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Allargare la base imponibile, ripristinare la progressività che i tanti, troppi aggiustamenti degli ultimi vent’anni hanno minato, rivedere il Catasto e prevenire – oltre che combattere – l’evasione fiscale. Questi gli assi della riforma fiscale illustrati dalla vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi.
Era previsto che il governo varasse la delega per la riforma fiscale prima dell’estate. Siamo a metà settembre, si ha idea di quando arriverà?
Bisognerebbe chiederlo al governo, comunque sembra che il disegno di legge venga discusso in Consiglio dei ministri la prossima settimana. In ogni caso, è chiaro che il ritardo è indice delle contraddizioni che ci sono all'interno della maggioranza, delle differenti posizioni politiche sul tema fiscale. È complicato, conciliare la flat tax sostenuta dalla Lega con un'idea di progressività e di abbassamento dell'imposizione fiscale su lavoratori e pensionati. Credo che la ragione del ritardo sia questa. Aggiungo, esiste anche un altro tema sparito dalla discussione pubblica, il contrasto all'evasione fiscale. Ricordo, alcune forze politiche che stanno al governo abbiano sostenuto nel corso di questi anni condoni tombali.
Nel frattempo i giornali sono pieni di anticipazioni. E di reazioni ad alcune ipotesi di riforma. Andiamo con ordine. Il Sole 24 ore parla di un sistema duale con un regime per i redditi da lavoro e uno diverso per tutti gli altri. Il primo sarebbe progressivo, il secondo proporzionale con aliquota bassa. Ti convince?
No! Ma non è tanto il sistema duale che non mi convince, ciò che non mi convince è un diverso metodo di imposizione a seconda della tipologia dei redditi. Proporzionale non è progressivo, e proporzionale fa ritornare in ballo quell'idea dei forfettari, o di un abbassamento delle tasse soltanto per alcuni. Io credo che questa sia proprio un'idea sbagliata. Dopodiché, la priorità, per quanto ci riguarda, è continuare con un'idea di riforma complessiva, che non soltanto intervenga sulle aliquote Irpef, sia per i lavoratori che pensionati, ma soprattutto che ridisegni il nostro sistema di tasse e tributi. Sono passati quasi 30 anni dall'ultima riforma fiscale organica, non è più tempo di aggiustamenti o di piccole correzioni, sarebbero funzionali solo agli interessi di alcune lobby, e certo non riporterebbero il sistema fiscale al dettato costituzionale di progressività ed equità.
Sosteniamo la necessità di un intervento molto profondo e complessivo, sia perché pensiamo al tema importante dei redditi da lavoro e ovviamente, da pensione, sui quali grava un’imposizione troppo ampia, ma pensiamo anche all'obiettivo che una riforma fiscale dovrebbe avere, quello di sostenere la crescita e lo sviluppo del Paese. Siamo alla vigilia di un percorso di investimenti assai rilevanti, quello del Pnrr, però ha bisogno di essere accompagnato da risorse del bilancio ordinario per poter rendere effettivi alcuni di quei progetti implementati con i fondi europei. E la spesa corrente si finanzia in due modi, o con la crescita o con la leva fiscale.
Certo, alcuni interventi vanno fatti, penso - ad esempio – alla necessità di rivedere le oltre 1000 tax expenditure che si sono affastellate nel corso degli anni.
Questa è la filosofia di fondo che condividiamo con Cisl e Uil.
Non appena si è tornati a parlare di riforma del catasto, sono cominciate le critiche. Perché secondo la Cgil, invece, questa è una riforma necessaria?
L'evocazione della riforma del catasto determina lo stesso tipo di reazioni di quando si nomina la patrimoniale, reazioni inconsulte. E francamente non ne capisco la ragione. Sono anni che il Paese attende una riforma seria del catasto, nel corso del tempo sono cambiati i valori delle abitazioni, stiamo quindi parlando di giustizia fiscale: vi sono immobili che vedrebbero la propria aliquota abbassarsi e altri aumentare, come è giusto che sia. Vi è poi una seconda questione, un Paese che non ha un quadro chiaro e aggiornato delle rendite catastali, fonda un pezzo della sua ricchezza su un valore assolutamente fittizio. Infine, ricordo, che da tempo è l’Unione europea a chiederci con insistenza di aggiornare i valori catastali del patrimonio immobiliare italiano. È evidente, quindi, che noi siamo assolutamente favorevoli, crediamo che intervenire sul catasto sia equo soprattutto per le persone che noi rappresentiamo, lavoratori e pensionati.
Ancora, si parla di destinare due/tre miliardi o alla riduzione dell’Irap (l’imposta che finanzia il Sistema sanitario) o per ridurre il contributo Cuaf, quello che i datori di lavoro versano per gli assegni familiari. Insomma, ancora un alleggerimento di imposte tutto destinata alle imprese?
La cifra che tu ricordi è quella indicata come disponibile per l’intera riforma fiscale. Se così fosse, intanto va detto che è una cifra insufficiente. Se poi gli interventi sono davvero di abolizione dell'Irap è evidente che non possiamo che essere contrari. Come si sostituirebbero quelle risorse che mancherebbero al Ssn? Per quanto riguarda il contributo Cuaf, da un lato attraverso l’assegno unico si eroga anche a chi non contribuisce a finanziare il fondo, dall’altro si vorrebbe ridurre il contributo a carico delle aziende che versano? Non penso si possa procedere così. Insomma, se la scelta deve essere sempre tra ridurre le tasse alle imprese e... ridurre le tasse alle imprese, è evidente che per la Cgil non va bene. In ogni caso il nostro obiettivo è quella di far aumentare la cifra a disposizione della riforma. Magari anche attraverso il contrasto all’evasione di cui non si parla quasi mai, o attraverso la revisione delle tax expenditure.
Che fine ha fatto l'estensione del cuneo fiscale per lavoratori e lavoratrici e pensionati?
Per ridurre il cuneo fiscale a lavoratori e pensionati è necessaria una larga condivisione politica, è una scelta di campo. Quando si parla di cuneo fiscale si continua a ragionare solo a favore delle imprese. Certo, la Relazione della Commissioni finanze di Camera e Senato non aiuta affatto, anzi complica la situazione. Ed esiste una ulteriore dimenticanza, cioè il fatto che in questo Paese ci sono anche alcuni milioni di pensionati che stanno attendendo un intervento di alleggerimento del peso fiscale.
Ed allora vogliamo ricordare quale riforma occorre per la Cgil?
Serve un sistema fiscale che realizzi i dettati costituzione, deve essere progressivo ed equo. Occorre quindi, innanzitutto, ampliare la base imponibile riportando dentro l’Irpef una serie di redditi che ne sono esclusi superando i regimi forfettari e la cedolare secca. Solo dopo aver compiuto questa operazione sarà possibile fare un ragionamento sulle aliquote. Voglio anche aggiungere che, ovviamente, va bene provare a ragionare sulla revisione delle aliquote Irpef, ma occorre intendersi sul come. Abbassare le tasse è uno slogan che va sempre di moda ma, un conto è ridurre le aliquote per gli scaglioni più bassi, di solito dove sono collocati lavoratori e pensionati, altra questione è ridurle agli scaglioni più alti. Così come passare da 5 a 3 scaglioni, intanto comunque riduce la progressività invece che aumentarla, ma in ogni caso si tratta di stabilire chi va dove. Servirebbe maggior chiarezza.
Come sarebbe sempre bene tenere a mente che sanità, istruzione, sicurezza, mobilità locale ecc., vengono finanziate attraverso la fiscalità. Se diminuisce il gettito che arriva all’erario non solo non si riesce a finanziare lo sviluppo e la ripresa, ma rischiamo di ridurre il welfare.
Poi c'è la questione dell'evasione fiscale...
Sempre insieme a Cisl e Uil, abbiamo elaborato una serie di proposte, anche molto dettagliate, per affrontare davvero il tema del contrasto all’elusione ed evasione fiscale. Uno degli interventi necessari e quello di superare i limiti dettati del Codice sulla Privacy che impediscono l’incrocio delle diverse banche dati. Intervenire su questo fronte sarebbe davvero molto importante perché consentirebbe di ragionare sulla prevenzione piuttosto che sulla repressione dell'evasione. E poi, è assolutamente necessario rafforzare tutte le agenzie nazionali che si occupano di questo, sia dal punto di vista del personale, della strumentazione, che delle possibilità di intervento.
Intervenire su questo versante è, a mio parere, importante soprattutto per il lavoro. È anche attraverso un serio contrasto all'evasione fiscale che si combatte lo sfruttamento nel lavoro.
Altro da aggiungere?
Una riflessione. La pandemia ha certamente reso più povere molte persone, ma ha anche reso più ricchi molti che già lo erano. Il vero tratto di questi due anni è l’aumento profondo delle diseguaglianze. Ecco, io credo che il tema della solidarietà fiscale, di interventi che ripristinino un po’ di giustizia, sia centrale. Da qui dovremmo partire quando si ragiona di riforma fiscale.