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“L’elemento più negativo del Dl Sostegni bis è l’assenza della proroga del blocco dei licenziamenti: chiediamo al Parlamento di reinserirla fino al 31 ottobre, scadenza già individuata per alcuni settori. L’esigenza di protezione del lavoro non è venuta meno, anzi, in questa fase va rafforzata”. Così ha esordito, questa mattina, la vice segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi, audita in Parlamento sul decreto Sostegni Bis.
Non solo l’emergenza pandemica non è terminata, ma gli effetti sull’economia continueranno, purtroppo, ancora e quindi occorre intervenire per sostenere e difendere le lavoratrici e i lavoratori. Soprattutto quel che appare incongruente è che si toglie il blocco ma non si è ancora provveduto al riordino e alla riforma degli ammortizzatori. Secondo la dirigente sindacale, infatti, “la nostra richiesta di proroga è legata innanzitutto a un intervento strutturale e universale degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, ma anche a interventi sulla formazione permanente e di contrasto alla precarietà. Questi elementi devono camminare insieme. Non ci può essere ripresa e sviluppo se si lasciano sole le persone e non si garantisce la coesione sociale”.
Inoltre ciò che davvero non si può mettere in conto è una ripresa dell’economia, un rilancio del Paese, senza occupazione e la creazione di lavoro è direttamente legata agli investimenti. Per questa ragione, Fracassi ha sottolineato che “quanto previsto a sostegno delle imprese va raccordato con interventi di politiche industriali. Solo così si potranno rafforzare le filiere e ridefinire le specializzazioni produttive, utilizzando soprattutto il Pnrr. Al momento assistiamo a misure che mancano di questo elemento strategico e di visione”. “Più che incentivi servono investimenti pubblici e privati per creare lavoro. Vogliamo un Piano straordinario per l’occupazione nei settori pubblici e condizionalità per quelli privati. In questa prospettiva – ha aggiunto la sindacalista - serve una nuova politica industriale”.
Nel decreto, poi, sono contenuti provvedimenti che – giustamente – ancora si occupano di sostenere quanti hanno visto diminuire il proprio reddito. Secondo l’Istat nei primi mesi di pandemia i nuovi poveri - che si aggiungono a quanti già erano sotto la soglia della sopravvivenza – sono 1 milione. “Bene dunque – commenta la dirigente della Cgil – la proroga del reddito di emergenza, ma occorre rivedere in termini strutturali il Reddito di cittadinanza per migliorarne le caratteristiche e allargare anche i parametri dei beneficiari del Rem”.
Infine, la vice segretaria della confederazione di Corso d’Italia ha rilevato un’ulteriore contraddizione: “Nel decreto ci sono misure che entrano in collisione con il Patto per la scuola. Si tratta di limitazioni all’assunzione rapida dei precari che impediscono un obiettivo importante: coprire le 112 mila cattedre in organico di diritto vuote al primo settembre”.
Ora tocca al Parlamento far buon uso delle puntualizzazioni e delle richieste del sindacato. La strada per uscire dalla crisi è lunga, serve saper ascoltare e collaborare con il mondo del lavoro.