La legge di bilancio 2025 si mostra insufficiente sul piano di investimenti e infrastrutture. Così si potrebbe sintetizzare il giudizio in merito della Cgil. Priva “il Paese, attraverso il taglio degli investimenti pubblici (a cominciare dalle 3 risorse destinate al settore decisivo dell’automotive, che rischia di implodere), della stessa possibilità di mettere in campo politiche industriali in grado di affrontare la transizione digitale, ambientale ed energetica, invertendo un declino produttivo sempre più evidente”, si legge nel documento previsionale del sindacato.

La previsione infatti “è che sino al 2036 si investiranno solamente 551,4 milioni di euro all'anno, a partire dal 2027, per infrastrutture. Quindi, alla scadenza degli interventi finanziati dal Pnrr il Paese non avrà risorse per migliorare un sistema infrastrutturale già in difficoltà, basti vedere cosa succede già oggi al sistema ferroviario e autostradale del nostro Paese. Smentiti dunque gli impegni del governo a finanziare le infrastrutture tolte dai finanziamenti del Pnrr. Per gli anni 2025 e 2026 non viene stanziato nemmeno 1 euro in questa direzione”.

Per dettagliare le affermazioni del sindacato abbiamo interpellato Michele Azzola, coordinatore area Politiche industriali e reti della Cgil, il quale alla nostra prima domanda risponde con un eufemismo: “La legge di bilancio fa una manovra antipatica”. Quindi Azzola spiega il motivo: “Individua tutte le risorse necessarie a completare il ponte sullo Stretto di Messina, riduce il costo dell'opera a carico dello Stato e lo sposta sui fondi di coesione sociale delle regioni coinvolte.

Ciò vuol dire che Sicilia e Calabria avranno un prosciugamento delle risorse necessarie agli investimenti sul territorio previsti dai fondi di coesione sociale, perché la gran parte delle risorse saranno indirizzate al ponte. Analogamente viene fatta un'operazione di minor valore relativamente al completamento dell'asse necessario Sibari-Catanzaro, riducendo i costi dello Stato e spostandoli sui fondi di coesione sociale”.

Michele Azzola (Marco Merlini)

Regione Sicilia e Regione Calabria non avranno quindi risorse da investire nelle infrastrutture, ma c’è di più. Ci fa sapere Azzola: “Viene inoltre fatta una manovra di tagli lineari per recuperare soldi nell'ambito del periodo 2029-2035 e li fa su voci per noi molto importanti come il fondo per la strategia di mobilità sostenibile, che è quello relativo ai cambiamenti legati alle auto con motore endotermico, e i fondi per la manutenzione straordinaria della viabilità stradale.

Il governo ha quindi individuato il ponte sullo Stretto come priorità, prosciugando i fondi di coesione sociale e senza prevedere altri soldi a carico dello Stato per gli interventi su altre opere infrastrutturali: è chiaro che arriveremo al 2026 senza più soldi da investire nelle infrastrutture, che saranno quindi depauperate, e questa è una delle piaghe del Paese ora in condizioni di degrado. Vorrebbe dire il collasso” 

Da capire c’è quale possa essere la ratio di tali scelte, al di là di un calcolo elettoralistico per altro poco evidente. Per Azzola è il desiderio del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini di passare alla storia per avere costruito il ponte a campata unica più grande del mondo. Se poi andiamo oltre alla psicologia ministeriale, giungiamo pragmaticamente a interessi economici testimoniati “dall’entità delle risorse previste, 14,5 miliardi di euro, oltre i 20 per realizzarla, se mai verrà realizzata”.

"Fare invce i lavori di manutenzioni che servono molto al Paese dà assai poca visibilità politica – prosegue - e questo è il grande gioco che sta mettendo in campo Salvini, il quale elimina il blocco dei traghetti nello Stretto, ma poi lasciando che per arrivare a Palermo da Messina o Catania, a Messina da Agrigento ci vogliano ore e ore. Senza contare che in Calabria, tolta la Salerno-Reggio Calabria la viabilità è un disastro. Si dice quindi alla gente, che non dovrà più salire con la macchina sul traghetto, ma in realtà la condizione del loro viaggio resta quasi identica, anzi, rischia di peggiorare”

Il coordinatore area Politiche industriali della Cgil non dimentica poi le pesanti criticità in una regione come la Sicilia in termine di approvvigionamenti idrici, con acqua razionalizzata e ridotta: “Puoi costruire il ponte più bello del mondo, ma se non dai l’acqua”, se non si costruiscono le reti e si trovano strategie per ovviare al problema, rimarrà sempre un territorio con scarsa attrazione per gli investimenti economici e quindi depresso.

Il ministro Salvini e il collega all’Economia, Giorgetti, sono però Lombardi, quindi si potrebbe presumere che investimenti e infrastrutture nel Nord Italia si moltiplichino. Non è esattamente così, dice Azzola. “Il Nord, almeno, non è stato toccato da tagli lineari, quindi non ha avuto grandi benefici, ma nemmeno danni. Rimane però il fatto generalizzato per tutta Italia, che consiste nell’avere ammazzato la pubblica amministrazione in Regioni e Comuni determinando la paralisi progettuale e di programmazione. E in questa legge di bilancio non si è posto rimedio”.