Altro che aumenti in busta paga, come millantato da Meloni e Giorgetti. La stabilizzazione del cuneo fiscale è fatta male. Tanto male, che penalizza proprio i redditi più bassi, quelli fino a 35 mila euro lordi l’anno. E non finisce qui. Per i redditi bassissimi, quelli tra gli 8.500 e i 9.000 euro l’anno lordi, c’è una perdita fino a 1200 euro all’anno. Davvero bravi, i ministri e sottosegretari non sanno far di conto e penalizzano lavoratori e lavoratrici a cui hanno anche negato il salario minimo legale.

La Cgil aveva avvisato

Il commento di Christian Ferrari, segretario nazionale della Cgil, è netto: “Come avevamo denunciato fin dal varo della manovra di bilancio da parte del Consiglio dei Ministri, la fiscalizzazione del cuneo contributivo, per il meccanismo che è stato scelto, non solo non metterà un euro in tasca in più, ma ridurrà il netto in busta paga alla stragrande maggioranza dei lavoratori”.

I conti non tornano

L’inghippo sta proprio nel passaggio dalla decontribuzione alla fiscalizzazione introdotta quest’anno. Uno studio della Cgil aiuta a comprendere. “Nel 2024 il meccanismo di calcolo era molto semplice. La base era l’imponibile previdenziale e si applicava uno sconto del 7% fino a 25.000 euro (pari a 1.923 euro mensili, parametrati su 13 mensilità). Oppure 6% fino a 35.000 euro annui (pari a euro 2.692 mensili, sempre su 13 mensilità) sui contributi del 9,19% dovuti dal lavoratore dipendente in busta paga (La misura non interessava la tredicesima mensilità)”. E fin qui tutto bene. Ricordiamo che questa misura era frutto della mobilitazione sindacale fino agli scioperi, varata dal governo Draghi e poi confermata da quello guidato da Meloni.

Cambio di metodo

“Nel 2025 la modalità di calcolo, invece, è diventata più complessa. Il riferimento è diventato l’imponibile fiscale (quindi comprensivo anche di eventuali altri redditi, oltre a quello da lavoro dipendente) sul quale si applicano due misure differenti. Un bonus con percentuale che decresce al crescere del reddito: 7,1% fino a 8.500 euro; 5,3% tra 8.501 e 15.000 euro; 4,8% tra 15.001 e 20.000 euro. Oppure una detrazione che sarà fissa a 1.000 euro per i redditi da 20.001 a 32.000 euro, o variabile per i redditi compresi tra 32.001 e 40.000 euro, con décalage che riduce progressivamente i benefici fino a zero”. Il risultato è che chi ha meno perde invece che guadagnare.

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C’è da vergognarsi oltre che indignarsi

È ancora Ferrari a denunciare il vero e proprio scandalo: “C’è una soglia, quella che va dagli 8.500 euro ai 9.000 euro, che perde circa 1.200 euro all’anno. Stiamo parlando di quasi due mesi di salario in meno per lavoratori e, soprattutto, per lavoratrici povere, che già vivono in una condizione di precarietà che il governo non solo non vede, ma contribuisce ad aggravare”.

Oltre il danno la beffa

A causa del drenaggio fiscale, nel 2024 lavoratori, lavoratrici, pensionate e pensionati hanno versato all’erario 17 miliardi di extra gettito Irpef, esattamente quanto è servito per finanziare per intero “l’operazione cuneo”. Altro che attenzione a chi guadagna meno, questa è una vera e propria partita di giro a danno di chi lavora o ha lavorato.

Considerazioni amare

“Il meno tasse per tutti – aggiunge il dirigente sindacale – evidentemente non vale per chi vive di reddito fisso. Per gli altri, invece: flat tax, condoni, concordati preventivi e ogni strumento possibile e immaginabile per consentire di continuare a evadere, indisturbati, le imposte. Nel frattempo, si tagliano risorse a istruzione, regioni ed enti locali, al welfare pubblico e universalistico, oltre a definanziare pesantemente il servizio sanitario nazionale”. Welfare del quale usufruisce anche chi i tagli delle tasse li ha avuti per davvero. E non sono certo i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e i pensionati.

La conclusione di Ferrari è l’indicazione della strada: “Abbiamo proclamato uno sciopero generale per chiedere il cambiamento di queste politiche inique e controproducenti per tutto il Paese. E non abbiamo alcuna intenzione di fermarci nel difendere i diritti delle persone che rappresentiamo”.

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