Un primo segnale, ma non basta di certo. “I dati sulla produzione industriale in Italia, divulgati oggi (10 luglio) dall’Istat – spiega Emilio Miceli, segretario confederale della Cgil nazionale - delineano il quadro di una situazione ancora segnata dai devastanti effetti della pandemia da Covid-19 e dalle difficoltà strutturali del sistema industriale italiano, preesistenti all’esplodere dell’emergenza sanitaria”.

Le percentuali
Guardandole più da vicino le cifre dell’Ufficio centrale di statistica delineano un quadro ancora molto preoccupante. “Il dato su base annua segna, infatti, - sottolinea Miceli - un calo del 20,3%, con variazioni particolarmente negative come il -37,3% per la fabbricazione di mezzi di trasporto (dato nel quale spicca il -50,8% della produzione di autoveicoli), il -34,1% del tessile e abbigliamento, il -24,8% per i settori della gomma e della plastica”.

Ci può essere però una reazione
“Pur tuttavia – aggiunge infatti Miceli - i dati mostrano l’esistere di una possibilità di inversione di tendenza rispetto al crollo dell’ultimo trimestre, come segnala la variazione mensile complessiva di +42,1%, con all’interno un +65,8% per i beni strumentali, un +48% per i beni intermedi e un +30,8% per i beni di consumo. Su questa possibilità il governo ha il dovere di agire, per trasformare in azioni e iniziative concrete gli annunci contenuti nel master plan presentato ai recenti stati generali. A molti di quegli annunci - dal piano nazionale per l’acciaio agli interventi sull’automotive e sulla mobilità, dal progetto nazionale sulla digitalizzazione alle questioni della transizione energetica e dell’economia sostenibile, dalla pubblica amministrazione ai temi della scuola e della formazione - non sono seguiti a oggi atti conseguenti”.
 
Stabilizzare la ripresa
“I timidi segnali di ripresa che l’Istat registra - prosegue il segretario confederale della Cgil - vanno perciò irrobustiti e resi stabili. Responsabilità che spetta in primo luogo al governo. Guardando alla gravissima crisi di alcuni settori chiave, è necessario che dalla presidenza del Consiglio arrivino segnali di impegno diretto nella soluzione di alcune difficili situazioni nei settori del trasporto aereo (Alitalia in primis), della siderurgia (definendo rapidamente la questione degli assetti della ex Ilva e della Ast), dell’automotive (affrontando i temi aperti dalla prevista fusione tra Fca e Psa).
 
“È anche da come si concluderanno queste e altre vertenze chiave nel panorama industriale italiano - conclude Miceli - che dipenderà la possibilità di dare forza e consistenza alla auspicabile ripartenza industriale italiana”.