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Lo dice a chiare lettere il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. Il nuovo anno si apre con una previsione fosca: al momento l’inflazione per il 2023 è prevista a + 5% ma, è sempre lui ad affermarlo in una intervista a Sky, potrebbe andare anche peggio. Ed è ancora Blangiardo a sottolineare che l’aumento dell’inflazione colpisce più ferocemente i lavoratori e le lavoratrici dipendenti con salari bassi e medi. E siccome tutti sappiamo fare una semplice somma, questo +5% l’anno appena iniziato aggiunto al più 11,5% del 2022 significa una vera e propria stangata, insostenibile – oltre che ingiusta - come ha più volte ricordato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.
Per aumentare gli stipendi "bisogna fare ciò che il governo non ha fatto: riduzione del carico fiscale contributivo a favore dei salari e allo stesso tempo, visti i livelli di inflazione che sono altissimi, ripristinare il cosiddetto fiscal drag, che significa rendere automatiche le rivalutazioni delle detrazioni". Sono queste le soluzioni dettate dal numero uno di Corso Italia parlando a margine del XIX congresso provinciale del sindacato a Reggio Emilia. "La gente - ha sottolineato - non arriva a fine mese, questa è la questione, quindi bisogna aumentare i salari agendo sul piano fiscale e poi rinnovare i contratti nazionali sia nel settore pubblico sia in quello privato".
Cosa propone la Cgil
In Italia l’aumento del costo della vita, che pure riguarda tutta Europa e anche gli Usa, pesa di più perché negli ultimi trent’anni i salari – invece che salire – nel migliore dei casi sono rimasti stagnanti e spesso sono diminuiti. Che fare? Da tempo la Cgil ha posto a questo Governo e al precedente una serie di proposte con l’obiettivo di rendere meno povero il lavoro e tutelare il potere di acquisto di lavoratori e lavoratrici. Innanzitutto è necessario rinnovare i contratti superando l’ipca come parametro di riferimento per gli adeguamenti salariali visto che non tiene conto dell’aumento dei prodotti energetici.
E poi, proposta consegnata alla presidente Meloni durante l’incontro con i sindacati sulla manovra di bilancio, tagliare il cuneo fiscale e riattivare il Fiscal Drag. Gianna Fracassi, vice segretaria generale della Confederazione di Corso d'Italia, ha ribadito al quotidiano La Repubblica: “Insieme al Fiscal Drag, chiediamo anche il taglio del cuneo contributivo di cinque punti, così da dare una mensilità in più ai lavoratori in questa fase così difficile". E per quanto riguarda il drenaggio fiscale, la sindacalista spiega: "L'indicizzazione introduce una sorta di automatismo nella revisione delle detrazioni e facilita anche il rinnovo dei contratti nazionali, evitando che gli aumenti siano invisibili o non convenienti per il lavoratore".
Nei giorni scorsi anche dal fronte imprenditoriale è stato lanciato l’allarme sulla difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese. L’ex presidente di Confindustria Margegaglia ha chiesto il taglio del cuneo fiscale di 5 punti e un tavolo sui salari per affrontare una questione che ormai è una vera e propria emergenza. Il tavolo è stato convocato dalla ministra del Lavoro Calderone, l’appuntamento è per il prossimo 19 gennaio. Ma oltre convocare sapranno anche ascoltare?