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Ritorniamo ad Assisi (al Teatro Cittadella - Pro Civitate Christiana, oggi, sabato 9 ottobre) per ricordare alle nostre istituzioni, al Parlamento e al governo le nostre responsabilità in materia di politica estera e di alleanze, affrontando due crisi come quella afgana e quella israelo-palestinese che, pur avendo origini in epoche e contesti diversi, rappresentano la debolezza del sistema multilaterale delle Nazioni Unite e “smascherano” il potere delle lobby delle armi e degli interessi geopolitici, che finiscono per sovrastare principi e valori universali che il mondo occidentale si vanta di rappresentare.
Nella prima sessione affronteremo cosa hanno significato vent’anni di intervento militare occidentale in Afghanistan, e in quale situazione versa il paese asiatico e la sua popolazione, nuovamente sotto l’oppressione e la violenza dei talebani. Un fallimento sotto tutti i punti di vista - politico, militare, umanitario - sostenuto da una teoria, “combattere il terrorismo con gli eserciti”, che ha portato a un radicale cambiamento del paradigma di intervento internazionale, sempre più muscolare e poco di cooperazione, e ha fatto proliferare “guerre infinite”.
In prossimità del G20 sull’Afghanistan, annunciato dal presidente del Consiglio Draghi, faremo pervenire all’opinione pubblica e alla politica le proposte della società civile italiana sul caso Afghanistan e, in generale, sull’evidente debolezza del modello di missioni militari internazionali adottato anche dall’Italia.
La seconda sessione rilancia la necessità di riconoscere lo Stato di Palestina per costruire la pace giusta tra i due popoli, passando dalle dichiarazioni all’applicazione della soluzione dei due Stati, come già riportato dalla Dichiarazione del 29 novembre scorso, come ripreso dalla campagna europea e, per ultimo, dall’interessante iniziativa di una ventina di parlamentari democratici del Congresso Usa, che il 23 settembre scorso hanno depositato una proposta di legge, “Two state solution Act”, per un cambio radicale della politica statunitense nei confronti della questione palestinese.
Non si può accettare o assecondare lo status quo, che nella pratica significa la permanente violazione del diritto internazionale e dei diritti umani, ed è il preludio di nuove violenze, il ripetersi della spirale di provocazioni e risposte da ambo le parti, in misura sproporzionata per le note disparità militari e distruttive in campo, ma il cui unico risultato è il trionfo delle armi e della forza distruttiva delle bombe. Nulla a che vedere con il diritto e le ragioni dell’altro, con la costruzione di quei legami emotivi tra le due comunità, indispensabili per far crescere i semi della pace giusta.
Avremo la possibilità di ascoltare testimonianze dalla Palestina e da Israele e di confrontarci con esponenti parlamentari e con Marina Sereni, vice-ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
La conferenza è il contributo di un ampio arco di organizzazioni e sindacati della società civile italiana per la costruzione della pace, del disarmo e della non violenza, che nel solco della testimonianza e del pensiero di Aldo Capitini riaffermano unitariamente quei valori con proposte concrete. A distanza di 60 anni da quella prima marcia tra Perugia e Assisi che destò le coscienze della nostra società e dei politici contro le nuove guerre, la corsa al riarmo, la proliferazione delle armi nucleari che allora incombevano e che ancora oggi non siamo riusciti a fermare e a eliminare dalla storia.
Elenco delle organizzazioni promotrici:
Cgil - Cisl - Uil - Agesci - Acli - Anpi - Arci - Associazione comunità Papa Giovanni XXIII - Associazione ONG Italiane - Assopacepalestina - Legambiente - Libera - Centro internazionale studenti Giorgio La Pira - Fondazione Giorgio La Pira - Fondazione Lelio e Lesli Basso - Pax Christi Italia - Piattaforma ONG Italiane Mediterraneo e Medio Oriente - Pro Civitate Christiana Cittadella di Assisi - Rete Italiana Pace e Disarmo
Sergio Bassoli, area politiche europee e internazionali della Cgil