I dati economici, e soprattutto quelli sulla produzione industriale, vanno sempre peggio e il nostro ministro del Mimit  – Adolfo Urso – vorrebbe dare suggerimenti all’Europa su come strutturare le prossime politiche industriali europee. Noi, il Paese dei 2.000 miliardi di debito pubblico, che propone l’avvio di un processo di svendite – cioè di privatizzazioni - di asset strategici per lo sviluppo, solo per fare un po’ di cassa. Un po’ di sano realismo e responsabilità verso il Paese non guasterebbero.

E all’Europa cosa proponiamo per il rilancio del nostro sistema produttivo e industriale? La civetta del “Fermiamo tutto”. Deroghiamo, allunghiamo i tempi delle transizioni, garantiamo l’attuale sistema più o meno così com’è. Prendiamo tempo. Gestiamo le crisi con incentivi e accordi nei quali la cassa integrazione e la perdita costante di posti di lavoro stabili sono all’ordine del giorno. Nessun progetto e nessuna risposta sulla gestione delle transizioni. Quella sociale con povertà e disuguaglianze che aumentano costantemente, nessuna responsabilità verso l’emergenza energetica: già c’è il nucleare!

Nessuna risposta e responsabilità sugli effetti dei cambiamenti climatici e la necessaria transizione ambientale che miete danni e vittime. Basti pensare solo all’ultimo disastro climatico in Emilia Romagna. Ma il ministro – con la complicità anche della Confindustria che inviteremmo a riflessioni più attente e al recupero di quella responsabilità sociale d’impresa che ha qualificato ilnostro sistema produttivo nelle fasi difficili del Paese - propongono insieme un indietro tutta!

E intanto il nostro sistema della chimica è in crisi, il sistema dell’automotive vive un crollo spaventoso, il settore della moda e del made in Italy soffre, la siderurgia è senza una prospettiva e potremmo continuare. Noi non ci stiamo! Le nostre potrebbero sembrare riflessioni opinabili se non fosse che il disastro industriale è ancora una volta certificato dai freddi numeri che costantemente ci ricorda l’Istat.

Il fatturato dell’industria è ancora a un -0,4% a luglio che peggiora l’attuale situazione portandola al – 4,7% l’anno. A luglio il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, è diminuito in termini congiunturali dello 0,4% in valore e dello 0,3% in volume mentre su base tendenziale, corretto per gli effetti di calendario, registra una flessione sia in valore (-4,7%) sia in volume (-3,9%).

Continua quindi la fase di debolezza dell'industria in senso stretto, con il terzo mese consecutivo di calo congiunturale del fatturato, sia in valore sia in volume. Certo l’Europa dovrebbe ragionare più come continente e meno come insieme di nazioni e allora si apra una discussione seria e vera senza eludere la realtà e la si affronti nella sede giusta che non può che essere quella Palazzo Chigi per la complessità del caso.

Non consentiremo il declino del paese e soprattutto impediremo che il prezzo più alto lo paghino i lavoratori. Lo sciopero unitario dell’automotive del 18 è solo una delle iniziative che saranno messe in campo. Altre ne stiamo già organizzando.

Pino Gesmundo, segretario confederale Cgil