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Alla vigilia del primo anniversario del Trattato sulla proibizione delle armi atomiche, mentre gli scienziati del Bulletin of Atomic Scientists confermano le loro stime sulla fine dell'umanità, Lisa Clark, rappresentante italiana di Ican, la Campagna internazionale premio Nobel per la Pace 2017, fa il punto con Collettiva.
Qual è il bilancio a un anno dall’entrata in vigore del Trattato?
Nonostante le potenze nucleari non siano più vicine alla firma di quanto fossero un anno fa, come Ican registriamo già dei cambiamenti importanti: in primo luogo, abbiamo notato che l'atteggiamento di alcune potenze nucleari nei confronti del trattato stesso si va ammorbidendo. Per esempio, negli Stati Uniti, si comincia a dire che si capiscono le buone intenzioni di chi lo ha voluto e appoggiato, pur non credendo sia la strategia corretta per arrivare al disarmo nucleare. Significa che il nostro trattato – ormai ratificato da 59 Stati – comincia ad avere una forza, perlomeno morale, enorme. Nel frattempo, anche nel campo della finanza internazionale, dove l'industria delle armi la fa da padrona, sta accadendo qualcosa: in questi ultimi due anni, sono stati disinvestiti 73 miliardi di dollari dalla produzione delle armi nucleari e ben 127 fondi di investimento hanno ritirato i loro finanziamenti ad aziende coinvolte nella costruzione di queste armi. Aumenta la consapevolezza che, sempre più, questi investimenti saranno considerati illegali e immorali. Va anche detto che i trattati internazionali hanno un ciclo vitale lunghissimo e questo è entrato in vigore, invece, in soli tre anni con un ampio sostegno popolare, non solo in un Paese come l’Italia che ha una tradizione culturale di impegno per il disarmo.
Speranze che qualcosa si muova tra i Paesi Nato?
Noi dimostriamo carte alla mano che la Nato non è un’alleanza nucleare e che per esserne parte non è assolutamente necessario aderire alla sua missione nucleare, alla quale alcuni Stati non hanno mai partecipato. Sono diversi anche quelli che in passato hanno abbandonato la missione senza dover per questo lasciare la Nato: il Canada, la Spagna e anche la Grecia. In ogni caso, come Ican abbiamo già registrato due successi straordinari perché, in vista della prima conferenza degli Stati parti sul trattato di proibizione delle armi nucleari, sia il governo norvegese che quello tedesco hanno dichiarato che parteciperanno in qualità di osservatori. L’appuntamento si dovrebbe tenere a marzo a Vienna, pandemia permettendo. Vorremmo che l'Italia ci fosse. Va detto, a questo proposito, che la Germania è in una posizione identica a quella italiana, in quanto ospita armi nucleari statunitensi sul proprio suolo, eppure ha già aperto la porta a un’interlocuzione.
E qui da noi il confronto con il governo a che punto è?
Abbiamo avuto un’interlocuzione con il ministero degli Esteri, in particolare con il sottosegretario Benedetto Della Vedova, e abbiamo un rapporto continuo con il Parlamento, il quale tuttavia è travolto da altre cose. Nel 2017 lanciammo un appello ai parlamentari a livello internazionale e aderirono a centinaia, adesso però la legislatura è cambiata e stiamo facendo di nuovo circolare il testo sperando di raggiungere un buon numero di adesioni non solo dalle forze di centrosinistra. Va detto che da quando esiste la nostra campagna Italia Ripensaci nessun presidente del Consiglio ci ha mai risposto, eppure se ne sono succeduti diversi visto che all’epoca c’era ancora Renzi.
Qual è attualmente la posizione dell’Italia?
Le risposte del ministero degli Esteri sono sempre state molto diplomatiche spiegando che l’Italia aderisce al trattato di non proliferazione e ritiene che sia ancora quello lo strumento corretto per raggiungere l’obiettivo del disarmo nucleare. Noi crediamo, invece, che il nuovo trattato non sia alternativo ma complementare a quello di proliferazione che è stato efficace, ma per il quale non si è fatto abbastanza perché le potenze nucleari rispettassero l’obbligo, indicato all’articolo 6, di addivenire a negoziati per smantellare i propri armamenti nucleari.
Cosa avete organizzato per festeggiare questo anniversario?
Alcune iniziative sono in programma già oggi (21 gennaio) come a Cervia dove gli studenti di una quinta elementare incontreranno una hibakusha, una donna sopravvissuta ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. All’epoca aveva 14 anni, oggi ne ha novanta, e parlerà con i ragazzi grazie all’associazione Mayors for peace e al Memoriale di Pace di Hiroshima. Sia nel pomeriggio di oggi che in quello di domani (22 gennaio) terremo alcuni webinar, mentre il “compleanno” lo festeggeremo domani dalle 12.30 alle 13.30 con un collegamento con i gruppi territoriali di Italia Ripensaci nelle città dove si svolgeranno iniziative simboliche nel rispetto delle normative anti-Covid. Trovate tutte le informazioni sul sito della rete disarmo.