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A legger bene la manovra si scopre che, nonostante i roboanti annunci sulla riforma della disabilità, la realtà è diversa. Mentre si spostano risorse da un capitolo all’altro dei pochissimi fondi per la non autosufficienza per finanziare l’Inps cui compete per 12 mesi sperimentare la nuova legge di riforma, nulla c’è per la quotidianità delle persone con disabilità che, anche per l’anno appena iniziato, dovranno fare i conti con servizi e assistenza domiciliare elargiti con il contagocce.
Per far partire la riforma
La manovra prevede vengano spostati sull’Inps 20 milioni per far partire la sperimentazione della cosiddetta “riforma della disabilità”, nello specifico il d.lgs 62/2024, che serviranno per assumere 1.069 medici legali, 142 amministrativi e 920 sanitari. La stessa legge di bilancio autorizza l’Istituto ad attivare convenzioni esterne, perché appare abbastanza chiaro che con quel personale la sperimentazione, che già è partita al rallentatore, avrà difficoltà.
Le preoccupazioni della Cgil
Sono tante e ben motivate. “Pur capendo l’intento dichiarato di razionalizzazione, riteniamo che, senza un intervento mirato a risolvere le criticità strutturali e organizzative dell’Inps, il rischio di aumentare i disagi per le persone con disabilità sia concreto”, spiega Valerio Serino, responsabile Cgil dell’Ufficio Politiche per il lavoro e l’inclusione delle persone con disabilità.
"Tutto questo evidenzia – aggiunge il dirigente sindacale – che la grande riforma ‘propagandata’ dalla ministra Locatelli, nella sua fase iniziale di sperimentazione sta già affrontando serie difficoltà a livello territoriale, che sicuramente avranno una forte ricaduta sulla vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie”.
Il diritto ad andare a scuola, che non c’è
O c’è poco. Parliamo dell’annosa questione degli insegnanti di sostegno, figure indispensabili per accompagnare la quotidianità scolastica di alunni e studenti portatori di disabilità. Ebbene, la manovra incrementa di 1.866 posti di sostegno a decorrere dall’anno scolastico 2025-2026 e di 134 posti dall’anno scolastico 2026-2027, allo scopo di garantire la continuità didattica per gli alunni con disabilità.
“Il provvedimento risulta del tutto irrilevante rispetto alla necessità di dare stabilità al sistema e continuità ai processi di inclusione scolastica", commenta Serino: “Alla luce dei circa 120 mila posti in deroga assegnati ogni anno, la stabilizzazione di 2 mila docenti di sostegno in due anni rappresenta un intervento inadeguato, mostrando, inoltre, l’incapacità di effettuare interventi strutturali di qualificazione e di valorizzazione del personale”.
Il governo non si smentisce mai
La volontà di affermare e ribadire che “privato è bello” è un mantra dell’esecutivo Meloni. Mentre non si trovano le risorse necessarie per garantire a tutti i bambini e le bambine, a tutti i ragazzi e le ragazze la continuità della presenza dell’insegnante di sostegno, si trovano per incrementare di 50 milioni di euro per l’anno 2025 e di 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2026 il contributo in favore delle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità.
“Si conferma la volontà del governo – conclude Serino – nel sostenere il sistema scolastico paritario senza prima provvedere al funzionamento delle scuole dello Stato, che vengono lasciate, per quanto riguarda il sostegno agli alunni con disabilità, nella peggiore condizione di precarietà e nella grave carenza di docenti specializzati”.