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Il nostro non è un Paese come gli altri. Nel bene certo, ma anche nel male. E quando si prendono provvedimenti, soprattutto di natura economica e fiscale, occorre partire da chi siamo. L’ultimo Rapporto sull’economia non osservata pubblicato, quello del 2021, afferma che l’economia illegale “vale 203 miliardi di euro, pari all’11,3% del Pil. La componente dell’economia sommersa ammonta a poco più di 183 miliardi di euro mentre quella delle attività illegali supera i 19 miliardi. Sono 3 milioni 586 mila le unità di lavoro irregolari nel 2019”.
L'importanza del documento
Ma che cosa è questo documento e che valore ha? La descrizione la si trova pubblicata sul sito del ministero dell’Economia e Finanza e recita: “La Relazione, predisposta da una Commissione istituita con decreto del ministro dell'Economia e delle Finanze, è finalizzata a: stimare l'ampiezza e la diffusione dell'evasione fiscale e contributiva e produrre una stima ufficiale dell'ammontare delle entrate sottratte al bilancio pubblico; illustrare le strategie e gli interventi di contrasto e prevenzione all'evasione fiscale e contributiva; valutare i risultati dell'attività di contrasto e prevenzione; indicare le linee di intervento e prevenzione dell'evasione fiscale e contributiva, nonché quelle volte a stimolare l'adempimento spontaneo degli obblighi fiscali e contributivi”.
L'economia non osservata
Sono 203 miliardi, dicevamo, di ricchezza su cui nessuno paga le tasse perché non risultano da nessuna parte. Cosa c’entra tutto questo con l’innalzamento dell’uso del contante è assai chiaro se si definiscono le diverse forme di economia non osservata: “Le principali componenti della Noe sono rappresentate dal sommerso economico e dall’economia illegale; Il sommerso economico include tutte quelle attività che sono volontariamente celate alle autorità fiscali, previdenziali e statistiche. Esso è generato da dichiarazioni non corrette riguardanti sia il fatturato e/o i costi delle unità produttive (in modo da generare una sotto dichiarazione del valore aggiunto), sia l’utilizzo di input di lavoro (ovvero l’impiego di lavoro irregolare). L’economia illegale è definita dall’insieme delle attività produttive aventi per oggetto beni e servizi illegali, o che, pur riguardando beni e servizi legali, sono svolte senza adeguata autorizzazione o titolo. Infine, l’economia informale include le attività produttive svolte in contesti poco o per nulla organizzati, basati su rapporti di lavoro non regolati da contratti formali, ma nell’ambito di relazioni personali o familiari”.
Grigio tendente al nero
Il lavoro, se durante gli anni più duri e terribili della pandemia il dramma di quanti occupati senza contratto regolare è emerso in tutta la sua drammaticità perché per quei lavoratori, costretti come tutti in casa, non esisteva nessun tipo di ammortizzatore sociale e sono poi verosimilmente finiti con ampliare la sacca di nuova povertà. E meno male che c’è stato il Reddito di cittadinanza e il Reddito di emergenza. Lo scorso anno, poi, con la ripresa economica soprattutto nei settori dell’edilizia e del turismo e servizi il fenomeno del nero e del grigio è tornato a crescere e non poco. Lo attestano le sempre troppo poche ispezioni dell’Ispettorato nazionale del lavoro e delle diverse forze dell’ordine che scovano le aziende non in regola. Non solo ma sempre l’Inl ci dice che esiste una correlazione diretta tra lavoro irregolare e incidenti.
Un regalo ai caporali
“L’innalzamento al tetto al contante è un regalo ai caporali”. Lo afferma Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea la categoria della Cgil che rappresenta i lavoratori delle costruzioni che di caporalato e occupazione irregolare ne sa assai. Aggiunge: “È un regalo a chi compra materiali a nero senza fattura. Ma soprattutto è un regalo per chi con i fuori busta alimenta lavoro irregolare e illegale. La tracciabilità del denaro è uno degli strumenti più usati in tutte le economie avanzate per combattere non solo l’evasione fiscale, ma anche quella salariale e contributiva”. “Noi come Fillea lo sappiamo bene – conclude – troppi lavoratori già prima prendevano parte del salario in maniera illegale, oggi rischiamo che lo prendano totalmente in nero”.
Un pericoloso passo indietro
Dice sempre il Rapporto: “La componente legata alla sotto-dichiarazione vale 90,2 miliardi mentre quella connessa all’impiego di lavoro irregolare è pari a 76,8 miliardi”. Quanti lavoratori e lavoratrici si possono pagare con 76 miliardi ci domandiamo, e quindi quanto sfruttamento c’è nel nostro Paese? E ancora le sotto dichiarazioni contributive mettono in sofferenza l’Inps nell’erogazione delle pensioni, oltre a considerare che chi riceve il salario in nero non avrà mail una pensione, e il mancato gettito per evasione mette in sofferenza sanità pubblica, istruzione pubblica ecc. davvero un bel passo avanti incentivare queste “cattivissime abitudini”.
“L'innalzamento del contante, lo voglio dire con chiarezza, non è solo un incentivo all'evasione fiscale ma anche al lavoro nero, allo sfruttamento e al caporalato. Un passo indietro per volere del governo. Un regalo ai padroni che sfruttano a svantaggio degli imprenditori onesti, dei lavoratori/ici e del contratto di lavoro che deve essere perno di giustizia e legalità e non variabile dipendente del capitale illecito”. È quasi un grido quello che lancia dal suo profilo Facebook il sociologo Marco Omizzolo, sotto scorta per le continue minacce e intimidazioni scaricategli addosso da esponenti della criminalità organizzata che in pianura pontina, nel Lazio, proprio del caporalato hanno fatto lo strumento del proprio arricchimento.
Più costi che benefici
E che l’aumento del tetto del contante non aiuti i consumi interni ma fenomeni di economia illegale lo affermano Michele Giammateo, Stefano Iezzi e Roberta Zizza che per Banca d’Italia hanno redatto uno studio assai interessante Pecunia olet. L’uso del contante e l’economia sommersa: “Il lavoro fornisce evidenza empirica, scarsa in letteratura, sul nesso di causalità tra utilizzo del contante e incidenza dell'economia sommersa”, afferma l’introduzione dello studio analizzando il periodo, era il 2016 il cui il tetto del contante fu portato da 1000 a 3000 euro.
Sì, i soldi puzzano e possono appestare l’ambiente circostante. Lo ricorda conversando con il quotidiano La Stampa il magistrato chiamato a presiedere l’Anac, l’Agenzia anticorruzione, afferma Giuseppe Busia: “Alzare il tetto del contante è dannoso. Lo usano spacciatori ed evasori”.
Un regalo alle mafie
“A chi serve l’innalzamento della quota del contante?” Si domanda Rosy Bindi, già presidente della Commissione Parlamentare Antimafia: “A chi acquista e ha tanto denaro disponibile del quale non può dichiarare l’origine. A chi vende una merce e magari è disposto anche ad accettare una quantità di denaro inferiore pur di non rendere tracciabili le sue entrate. In poche parole, a chi si è procurato denaro in maniera illecita e a chi intende evadere.
“Altra spiegazione - conclude - io non so trovarla, a meno che, qualcuno mi spieghi il motivo per il quale preferisce andare in giro con le tasche piene di banconote al posto di una semplice carta di credito. Dichiarare di voler combattere la mafia e regalare alle mafie uno strumento in più per riciclare il denaro, corrompere e mantenere la propria rete di complicità, mi sembra quanto meno contraddittorio”.
Corruzione di Stato
E allora, secondo le norme fino a oggi in vigore, dal prossimo 1 gennaio il tetto del contante si dovrebbe abbassare portandolo da 2000 a 1000 euro. Nella replica al Senato abbiamo ascoltato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni difendere, invece, la proposta della Lega di innalzarlo già in legge di bilancio. Par di capire che rimane da sapere a quanto quell’innalzamento arriverà. A chi gioverà invece è chiaro. Lo sintetizza Luciano Silvestri, responsabile Legalità e sicurezza della Cgil Nazionale: “Niente di più falso e sbagliato di quello che dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, secondo la quale portare l'uso del contante fino a 10 mila euro è una misura a favore dei più bisognosi. Esattamente il contrario. Alzare l'uso del contante è un favore innanzitutto alle mafie che hanno da riciclare danaro sporco. È un favore all'esercizio della corruzione. È un favore alla evasione fiscale. È un impedimento alla magistratura inquirente e a tutti gli organismi dello stato di agire e operare attraverso la tracciabilità delle transazioni per scovare il malaffare”.
“E poi – conclude il dirigente sindacale - fa davvero inquietare l'affermazione secondo la quale questa misura sarebbe un favore ai più bisognosi. Io non ho mai visto un povero, ma neppure una persona che vive del proprio lavoro, andare in giro con 10 mila euro in tasca. Al contrario di ciò che sostiene, mentendo, la presidente del Consiglio così si fa un favore a tutti coloro che sfruttano il lavoro. Ai caporali. Al lavoro sommerso. Al lavoro nero. Così si fa un favore e un incentivo alla idea distruttrice che lo sviluppo possa avvenire attraverso l'impresa illegale e malata. Al contrario abbiamo bisogno, mai come oggi, di imprese sane e legali, rispettose dei diritti del lavoro”.