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I numeri veri ancora non è dato sapere, e a sentir Meloni, Giorgetti e Salvini in conferenza stampa si ha l’idea che qualche confusione o imprecisioni aleggi anche dalle parti del Governo. Questa mattina il Consiglio dei Ministri, ha approvato lo “schema del disegno di legge di bilancio dello stato 2024” che stasera verrà inviato a Bruxelles. La presidente del consiglio, insieme ai due vice presidenti Tajani e Salvini, e al ministro dell’Economia Giorgetti ha illustrato il provvedimento nel corso di una conferenza stampa. Ad ascoltarli, non tutte le dichiarazioni coincidono perfettamente. Ma la sostanza è chiara: qualche provvedimento bandiera, tanti titoli, poca sostanza. E un segno evidente: nulla oltre quel che già c’era per lavoratori e pensionati, anzi, grande attenzione a partite Iva, imprese e autonomi, nulla per tutto ciò che è pubblico. Nessuna lotta all’evasione e un fisco sempre più a favore di chi già ha.
I principali capitoli di spesa
Sono 24 i miliardi complessivi della manovra, 16 in deficit il resto da tagli di spesa. Parte consistente delle risorse sarà destinata alla conferma del taglio del cuneo fiscale per lavoratori e lavoratrici dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, vale 10 miliardi. Nulla di nuovo, verrebbe da dire: è la conferma di quanto realizzato dal Governo Draghi su richiesta dei sindacati, e anche questa volta la misura non è strutturale ma vale solo per il 2024. E al primo step della riforma fiscale saranno destinati circa 4,5 miliardi. Serviranno ridurre le aliquote Irpef e per rimodulare le detrazioni.
I primi commenti
“È prematuro – in assenza di testi scritti e cifre esatte – esprimere un giudizio compiuto sulla manovra di bilancio”. Lo afferma Cristian Ferrari, segretario nazionale della Cgil che – come tanti – ha ascoltato la conferenza stampa- “In base a quanto dichiarato dalla presidente del Consiglio – aggiunge - possiamo desumere che ci si limiterà a confermare la decontribuzione che avevamo chiesto (e cominciato a ottenere) fin dal Governo Draghi. E ci mancherebbe anche che i lavoratori si trovassero, a partire dal prossimo gennaio, un taglio secco in busta paga. I salari, comunque, hanno perso dal 2021 a oggi qualcosa come il 17/20% di potere d’acquisito, a causa di un’inflazione da profitti che si è deciso di non contrastare in alcun modo. Non solo la decontribuzione non copre neanche lontanamente questa perdita senza precedenti, ma il caro energia, l’impennata dei mutui e il definanziamento del welfare, a partire dalla sanità (624 euro di spesa media in sanità privata per le famiglie), hanno già mangiato per intero anche quel piccolo beneficio”. Per non parlare poi della riforma fiscale, secondo il dirigente sindacale “Anche l’accorpamento dei primi due scaglioni dell’Irpef avrà un impatto limitatissimo, quasi impercettibile, in busta paga”.
Sanità, nebulosa che confonde
Molto irritata la premier che in conferenza stampa ha sostenuto che “Sono menzogne le cose ascoltate negli scorsi giorni, noi raggiungiamo il più alto investimento mai previsto in sanità”. Peccato che non sia così. Se è vero che sono previsti 3 miliardi in più rispetto allo stanziamento dello scorso anno, non solo rispetto al Pil vi è un arretramento dello 0,3% ma quelle risorse dovrebbe andare a finanziare tutto, compresa la detassazione degli straordinari per gli operatori sanitari e l’abbattimento delle liste d’attesa attraverso anche il ricorso ai privati. Nulla per il piano di assunzione straordinario, nulla per superare il tetto di spesa per il personale ma circa 600 milioni andranno – appunto - ai privati. Non solo, probabilmente quei tre miliardi non saranno nemmeno sufficienti a compensare l’aumento dei costi da inflazione.
Contrasto alla denatalità
È uno dei capitoli raccontati con più enfasi, 1 miliardo le risorse che vi sono destinate, serviranno per alleggerire la contribuzione previdenziale alle lavoratrici con più di due figli e a rendere – in prospettiva – gratuito l’asilo nido dal secondo figlio in poi. Mentre viene annunciata l’elimina dell’abbattimento dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia e l’aumento di un mese per i congedi parentali.
Pensioni, come quando e perché
Ape sociale e opzione donne spariranno per confluire in un fondo unico per la flessibilità in uscita, mentre da quota 103 si dovrebbe passare a quota 104, mentre secondo quanto affermato da Meloni, salterebbe il divieto ad andare in pensione solo al raggiungimento dell’età definita con il calcolo interamente contributivo se l’importo dell’assegno non raggiunge 1,5 il minino. Per le pensioni in essere anche quest’anno sembra non venga corrisposto a tutte e tutti il recupero dell’inflazione. Anche in questo caso il giudizio di Ferrari è netto: “L’altra notizia è il ritorno, ormai a pieno regime, della Legge Fornero, a smentita clamorosa degli impegni assunti in campagna elettorale. In sostanza, nulla che possa contrastare efficacemente l’impoverimento brutale di milioni di lavoratrici e pensionati e che possa risollevare l’economia italiana che, dopo la frenata del secondo trimestre, resterà debole anche nel terzo e nel quarto, avviandosi a una crescita dello ‘zero virgola’ nel 2024”.
Varie ed eventuali
Finché non verranno pubblicati testi e tabelle occorre stare agli annunci. Tra quelli ascoltati nell’incontro con i giornalisti meritano di esser ricordati i nuovi tetti per i Fringe Benefit portati a 1000 euro per tutti a 2000 per i lavoratori con figli. Ancora, è prevista una riduzione (si parla del 15%)– per le aziende che assumono (con quali contratti? A tempo determinato o indeterminato?). infine, il vice premier Salvini ha annunciato che sono stati confermati i 12 miliardi destinati al ponte sullo stretto e ridotto, invece da 90 a 70 euro il prelievo in bolletta del canone Rai. “Altro che rilancio! Un taglio di questa entità rischia di dare un colpo netto alla capacità produttiva dell'azienda”. È quanto commenta Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc-Cgil sull’annunciata decurtazione di 20 euro del canone Rai che: “ha più il sapore di un provvedimento elettorale che una scelta ponderata rispetto allo stato attuale dell’azienda”.
E poi dovrebbero essere disponibili 7 miliardi per i rinnovi dei contratti pubblici (2 dovrebbero servire per quelli della sanità ma i numeri forniti in conferenza stampa da Meloni non coincidevano con quelli di Giorgetti), soprattutto per quelli dei comparti sicurezza.