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La Pasqua di Gaza conta 44 morti e 145 feriti. Mentre il mondo cristiano celebra la festa simbolo di rinascita e speranza, la Striscia affronta una delle peggiori crisi umanitarie della sua storia recente. Dopo oltre 16 mesi di conflitto, la regione è devastata: più di 51.000 persone hanno perso la vita, e il 90% della popolazione è stata costretta a lasciare le proprie case, trovandosi in condizioni di estrema precarietà
Una crisi umanitaria senza precedenti
Le infrastrutture civili sono state gravemente danneggiate: il 60% è ormai inutilizzabile. La mancanza di cibo, acqua potabile, elettricità e medicinali ha reso la vita quotidiana insostenibile. Oltre 700.000 persone vivono senza accesso diretto all’acqua, con un rischio elevato di epidemie. Gli ospedali, già sovraccarichi, sono stati colpiti da attacchi aerei, come nel caso dell’ospedale Al-Ahli, causando la morte di civili e personale medico.
La Pasqua sotto le bombe
La Pasqua, tradizionalmente un momento di raccoglimento e pace, quest’anno è segnata dal dolore e dalla distruzione. Le celebrazioni religiose sono state interrotte e i luoghi di culto danneggiati o distrutti. Il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha definito la situazione “catastrofica e vergognosa”, sottolineando l’urgenza di un intervento internazionale.
Appelli e solidarietà internazionale
In risposta alla crisi, il Papa ha invitato le Chiese di tutto il mondo a partecipare alla Colletta per la Terra Santa, destinando i fondi raccolti alle comunità colpite dal conflitto. Tuttavia, l’accesso agli aiuti umanitari è ostacolato: da oltre sei settimane, Israele blocca l’ingresso di convogli umanitari, aggravando ulteriormente la situazione.
Ong: “Lasciateci fare il nostro lavoro”
Una nuova indagine sull’accesso umanitario, condotta su 43 Ong attive a Gaza, rivela che il 95% ha dovuto sospendere o ridurre drasticamente le attività dall’interruzione del cessate il fuoco del 18 marzo. Le condizioni sul campo sono sempre più pericolose, i bombardamenti indiscriminati impediscono i movimenti e ostacolano la distribuzione degli aiuti. A pagare il prezzo più alto è la popolazione civile, in particolare donne e bambini. La carestia si sta rapidamente diffondendo in tutta la Striscia e l’Onu parla della “peggiore crisi umanitaria degli ultimi 18 mesi”.
Ospedali al collasso
Ospedali senza automezzi si trasformano in obitori, mentre oltre 51.000 palestinesi risultano uccisi. Uno degli ultimi ospedali ancora parzialmente funzionanti, l’Al-Ahli Arab Hospital, è stato colpito nei giorni scorsi. “Quello in corso è uno dei peggiori fallimenti umanitari della nostra generazione – dichiarano le ong –. Gli aiuti sono bloccati, il personale non ha accesso sicuro. Possediamo rifornimenti e competenze, ma ci manca ciò che dovrebbe essere garantito: la possibilità di raggiungere chi ha bisogno”.