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A leggere la legge di bilancio ora all’esame della Camera dei deputati c’è da rimanere sconcertati. Mentre tra caro energia e inflazione la maggior parte degli italiani fa sempre più fatica ad arrivare a fine mese, mentre tra bassi salari e precarietà anche chi lavora troppo spesso si ritrova povero, mentre Istat ed Eurostat accertano che non solo nel nostro Paese ci sono quasi sei milioni di donne e uomini sotto la soglia di povertà, ma ben un italiano su quattro rischia di finire sotto questa soglia, la manovra redistribuisce risorse al contrario.
Si taglia il reddito di cittadinanza, si tagliano le pensioni, si tagliano servizi di welfare, contemporaneamente si tagliano le tasse ai lavoratori autonomi, si concedono condoni a chi le tasse non le ha pagate e s'incentiva la non tracciabilità dei pagamenti, con tutto quel che ne consegue in termini di evasione e di lavoro nero e grigio. Davvero un ottimo risultato, ma nel senso contrario alla Costituzione e a quel che sarebbe necessario fare.
“Il disegno di legge di bilancio 2023 colpisce i più poveri, accresce anziché contrastare la precarietà, non riduce il divario di genere, premia gli evasori e aumenta l’iniquità del sistema fiscale con le flat tax", spiega la Cgil.
La manovra, inoltre, "non interviene strutturalmente sulla pandemia salariale che sta impoverendo tutte le persone che per vivere devono poter lavorare dignitosamente, riduce le risorse per la sanità, la scuola e il trasporto pubblico, non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici né per l’occupazione pubblica e privata, non modifica la legge Fornero e cambia senza alcun confronto preventivo il meccanismo d'indicizzazione delle pensioni in essere”.
Chi paga le tasse
Secondo l’Osservatorio sulla spesa pubblica e le entrate del 2022 redatto da Itinerari previdenziali, il 24,97 dei contribuenti dichiara al fisco un reddito entro i 7.500 euro lordi l’anno, il 19,5% un reddito tra i 7.500 e i 15 mila, il 13,5% tra 15 mila e 20 mila euro, mentre chi guadagna tra i 20 mila e 29 mila è il 21,15% dei contribuenti.
Più sale il reddito più diminuiscono i contribuenti: tra i 29 mila e i 35 mila euro lordi annui si attesta il 7,8% di quanti redigono la dichiarazione dei redditi, mentre tra i 35 mila e i 55 mila troviamo l’8,4% e tra i 55 mila e i 100 mila euro lordi il 3,7%. Sopra quello scaglione si trovano solo prefissi telefonici. Questo dicono i numeri, ma sono realistici? O forse nascondono sacche di evasione ed elusione fiscale?
Quel che invece è certo è che i lavoratori e le lavoratrici dipendenti versano alle casse dello Stato il 55% del gettito Irpef complessivo e un altro 30% circa è tratto dai portafogli dei pensionati e delle pensionate.
Cosa prevede la manovra per dipendenti e pensionati
Quali sono i benefici contenuti nella manovra e a chi vanno è presto detto. Ai lavoratori e alle lavoratrici dipendenti con reddito fino a 35 mila euro niente di più di quel che aveva già provveduto a fare il Governo Draghi con la scorsa manovra: due punti di cuneo fiscale. A quelli che arrivano ai 20 mila euro viene dato un punto in più, che corrisponde a poche decine di euro l’anno. La Cgil, invece, aveva chiesto per tutti e tutte cinque punti di cuneo, richiesta rimasta inevasa.
Cosa prevede la manovra per i lavoratori autonomi
Per i titolari di partita Iva, invece, è pacchia: fino agli 85 mila euro di ricavi si verserà una tassa piatta del 15%, che corrisponde a uno sconto fiscale che può arrivare fino a 10 mila euro l’anno. E passa la paura. Ma non finisce qui. Nel Paese da 100 miliardi di evasione l’anno, e che detiene il triste primato europeo di mancato versamento dell’Iva, mancano all’appello ben 26,2 miliardi, si aumenta il tetto del contante a 5 mila euro, si allentano le maglie sul tracciamento di pagamenti e verranno multati gli esercenti che rifiuteranno di usare il pos solo per pagamenti superiori ai 60 euro. Giova a questo punto ricordare che la massa di evasione è fatta da tante piccole operazioni in nero.
Ma c’è di più. Adducendo la scusa che per l’Agenzia delle entrate riscuotere i crediti sarebbe più dispendioso, via le cartelle esattoriali emessa dal 2000 al 2015 fino a 1.000 euro, mentre per quelle d'importo superiore grande sconto su more e sanzioni.
E i ricchi ridono
Le multinazionali del farmaco e dell’energia negli ultimi tre anni hanno portato a casa tanti soldi. Certo, c’è stata e c’è la pandemia, e servono farmaci e vaccini. Certo, il prezzo del gas e dell’energia è aumentato e mentre lavoratori e pensionati fanno i conti con bollette alle stelle e inflazione mai così alta dagli anni Settanta, quando però c’era la scala mobile ad assicurare la tenuta dei salari, loro si sono arricchite e di tanto. La manovra prevede che dalle loro stracolme casse arrivino solo 2,5 miliardi. E poi, chi ha redditi da capitale, invece che pagare l’aliquota al 26%, si fermerà al 14%.
Le reazioni di Cgil e Uil
La Cgil, insieme alla Uil, ha indetto una settimana di scioperi e mobilitazioni. Il giudizio è netto: “Le misure fiscali sono inique: la tassa piatta al 15% per i ricavi da lavoro autonomo fino a 85 mila euro e la flat tax incrementale indicano la volontà di smantellare la progressività del sistema fiscale e confinarla ai soli redditi dei dipendenti e dei pensionati".
Inoltre, invece "di dichiarare guerra all’evasione fiscale, assistiamo a 'tregue' che hanno l’unico scopo di favorire chi le tasse non le ha pagate: uno schiaffo ai milioni di contribuenti onesti di questo Paese. Sugli extraprofitti, la nuova previsione stima un gettito pari a un quarto di quanto preventivato dallo scorso governo, mentre in Italia i salari e le pensioni continuano a essere tassati più delle rendite finanziarie”.
Le altre reazioni
Ancorché inascoltate, Cgil e Uil non sono sole a giudicare negativamente la manovra. "La lotta all'evasione fiscale è fondamentale", ha detto il presidente del Cnel Tiziano Treu, in audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla finanziaria 2023: "Abbiamo per mesi organizzato un'analisi complessa di tutto il sistema fiscale, con proposte di riforma. Il nostro è un sollecito forte a continuare questa lotta e alcuni provvedimenti non aiutano in questa direzione, ma rischiano di andare in senso contrario, in particolare quelli sull'uso del contante".
Il presidente Treu ha anche rilevato che "la diffusione della moneta elettronica è importante perché favorisce la verifica e l'effettività delle risorse trasmesse, e anche perché è utile per tante operazioni di tracciabilità per l'Agenzia dell'entrate". Inoltre, ha concluso, "i condoni, anche se si è precisato che non si tratta di condoni veri e propri ma di una rottamazione delle cartelle e della riduzione delle sanzioni, non aiutano".
Anche per la Banca di Italia il giudizio è netto. “La discrepanza di trattamento tributario tra dipendenti e autonomi, e all'interno di questi tra quelli sottoposti a regime forfettario ed esclusi, risulta accresciuta". Lo ha detto il capo servizio struttura economica della Banca d'Italia Fabrizio Balassone: "In un periodo d'inflazione elevata, la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno soggetto a progressività come l'Irperf comporta un'ulteriore penalizzazione per chi è soggetto a quest'ultimo".
In verità si potrebbe continuare a lungo, citando, ad esempio, l’Ufficio parlamentare di bilancio o Confindustria. Ma sono i fatti a parlare, e allora non resta che scendere in piazza e rivendicare una manovra nella direzione giusta.