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Con la pubblicazione in Gazzetta del Decreto Sud tutte le nostre preoccupazioni preventive, date dall’assenza di confronto con il sindacato, sono in larga parte confermate.
Il primo dei provvedimenti su cui c’è forte contrarietà è la costituzione di un'unica Zes del Sud che andrà a sostituire le attuali 8 Zes senza tener conto, in sintesi, almeno di due fattori che in Campania hanno significato tanto e hanno prodotto alcuni risultati importanti. Non si specifica la dotazione di risorse disponibili oltre alle misure di agevolazioni (Credito d’imposta) e si crea una sovrastruttura centrale che probabilmente rappresenterà la vera zavorra politica la cui finalità è definire con una logica elettorale gli interventi da selezionare e incentivare. Trovare un equilibrio sarà complicato se penso solo a quello tra le diverse specificità regionali.
Un dato che ci fa riflettere: la Zes Campania sta producendo un aumento del + 8,4% di movimentazioni merci e logistica e un +4% nell’export di prodotti locali. Si è provveduto a trovare una soluzione produttiva e sostenibile con una nuova impresa in luogo della Whirlpool e a incentivare in nuove produzioni ed occupazioni altre realtà importanti come Novartis. L’attuale normativa della Zes ha consentito di stringere accordi con le Banche (5 miliardi di euro con Intesa e altre risorse con Unicredit). Il decreto di questo governo non sembra andare in questa direzione. Ci sembra un Decreto fatto da una generalizzazione di potenziali interventi da fare nel Mezzogiorno e non una più strutturata politica, industriale e di investimenti, anche negli ambiti dell’utilizzo corretto dei Fondi Europei. L’attuale Governo non comprende che le regioni del Sud hanno, ognuna, le proprie specificità, le naturali vocazioni e diverse potenzialità.
Se aggiungiamo, poi, il piano di assunzioni, le 2200 unità previste, le riteniamo insufficienti per la mole di lavoro che gli enti locali dovranno mettere in campo per superare le croniche insufficienze amministrative. Ultima considerazione su cui la Cgil a più livelli ha sempre evidenziato l’ulteriore limite politico, che penalizzerà solo le regioni meridionali, è rappresentata dal taglio di 15,9 miliardi per 9 misure del Pnrr a fronte del quale non si prevedono risorse aggiuntive ma si stornano le risorse non impegnate dei programmi 2014/2020. Risorse che ricordo sono di competenza delle singole regioni a cui di fatto verranno sottratte.
Non comprendiamo bene, infine, le nuove finalità dei Contratti istituzionali di sviluppo che andrebbero ad affiancarsi ai Contratti di sviluppo che pur con limiti almeno in Campania hanno consentito programmazioni in aree importanti come Pompei e le decine di Comuni di Napoli Nord “afflitti” da inquinamento ambientale. Abbiamo ragione di credere che il Governo Meloni oltre alla politica di propaganda alimenti quella delle convenienze di parte non quelle universali e omogenee per tutto il Paese.
Nicola Ricci è segretario generale della Cgil Campania