 1,84 nel 2014 – il calo più grande visto in qualsiasi regione del mondo negli ultimi 10 anni.

La regione peggiore al mondo per i lavoratori è il Medio Oriente e il Nord Africa, con un punteggio medio di 4,74, peggiore del 4,53 ricevuto nel 2023 e del 4,25 del 2014. 

“Nonostante alcuni modesti miglioramenti, il quadro generale mostra un attacco incessante alle libertà civili, ai diritti dei lavoratori e agli interessi dei lavoratori”, conclude Triangle. “Ciò avviene sullo sfondo di una crisi continua e devastante del costo della vita, di una rivoluzione tecnologica che cambia rapidamente il mondo del lavoro e di un peggioramento dei livelli globali di conflitti violenti in cui i lavoratori affrontano le conseguenze catastrofiche della guerra”.