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Ci risiamo, in due giorni l’Esecutivo Meloni è riuscito a picconare ancora una volta il sistema fiscale del nostro Paese, tutto a favore di chi evade per convenienza e piacere. Lasciando sempre più solo ai redditi da lavoro dipendente e da pensione l’onere di contribuire alle casse dello Stato. E già, perché mentre lavoratori e lavoratrici dipendenti, insieme a chi è in quiescenza, pagano alla fonte tutto fino all’ultimo centesimo, gli altri lo fanno e sempre più lo faranno solo in base al proprio senso civico e di responsabilità.
Ma anche gli evasori continueranno a usufruire della sanità pubblica, ancorché sempre più in affanno e sottofinanziata, dell’istruzione pubblica anch’essa vittima di tagli, del trasporto pubblico locale e dei servizi pubblici. Ed è bene ricordare che dietro inefficienze e ritardi vi è anche la scarsità di risorse disponibili proprio a causa del mancato gettito fiscale causa evasione. Anche perché questo governo e la maggioranza di destra-centro che lo sostiene sta scientificamente e per scelta ideologica restringendo sempre più il perimetro del pubblico a favore dei privati, a prescindere dai soldi di cui dispone. Allora, se le casse non si riempiono, in fondo, poco male. Peccato che a rimetterci siano proprio i cittadini e le cittadine più fragili, magari anche a causa di salari poveri vista l’avversità al salario minimo legale che sempre Meloni e i suoi ministri propugnino.
Le parole sono pietre
Non contenti dei provvedimenti varati, ieri infatti è stato licenziato il Decreto attuativo della riforma fiscale che riorganizza il sistema di riscossione, e oggi Giorgia Meloni si è prodotta nell’ennesimo “comizio” contro le tasse affermando: “Non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima. Sono bellissime le libere donazioni, non i prelievi imposti per legge”. Peccato che secondo Costituzione il prelievo fiscale deve contribuire a redistribuire la ricchezza prodotta dal Paese attraverso la fatica di chi lavora e ciascuno deve contribuire al benessere di tutti in maniera progressiva e proporzionale.
Il governo va in direzione ostinatamente contraria
“Sostenere, come fa la presidente Meloni, che il fisco che ha in mente ‘aiuta gli onesti e non prevede favori per i furbi’ è in clamorosa contraddizione con gli oltre 14 condoni varati in appena un anno e mezzo di governo”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari. “Il decreto che interviene sulla riscossione, ispirato al principio per cui ‘il fisco non deve disturbare le aziende’, delinea, ancora una volta - prosegue il dirigente sindacale - un sistema che nei fatti vuole lasciare mano libera agli evasori, e che considera l’azione delle Agenzie fiscali non come un’azione doverosa, ma come un’ingiusta persecuzione. Si prevede, infatti, l’ennesimo colpo di spugna sui debiti pregressi, con una cancellazione generalizzata e non selettiva, che premia chi ha evaso ed è riuscito a non pagare, facendo capire a chi ha pagato, dipendenti, pensionati, autonomi o imprenditori onesti, che sarebbe stato meglio fare i furbi”.
Converrà non pagare, il tempo cancella i debiti
Proprio questa è l’idea che sta dietro le norme appena varate: aspettare che il tempo cancelli tutto, anche il debito con l’erario. “Si introduce, inoltre - aggiunge Ferrari - il limite dei cinque anni, superato il quale scatterà la cancellazione automatica dai ruoli affidati al riscossore, anche in spregio all’attività delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Agenzia delle entrate e della riscossione. In ultimo, la previsione delle 120 rate come orizzonte ordinario di pagamento manda agli evasori un messaggio molto chiaro: non pagare le imposte (per chi può farlo, evidentemente) è il modo più conveniente per finanziarsi”.
Se il presente è grigio, il futuro è nero
Mettendo insieme tutti i pezzi del mosaico che dalle parti di Palazzo Chigi stanno componendo, infatti, si scopre che tra condoni, cancellazione a tempo e patti per pagare poco il risultato sarà terribile. Aggiunge il dirigente sindacale: “Lo scenario futuro è addirittura peggiore, con il concordato preventivo biennale (già approvato), che rischia di ‘legalizzare’ l’evasione e che, in ogni caso, esenterà dalle imposte una quota di reddito dei lavoratori autonomi e degli imprenditori. Una categoria di contribuenti che, secondo lo stesso Mef, registra ogni anno una propensione all’evasione di quasi il 70%. Infine, i dati sul recupero dell’evasione, sbandierati dalla presidente del Consiglio, derivano esclusivamente dalla ripresa dell’ordinaria attività dell’Agenzia, dopo la sospensione per l’emergenza Covid, nonché dalla piena operatività dei meccanismi di tracciabilità, dalla fatturazione elettronica e da strumenti come lo split payment, decisi negli scorsi anni e, peraltro, messi in discussione a più riprese dalla maggioranza e dal governo, basti pensare al tentativo di limitare l’utilizzo del Pos e della moneta elettronica”.
I contribuenti onesti dicano basta
“È ora di dire basta a queste intollerabili ingiustizie, ai danni di lavoratori e pensionati, che non possono continuare a finanziare welfare e servizi per tutti gli altri, compreso chi dispone di risorse ben superiori e, nonostante questo, si sottrae ai doveri fiscali. Ci sono tutti i mezzi e la tecnologia per far pagare a ciascuno il dovuto, evidentemente quello che manca è la volontà politica da parte di questo Governo”. Conclude Ferrari.