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Una multa altissima: 79 milioni di euro. E l’obbligo di regolarizzare 10.614 ciclofattorini impiegati da Glovo nelle aree di Barcellona e Valencia. Questo il provvedimento preso dall’Ispettorato del lavoro spagnolo, che sanziona la piattaforma di consegne a domicilio perché insiste nell’inquadrare parte dei propri dipendenti come collaboratori autonomi, eludendo quindi i contributi previdenziali e assicurativi, nonostante la nuova normativa sui rider entrata in vigore l’anno scorso in Spagna.
“Siamo di fronte a un vero e proprio atto di falso lavoro autonomo e il peso della legge ricadrà su questa azienda”. Sono le parole adoperate dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz nell’annunciare alla stampa il provvedimento: “Questa azienda sta facendo ostruzione nei confronti degli ispettori del lavoro, e questo è molto grave in uno Stato sociale, democratico e di diritto, in cui le aziende devono rispettare la legge”.
La sanzione coinvolge 8.331 rider di Barcellona e 2.283 a Valencia. Glovo ha annunciato che farà ricorso contro la decisione, valutandola come “unilaterale” e sostenendo che i fatti risalirebbero al periodo compreso tra il 2018 e l'agosto 2021, quindi prima dell'entrata in vigore della legge. Resta il fatto, come ricorda El País in un approfondimento, che questa piattaforma di consegne a domicilio è rimasta la sola, in Spagna, a mantenere uno “schema” basato sul lavoro freelance. Fino a oggi Glovo ha ricevuto multe per quasi 130 milioni di euro, e il prossimo colpo potrebbe arrivare nell’area di Madrid.
Al momento Glovo utilizza circa 14 mila rider autonomi. JustEat, ad esempio, ha i propri dipendenti a libro paga e ha sottoscritto il primo contratto collettivo di lavoro del settore. Getir e Gorillas, arrivate in Spagna dopo il varo della legge, assumono i propri fattorini. Uber Eats subappalta il servizio a società che assumono i propri autisti. Deliveroo ha invece abbandonato la Spagna.
Promossa dal governo di sinistra, la cosiddetta legge Rider, entrata in vigore nell’agosto 2021, obbliga le piattaforme di digital delivery ad assumere i propri fattorini come dipendenti, in linea con la sentenza emessa dalla Corte Suprema nel settembre 2020. Il giro di vite della Spagna è arrivato contemporaneamente a una serie di misure adottate dall’Unione Europea a tutela delle nuove forme di lavoro legate a piattaforme digitali. Alla fine dello scorso anno la Commissione Europea ha approvato un pacchetto con un “orientamento favorevole al riconoscimento dello status di lavoratore subordinato del rider che di fatto lavora in esclusiva per una determinata piattaforma”.
In Spagna, Glovo ha deciso di considerare come dipendenti i fattorini che lavorano per i propri supermercati online o per le aziende con cui il gruppo ha stipulato accordi, lasciando invece lo status di lavoratori autonomi ai propri food rider. A quel punto i due principali sindacati spagnoli, Ugt e Ccoo, si sono appellati all'Ispettorato del lavoro.
Commentando “con favore” la sanzione, le Comisiones obreras catalane valutano “positivamente” la “forte azione” dell’Ispettorato del lavoro: “Apprezziamo il lavoro pionieristico, sindacale e collettivo, coordinato dalle Ccoo della Catalogna, che ha fatto sì che Barcellona guidasse il processo di ispezione e organizzazione dei reclami, che ha portato alla lotta per la sindacalizzazione del settore e che sta dando risultati favorevoli. Continueremo a chiedere condizioni eque per tutti i lavoratori delle piattaforme digitali e il rispetto della legge Rider”.
“La salata multa a Glovo - commenta Andrea Borghesi, segretario generale del Nidil Cgil - è figlia della mancata applicazione della recente norma spagnola che impone l'assunzione dei rider con contratto di lavoro subordinato. In Italia non abbiamo una legislazione così stringente e sopravvive, eccetto che per Just Eat, un modello di cottimo che è stato anche ‘certificato’ da un accordo pirata sottoscritto con Assodelivery da Ugl. Un modello basato su rapporti di lavoro pienamente autonomi che però tutte le pronunce dei giudici, sollecitate soprattutto dalla Cgil, hanno finora dichiarato illegittimo, e che andrebbe superato anche per via negoziale”, conclude il dirigente sindacale.