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Mezzo miliardo di nuovi poveri a fronte di 109 miliardi di dollari di extra-profitti realizzati da 32 grandi corporation: i conti non tornano. Nel nostro modello economico è previsto che in una crisi ci sia sempre chi perde e chi guadagna e la crisi dovuta alla diffusione del Covid-19 non fa certo eccezione offrendoci il dato di un rilevante accrescimento delle disuguaglianze preesistenti. A certificarlo è il rapporto di Oxfam (Oxford committee for Famine Relief) Potere, profitto, pandemia, dal quale si può comprende quanto l’emergenza sanitaria in corso stia vedendo colossi tecnologici, farmaceutici e del commercio online “anteporre i profitti alla salute e alla sicurezza dei lavoratori”, approfittando della domanda crescente dei loro prodotto e, in alcuni casi, aumentando ingiustificatamente i prezzi.
A fare la parte del leone sono le multinazionali: 3 mila miliardi di dollari è la crescita del valore in borsa di 100 corporation globali, 225 miliardi è la cifra che ha moltiplicato i patrimoni finanziari di 25 miliardari tra metà marzo e fine maggio, a fronte della perdita di 400 milioni di posti di lavoro. Oxfam fa notare che l’amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos, “da solo potrebbe personalmente pagare a ciascuno degli 875.000 dipendenti un bonus una tantum di 105.000 dollari, senza intaccare i livelli di ricchezza finanziaria personale di inizio pandemia”. Il tutto a fronte di 400 milioni di posti di lavoro persi a livello mondiale.
Come se non bastasse, una gran parte delle multinazionali non userà le plusvalenza principalmente per investire nello sviluppo dei livelli occupazionali e retributivi dei dipendenti, ma ben 32 colossi distribuiranno agli azionisti l’88% dei loro profitti in eccesso, “aggravando gli impatti economici dell’emergenza sanitaria”. La confederazione internazionale di organizzazioni non profit, che – ricordiamo - si dedica alla riduzione della povertà globale, entra poi nello specifico dei dati che noi sintetizziamo così:
- Google, Apple, Facebook e Amazon, sono proiettate a realizzare quest’anno e complessivamente quasi 27 miliardi di dollari di extra-profitti, mentre Microsoft sembra destinata a realizzare da sola 19 miliardi di dollari di utili in più quest’anno rispetto alla media del quadriennio precedente;
- da gennaio, secondo i dati forniti dalle stesse aziende, Microsoft e Google hanno remunerato gli azionisti rispettivamente con oltre 21 e 15 miliardi di dollari;
- le 7 società farmaceutiche analizzate stanno realizzando in media un margine di profitto del 21% e 6 di queste guadagneranno 12 miliardi di dollari in più rispetto alla media degli ultimi 4 anni", come Merck, Johnson & Johnson e Roche;
- tre delle più importanti aziende statunitensi impegnate nello sviluppo di vaccini per il Covid19, grazie anche a cospicui investimenti pubblici – Johnson & Johnson, Merck e Pfizer – hanno già distribuito dal mese di gennaio 16 miliardi di dollari ai propri azionisti;
- la Chevron ha annunciato tagli del 10-15% della propria forza lavoro globale, nonostante nel primo trimestre dell’anno abbia distribuito dividendi e realizzato buyback per un ammontare superiore agli utili del periodo;
- la più grande industria del cemento della Nigeria, la Dangote Cement, ha licenziato 3.000 lavoratori senza preavviso, pur prevedendo di corrispondere nel 2020 il 136% dei propri profitti agli azionisti.
Oxfam non si limita però a presentare dati, ma fornisce anche indicazioni per evitare che aumenti la forbice tra plurimiliardari e poveri della terra: “Abbiamo di fronte l’occasione straordinaria di ripensare il nostro modello economico – sostiene Misha Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia -. Chiediamo ai leader politici di lavorare per creare un ambiente normativo che favorisca le imprese capaci di essere socialmente responsabili, mostrando attenzione all’interesse generale e diventando delle entità generative di inclusione oltre che di sviluppo economico”.
Tra le proposte contenute nel rapporto c’è, ad esempio, l’introduzione di un’imposta sugli extra-profitti generati da imprese con fatturato annuo consolidato superiore ai 500 milioni di dollari. Una misura che, come spiega Maslennikov “può fornire un disincentivo all’aumento indiscriminato dei prezzi di beni e servizi e impedire ad alcuni giganti corporate l’incremento del proprio potere di mercato attraverso acquisizioni di imprese in difficoltà. Il gettito stimato per questa imposta si attesterebbe intorno a 104 miliardi di dollari dalle sole 32 multinazionali analizzate nel rapporto. Si tratta di risorse sufficienti a finanziare lo sviluppo e la distribuzione di test, terapie e vaccini anti-Covid gratuiti per tutti, a livello globale”.